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Elogio di «Funny Guy» Picabia, inventore della pop art
"Elogio di 'Funny Guy' Picabia, inventore della Pop Art" prende spunto dal ritrovamento postumo di un corpus di dodici disegni di Francis Picabia risalenti al 1923 realizzati a inchiostro su carta per illustrare le copertine della rivista "Littérature", fondata e diretta da André Breton. Per questi disegni, rimasti inediti, Picabia si appropria delle immagini pubblicitarie di una rivista o della brochure di un grande magazzino, le copia e fornisce nome e prezzo esatto di vendita di ciascun articolo. Semplice materiale pubblicitario su cui Picabia appone le proprie iniziali, per ironizzare forse sulla sua scarsa capacità di vendersi e forse anche per sdrammatizzare l'insuccesso della sua mostra alla galleria Dalmau di Barcellona, di cui Breton fu testimone. Essi rappresentano una svolta stilistica e tematica rispetto ai progetti realizzati fino a quel momento dall'artista. Picabia usa per la prima volta una strategia commerciale come strategia di sovversione artistica; eleva cioè la volgare propaganda commerciale a opera d'arte. Così facendo inventa la Pop Art e diventa precursore di Warhol, Lichtenstein e Rosenquist.
EUR 7.60
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Frammenti di vita etrusca. Pitture tarquinesi da una collezione privata
Nel corso dei secoli il patrimonio storico-artistico italiano è stato trafugato e molte opere, dei più svariati generi, hanno alimentato un fiorente mercato spesso illegale di opere d'arte antica. A volte, fortunatamente, pezzi della nostra storia riescono a tornare in patria per via ufficiale andando a ricostruire tasselli di un grande tesoro. Il recupero di sette frammenti di affresco etruschi, che oggi fanno parte della collezione Rovati, è all'origine di questo volume che analizza e ricontestualizza i reperti per trovarne la collocazione all'interno della vasta produzione etrusca. La curatrice, archeologa e ricercatrice, Silvia Menichelli delinea il contesto di riferimento delle opere presentando la società e la produzione artistica etrusca, in particola la pittura, tecnica che più di altre ha saputo tramandare fino ai nostri giorni immagini della storia di un popolo. Attraverso l'analisi di documenti, riproduzioni a disegno e ad acquarello e resoconti di scavi Menichelli procede per parallelismi con le pitture tombali conosciute per ricollocare storicamente i sette affreschi (età tardo-antica databili attorno al 500 a. C), interpretarne l'iconografia e trovare un possibile luogo di origine di questi pregevoli manufatti.
EUR 19.00
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Mario Sironi. La grandezza dell'arte, le tragedie della storia
«L'arte non ha bisogno di riuscire simpatica, ma esige grandezza» ha scritto Sironi. Sono parole che si attagliano anche a lui, pittore di periferie inospitali eppure imponenti come cattedrali moderne. Futurista a partire dal 1913, Mario Sironi (Sassari 1885 - Milano 1961) negli anni venti ha espresso l'aspetto più duro della città e della vita contemporanea, ma insieme ha dato ai suoi paesaggi urbani la forza delle architetture classiche e alle sue figure la solennità dei ritratti antichi. Di una classicità moderna, è stato infatti uno dei maggiori protagonisti tra le due guerre: prima con il movimento del Novecento Italiano, che si forma a Milano nel 1922; poi con il sogno visionario di una rinascita dell'affresco e del mosaico. Amico personale di Mussolini e fascista della prima ora, Sironi ha dato forma nella sua pittura murale degli anni trenta alla dottrina nazionalistica e sociale del regime - non alle leggi razziali che non ha mai condiviso - ma il suo desiderio di ritornare alla Grande Decorazione antica gli era nato già durante la giovinezza trascorsa a Roma, quando, come diceva, passavano davanti ai suoi occhi «gli splendidi fantasmi dell'arte classica». Del resto la...
Petala aurea. Gold sheet-work of byzantine and lombard origin fron the Rovati collection
L' arte nello spazio urbano. L'esperienza italiana dal 1968 a oggi
Arte pubblica: termine che evoca esperienze molto diverse fra loro, dalle operazioni politiche ad altre più ludiche, progetti di trasformazione effimera di luoghi e paesaggi, azioni partecipative, piccoli gesti quotidiani portati all'aperto, forme di esplorazione attiva dei territori. Ma qual è stata la via italiana a questa pratica artistica? Gli artisti hanno seguito molteplici strade, reinventando il rapporto con lo spazio e con il pubblico all'interno della dimensione urbana. Alessandra Pioselli sceglie come punto di partenza il 1968, con il suo peculiare bagaglio critico ed espressivo, e lo colloca sullo sfondo delle vicende politiche ed economiche italiane. Gli artisti escono nella città, contestano, ironizzano, si calano nel sociale e si fanno voce di un'incalzante energia collettiva. Dai temi della lotta per la casa e per il lavoro discende una mappatura fatta di luoghi forse periferici ma nevralgici, di azioni militanti e di riletture "altre" del concetto di bene culturale. Lungo gli anni settanta, poi, il ruolo di animatori quali Enrico Crispolti, Riccardo Dalisi, Ugo La Pietra e altri fa da contrappunto a quello di gruppi come il Collettivo Autonomo di Porta Ticinese o il Laboratorio di Comunicazione Militante a Milano, che declinano in...
La mia arte, la mia vita
Mostro sacro del muralismo messicano, Diego Rivera è stato in realtà tante cose: sodale di Picasso, donnaiolo impenitente e amante vorace, fervido comunista ben presto espulso dal Partito e sedicente rivoluzionario dell'arte. Rievocando alcuni episodi salienti di questa sua storia personale, raccolta e trascritta dalla giornalista Cladys March, l'artista si rivela anche un narratore incapace di tenere a freno l'esuberante fantasia. Nella sua prosa, così come nella sua pittura, scorrono una travolgente passione per la vita e un'umanità multiforme: prostitute e rivoluzionari, politici corrotti e mecenati capitalisti, ma soprattutto la gente della propria terra, per la quale nutrirà sempre un amore profondo. Dopo i primi passi come pittore cubista in Europa, il ritorno in patria è vissuto infatti da Rivera come una rivelazione: il Messico, con i suoi colori infuocati e la sua luce intensa, le moltitudini gioiose al mercato e alle "fiestas", gli si presenta come una fonte di incontenibile splendore. A cui attingerà al momento di ritrarre sulle enormi pareti degli edifici pubblici messicani la coscienza politica di un popolo, attraverso scene di schiavitù, di lotta sociale e immagini della cultura precolombiana, plasmando i tratti di quel muralismo che diventerà di...
Cacciatori d'arte. I mercanti di ieri e di oggi
Visionari, uomini d'affari, spericolati avventurieri con il pallino dell'arte e un'infatuazione infantile per il rischio. Stanare i van Gogh di domani è l'ossessione che da sempre spinge i mercanti più intrepidi a battere strade ignote rastrellando studi e scommettendo tutto su pittori incompresi o troppo in anticipo sui tempi. In anni recenti, tuttavia, la truffa dei falsi che ha mandato alla rovina una delle più rispettabili gallerie newyorkesi, Knoedler, ha messo allo scoperto il marcio di una professione che può presto degenerare in becera speculazione. Yann Kerlau narra la folgorante ascesa e le alterne vicende di alcuni fra i più celebri cacciatori di artisti dall'Ottocento ai giorni nostri: dal primo fervido sostenitore degli impressionisti, Théodore Duret, fautore di quel giapponismo cui Gauguin, van Gogh e Monet saranno tanto debitori, a Paul Durand-Ruel, che poco dopo spalanca ai "rifiutati" le porte del mercato americano; da un fuoriclasse nella tattica delle vendite come l'indolente Ambroise Vollard, allo scaltro Daniel-Henry Kahnweiler, divenuto il mercante di Picasso nonostante un esordio poco promettente, fino all'eccentrica Peggy Cuggenheim, l'ereditiera americana che con l'aiuto di consiglieri d'eccellenza scova gli artisti più all'avanguardia per la sua galleria newyorkese. Giunti ormai ai...
Carlo Scarpa. L'arte di esporre
Il nome di Carlo Scarpa (1906-1978) è intrinsecamente legato alla storia dell'arte, al gusto e alla museografia del XX secolo, tanto che negli anni settanta lo storico dell'arte francese André Chastel scriveva: "Molti di coloro che viaggiano in Italia lo conoscono senza saperlo: è il più grande allestitore di mostre d'arte lì e forse in tutta Europa". Ancora oggi occupa un posto d'onore nel pantheon di quanti - nonostante le forti resistenze e il provincialismo diffusi all'epoca - hanno rivoluzionato i musei nel dopoguerra trasformandoli in avamposti dell'avanguardia. Dopo il successo clamoroso dell'impianto concepito per ospitare l'opera di Paul Klee alla Biennale del 1948 se ne succedono molti altri, in rapida sequenza. Le mostre monografiche di Piet Mondrian e di Marcel Duchamp, le collaborazioni con Lucio Fontana e Arturo Martini e gli interventi su numerosi monumenti storici tracciano il percorso di un architetto originale che ha saputo svecchiare il modo di esporre imponendo un modello che, con libertà quasi insolente e incomparabile poesia, si affranca dalla magniloquenza dei luoghi preesistenti favorendo uno stile spoglio e leggero. La sua carriera abbonda di leggendarie soluzioni trovate "in situ", sempre nell'urgenza e nonostante una grande parsimonia...
Basquiat. La regalità, l'eroismo e la strada
È il 10 febbraio 1985 e sulla copertina del New York Times Magazine troneggia un Jean-Michel Basquiat in pompa magna, seduto nel suo studio di Great Jones Street. Lo sguardo indolente fissa l'obiettivo mentre la mano impugna il pennello come un'arma. Il piede nudo, poggiato su una seggiola rovesciata che pare una carcassa di animale, spezza la formalità del completo Armani lasciando intravedere l'orlo del pantalone sporco di pittura. Distanze siderali lo separano dai tempi in cui, sottrattosi all'indifferenza borghese del padre e all'instabilità psichica della madre, ha scelto la strada, il mondo underground dei graffiti e della musica no wave, dei club, ma soprattutto i muri di New York per dare sfogo a quell'"ottanta percento di rabbia" che alimenta la sua fame di successo. Dall'anonimato di SAMO - il marchio con cui ha timbrato a fuoco la pelle di una città ancora ostaggio dei problemi razziali e del degrado urbano - nel giro di pochi anni Jean-Michel passa a firmare opere a quattro mani con Andy Warhol. È ormai il più noto pittore nero, il primo a ottenere una fama internazionale. Un traguardo fortemente voluto e raggiunto con caparbietà, ma che non...
Arturo Martini. La vita in figure
Scultore prodigioso nel forgiare immagini e narrare miti, Arturo Martini (1889-1947) si è consacrato interamente a quest'arte "misteriosa ed egoista" che sottrae ogni energia a chi la pratica, come lui stesso scrisse. Un'esistenza, se priva di momenti epici, tutta votata alla reinvenzione dell'iconografia, tanto che avrebbe potuto dire, con il poeta Lucio Piccolo, "la vita in figure mi viene". L'infanzia lacerata dalla povertà e dai contrasti familiari in una Treviso ancora medioevale, il talento precoce nel dar forma alla creta, l'impiego - ancora giovinetto - nella bottega di un orefice, l'insperata borsa di studio che gli consente di studiare a Venezia con lo scultore Urbano Nono, sono i primi passi di un individuo nato "in condizioni disperate" ma destinato a rinnovare le arti plastiche. La sua parabola lo condurrà poi a Monaco nel 1909, tappa disagiata quanto carica di stimoli, e a Parigi nel 1912, mentre è tra i "ribelli" di Ca' Pesaro e aderisce al Futurismo. Terminata la guerra, Martini ha già trent'anni e, seppur riconosciuto come uno dei migliori interpreti dei nuovi ideali classici incarnati da "Novecento" e Valori Plastici, fatica ancora a mantenere sé e la moglie Brigida. Solo alle...
Il surrealismo come tergicristallo. Scritti critici 1943-1984
Robert Lebel (1901-1986) è stato al contempo poeta e romanziere d'eccezione, fine critico d'arte, esperto di pittura antica e collezionista eccentrico. Oggi è ricordato principalmente per la celebre monografia su Marcel Duchamp apparsa nel 1959 dopo dieci anni di intensi scambi con l'artista da una sponda all'altra dell'Atlantico. Definirlo un esegeta di Duchamp, tuttavia, rischia di oscurare le molteplici sfaccettature di un importante testimone della cultura del suo tempo. Questa prima raccolta di scritti sul Surrealismo, composti da Lebel fra il 1943 e il 1984, intende compensare una visione parziale del suo percorso e rendere conto della complessità e dello spessore dei suoi legami con il movimento fondato da André Breton. Una selezione di testi teorici, saggi monografici e note critiche accompagnate da fotografie perlopiù inedite ricompone il profilo proteiforme di un intellettuale che indossa, di volta in volta, le vesti di adepto riluttante, spettatore ostinato e commentatore imparziale delle avventure surrealiste, di cui restituisce le fasi alterne e le relazioni controverse dei suoi protagonisti a partire dagli anni dell'esilio americano. Lebel appare come un cane sciolto capace - per mezzo dell'umorismo e della dissacrazione - di mantenere un'indipendenza di vedute imposta da...
Le vite dei surrealisti
Il Surrealismo nasce all'indomani della Prima guerra mondiale più come stile di vita che come vero e proprio movimento artistico. Indignati verso un establishment che aveva reso possibile quel massacro, i surrealisti elaborano una strategia dell'inconscio capace di liberare l'uomo dai lacci della ragione e delle convenzioni estetiche restituendo un ruolo centrale alla dimensione onirica ed erotica per mezzo dell'automatismo psichico. A partire dal 1924 André Breton, principale teorico di questa dottrina, per oltre quarant'anni tiene le fila di un insolente gruppo di intellettuali che tra diaspore, ammutinamenti ed espulsioni costituisce una delle esperienze artistiche più affascinanti e travagliate del Novecento. Desmond Morris realizza la sua prima personale surrealista nel 1948 e, mentre si appresta a diventare uno dei più celebri divulgatori scientifici della sua generazione, frequenta per anni gli irresistibili personaggi di cui snocciola qui le avventure: Roberto Matta che si fa marchiare a fuoco il nome del marchese de Sade per rientrare nelle grazie di Breton; Giacometti che disdegna Marlene Dietrich (e le sue quarantaquattro valigie) in favore di una prostituta, Caroline Tamagno, nota soprattutto nella mala parigina; Miro e Masson costretti da Hemingway a fronteggiarsi in un fallimentare incontro di...
Duty free art. L'arte nell'epoca della guerra civile planetaria
«I rapporti tra archistar e regimi, i porti franchi dove si stocca arte esentasse, le follie della comunicazione digitale. Hito Steyerl, teorica e artista, traccia una mappa fondamentale della geopolitica artistica. Per chi vuole vedere oltre i musei» - Robinson, La RepubblicaGiganteschi musei segreti spuntano oggi in terre di nessuno che eludono le sovranità nazionali e sbarrano l'accesso al pubblico. Sono i luoghi di stoccaggio esentasse, dove le opere - pur restando sigillate nelle loro casse - sono usate come valuta alternativa per la circolazione di capitali miliardari da una sponda all'altra del globo. Un'arte senza frontiere intrappolata in zone di transito permanente; un'arte immune da tasse ma non dall'obbligo di essere una risorsa, o una facciata. È ancora pensabile produrre e perfino apprezzare l'arte in un'epoca come la nostra, sconvolta da guerre civili permanenti e in balìa di multinazionali pronte a capitalizzare una ricostruzione perpetua, magari impreziosendola con un museo d'avanguardia disegnato da un'archistar? Che valore hanno oggi istituzioni artistiche il cui principale obiettivo è imbellettare l'immagine pubblica di questo o quel regime? È ancora possibile restituire autonomia all'arte? Scandagliando archivi di WikiLeaks e fake news, dark web e truffe sentimentali online,...
Alberto Giacometti. Biografia
Alberto Giacometti è stato un artista fra i più significativi del Novecento e una delle personalità più originali. Frutto di nuove ricerche, questa biografia ci introduce nell'intimità di un uomo ossessionato dal proprio lavoro e sospinto da una ricerca costante della perfezione.\r\nDopo una giovinezza passata nell'atelier di suo padre in Svizzera e successivamente in quello di Antoine Bourdelle a Parigi, il giovane Giacometti si affranca dai suoi mentori per indirizzarsi prima verso il Cubismo e quindi verso il Surrealismo. Malgrado il suo lavoro venga immediatamente riconosciuto e apprezzato da André Breton, egli si allontana rapidamente dagli oggetti surrealisti che lo hanno reso celebre per intraprendere un cammino solitario che lo porrà a margine delle correnti dominanti. Amico dei più grandi artisti e intellettuali, traccia il suo solco personale nell'intimità del leggendario atelier di rue Hippolyte-Maindron, a Montparnasse. Profondamente attaccato alla rappresentazione umana, influenzato dalle arti arcaiche e non occidentali, abbandona progressivamente la rappresentazione naturalista per adottare una visione sintetica e talvolta allucinata della figura, che carica di una potenza misteriosa.\r\nCon uno stile scorrevole e un andamento cronologico, Catherine Grenier ci racconta il percorso singolare dell'artista, la sua vita e la sua opera in...
The whale theory. Un immaginario animale. Ediz. illustrata
La balena è un animale che si mostra solo a chi sa aspettare: creatura colossale e opalescente, sfugge allo sguardo e come Moby Dick "elude cacciatori e filosofi". L'incontro con lei è fulmineo e fatale; può avvenire in mare, tra i calanchi ossuti degli Appennini, in un museo o scrutando la volta celeste. Nei secoli è stata mostro mitologico e ispiratrice di racconti, fonte di sussistenza e oggetto di devozione, immagine ossessiva che inghiotte e accoglie all'interno del proprio ventre. Per l'artista Claudia Losi diventa un'idea fissa nel 2004. Da quel momento prende il via un'impresa che si declina in molteplici forme e azioni attorno al corpo itinerante di una balenottera comune, ricostruito in tessuto di lana grigia a grandezza naturale. È Balena Project, entità viva che si muove e calamita storie in giro per il mondo, assorbendo suggestioni e mutando continuamente aspetto. "The Whale Theory", capitolo conclusivo di questo viaggio, ne è la materializzazione letteraria. Libro d'artista che custodisce strane e segrete meraviglie, è anche una bussola che consente di ripercorrere questa lunga esperienza poetica attraverso illustrazioni, fotografie e testi, facendosi luogo di incontro di competenze e sguardi diversi, in una polifonia...
Gli anni di van Gogh e Gauguin. Una storia del postimpressionismo
Mentre la sconvolgente Grande-Jatte di Seurat viene esposta all'ultima mostra degli impressionisti, uno sconosciuto olandese di nome Vincent van Gogh sbarca in città, ansioso di cogliere tutte le opportunità che l'effervescente Parigi offre a chiunque sia disposto ad avventurarsi su nuove strade. È il 1886, e Cézanne, Bernard, Pissarro, Redon, Seurat e Signac, accomunati da un'indole impetuosa e dalla ricerca di uno stile indipendente, stanno già rincorrendo nuove visioni che al posto del naturalismo prediligono ardenti cromatismi e una sensibilità più astratta e simbolista. Ed è da qui che John Rewald decide di partire, seguendo in molteplici direzioni le tracce di una generazione di pittori, i postimpressionisti, pronta a liquidare l'eredità del passato più recente. A stagliarsi su tutti loro van Gogh e Gauguin, a cui l'autore riserva all'interno di questo caleidoscopio un ruolo di primo piano: lettere, testimonianze e recensioni d'epoca, rese vivida materia di narrazione, consentono di ripercorrerne in presa diretta l'intensa parabola esistenziale e artistica, l'amicizia e gli scontri, i tormenti e gli ideali, consegnando ai lettori lo splendore e la furia di un momento fatale ed entusiasmante. Ideale seguito della sua celebre "Storia dell'Impressionismo", questo racconto si conclude nel...
Harald Szeemann. Un caso singolare
Nel settembre del 1988 una giovane Nathalie Heinich fa visita ad Harald Szeemann nel suo studio sul Monte Verità. Heinich è lì per intervistarlo, vuole trovare conferma a un'intuizione: la figura del curatore è sempre più assimilabile a quella di autore e nessuno può dirlo meglio di Szeemann, che realizza mostre da trent'anni e ha ridefinito le pratiche curatoriali secondo una metodologia personale. Szeemann è stato il più giovane direttore di museo alla Kunsthalle di Berna, poi segretario generale di documenta 5 a Kassel. Ma è diventato un mito con la folgorante "When Attitude Becomes Form", la mostra che nel '69 ha rappresentato per lui una catarsi, una rottura con il passato in nome di un'estetica nuova. Nel panorama dei curatori-autori Szeemann è il "caso singolare". Questa singolarità è data da un profilo individuale insostituibile, che si scosta dai sentieri già battuti per inseguire le proprie intuizioni spostando l'asse dal valore ufficiale delle opere alla natura quasi sentimentale del rapporto con l'artista e con la materia da esporre. Il curatore-autore si affida unicamente al proprio sesto senso, alle proprie ossessioni: rifiuta di fare "carriera" per occuparsi di temi che è l'unico a potere...
L' inarrestabile ascesa dei musei privati
Quello del museo privato è un fenomeno culturale, sociale ed economico che nel XXI secolo si è imposto su scala globale. Negli ultimi vent'anni si è costituito un fitto paesaggio di istituzioni di successo dedicate all'arte contemporanea messe in piedi da collezionisti o persino aziende, basti pensare ai musei di François Pinault o alle fondazioni legate ai marchi di moda più prestigiosi. Intimamente legati al gusto e alla visione del proprio fondatore, i musei privati sono spesso bollati come "sepolcri per trofei" o come espedienti per sottrarsi al fisco, ma il quadro è ben più articolato e complesso di come appare. Questa indagine - che ha portato Georgina Adam a esplorare oltre cinquanta realtà museali private negli Stati Uniti, in Europa, in Cina e non solo - intreccia i dati e le dichiarazioni dei diretti interessati per ricostruire le ragioni dietro a questo boom e le sue implicazioni. Perché i collezionisti scelgono di avere spazi propri invece di donare opere alle istituzioni locali? Come li finanziano? Sono solo sfoggi di vanità o progetti genuinamente filantropici? Con grande sagacia l'autrice si muove sul filo di una corda tesa tra ambizioni personali e utilità pubblica,...
Quel deficiente del mio padrone
Quante volte un padrone si è chiesto "chissà cosa pensa di me il mio cane?" sperando con tutte le forze di poterlo un giorno scoprire. Ecco la risposta! Non solo, si va oltre: aneddoti, episodi, riflessioni, anche poesie, soluzioni ai piccoli gialli della normale convivenza con "le bestie a due zampe" non mancheranno di sorprendere il lettore. Addirittura corredate da improbabili disegni fatti da lui, le memorie di questo segugio lasciano trasparire una realtà fatalmente diversa da quella immaginata dall'uomo: il cane è molto più acuto di quanto si pensi e si diverte a sfruttare, a volte con premeditata perfidia, i punti deboli del povero, essere umano senza che questi se ne renda conto.
EUR 5.16
Drugs. Cosa sono, effetti, rischi e precauzioni
Il libro che avete fra le mani parla di droghe, almeno di quelle più diffuse: legali e illegali. È pensato e dedicato alle giovani generazioni, ma anche agli adulti, e vuole contribuire a dissolvere quel velo di nebbia che ancora avvolge il tema delle droghe. Da un lato, infatti, c'è il passaparola tra amici che spesso dà vita a un uso disinformato e sconsiderato delle sostanze; dall'altro una buona parte degli adulti educatori cerca di riparare alla carenza di informazioni, esperienza e linguaggio trincerandosi dietro il proprio ruolo, il "chi tocca muore", o facendo finta di niente. Il risultato finale non comprende tutto quello che si sa sulle droghe, ma solo quelle informazioni che sono passate attraverso il vaglio dell'esperienza quotidiana.
EUR 3.60