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L' adone
Se cè unopera letteraria in cui il Barocco non solo italiano, ma europeo ha trovato il suo culmine, e quasi laccensione ultima di tutte le sue peculiarità, è LAdone di Giovan Battista Marino, scrittore «che le bocche unanimi della Fama (per usare unimmagine che gli fu cara) proclamarono nuovo Omero e nuovo Dante», come ricordò Borges in una pagina memorabile al Marino appunto dedicata. Le parole di Borges alludevano alla fortuna dellAdone: questo smisurato poema erotico, dove le favole della mitologia greca e la sensibilità più moderna si fondono in una narrazione variegata, fluida e avvolgente, fu celebre ai suoi tempi, ma scarsamente letto in epoche più recenti. Oggi lo riscopriamo come uno dei capolavori della letteratura italiana, vera miniera di immagini, campo magnetico di unintera civiltà e ciò con tanto maggiore gusto e sicurezza se ci inoltriamo nellimponente apparato critico che ha preparato per questa edizione uno dei maggiori italianisti viventi, Giovanni Pozzi. Ledizione attuale dellAdone ripresenta, riveduta e ampliata, quella milanese del 1976. «Io ho avuto la fortuna di leggere LAdone del Marino, in età estremamente adolescente, a diciassette o diciotto anni. È stata una lettura che probabilmente mi ha corrotto...
Il cavaliere e la morte. Sotie
Il protagonista di questo romanzo è un commissario di polizia, il cui solo nome qui è Vice: sostituto, forse di qualcosa che non c'è affatto, supplente di una realtà già scomparsa, o dilatata fino a diventare irreale, come la moneta in tempo di inflazione. Nella mente di Vice, molto malato, sembra svolgersi la storia che leggiamo: storia di un biglietto minaccioso e misterioso scambiato fra due Potenti a un pranzo, scambio a cui fa subito seguito l'assassinio di uno dei due e l'indagine della polizia sull'altro, avviata con l'ansia di scagionarlo. Ma ciò che si sprigiona nella realtà da quel biglietto scambiato non è solo un delitto: una intera associazione eversiva, i figli dell'ottantanove, è forse nata in quel momento, e da allora non può che dilagare nella realtà, come un ultimo miraggio di sangue e insieme come beffardo contributo alle celebrazioni per l'anniversario della Rivoluzione francese. Mentre l'azione si dipana, mutandosi in un potente apologo, il Vice tiene sempre nella mente l'incisione di Dürer intitolata Il cavaliere, la morte e il diavolo, che lo ha accompagnato sulle pareti di tante stanze, nelle sue peregrinazioni da un ufficio all'altro, come se in quell'immaginazione...
Fernando Pessoa. Immagini della sua vita
Fernando Pessoa è passato in pochi anni da autore noto a pochi ad astro della mitologia letteraria moderna. La sua Lisbona, la sua vita dai soggetti multipli, il baule pieno di manoscritti che facevano nascere ogni volta nuove fisionomie di scrittori, fanno ormai parte dei sogni di ogni lettore. Tanto più preziosa sarà questa biografia per immagini che per la prima volta raccoglie le tracce fotografiche della vita di Pessoa, in apparente opposizione con Pessoa stesso, il quale una volta confessò in una lettera una sua «certa riluttanza a farmi delle fotografie». Sono testimonianze intrise di un sottile fascino, che riesce a intaccare con lirrealtà pessoana anche le immagini più normali. E finalmente ci appariranno qui i volti e i luoghi che furono la scena della sua vita. Nella sua fuga sapiente dalla realtà quotidiana, Pessoa ancora una volta riuscirà vincitore.
EUR 19.55
Il re del mondo
Nel 1924 apparve a Parigi un singolare libro di Ferdinand Ossendowski, dal titolo Bestie, uomini e dèi. Vi si raccontava un avventuroso viaggio nell'Asia centrale, nel corso del quale l'autore affermava di essere venuto in contatto con un centro iniziatico misterioso, situato in un mondo sotterraneo le cui ramificazioni si estendono ovunque: il capo supremo di questo centro era detto Re del Mondo. René Guénon prese spunto da tale pubblicazione per mostrare, in questo breve e splendido libro, come, dietro alle confuse narrazioni di Ossendowski e di altri scrittori, si profilassero dottrine e miti immemoriali, di cui si ritrovavano tracce dal Tibet (con la sua nozione dell'Agarttha, la terra 'inviolabile') alla tradizione ebraica (con la figura di Melchisedec e della città di Salem), e così anche nei più antichi testi sanscriti, nel simbolismo del Graal, nelle leggende sull'Atlantide e in tanti altri miti e immagini. A mano a mano che si svelano questi rapporti, siamo còlti come da una vertigine: con pochi e sobri gesti Guénon riesce a mettere in contatto tali e così diverse cose che alla fine ci troviamo dinanzi a una sterminata prospettiva, che traversa tutta la storia fino a...
Doppio sogno
Un ballo in maschera, due misteriose figure in domino rosso, uno straniero insolente, qualche parola incomprensibile e allusiva: queste apparizioni gettano, una sera, «un'ombra di avventura, di libertà e di pericolo» nella vita di un medico e di sua moglie, giovani, belli e chiusi in un'ovattata felicità domestica. Da quel momento essi entrano, senza saperlo, in un intreccio speculare di peripezie notturne tanto inverosimili da sembrare oniriche e di sogni tanto invadenti da sembrare fatti reali: e, per tutti e due, i desideri segreti occuperanno la scena, per una notte, con una violenza e una fascinazione tali che li trascineranno inermi con sé, tra la voluttà e l'angoscia. Come in un film di von Stroheim, dalla Vienna borghese e tranquilla emergono inquietanti personaggi, le maschere dilagano, si aprono porte segrete, si svelano esseri equivoci, incombono giudici oscuri e feroci. Alla fine, un fascio di fredda luce clinica illuminerà il corpo bianco ed esanime di una sconosciuta, e in essa il protagonista riconoscerà «il cadavere pallido della notte passata, destinato irrevocabilmente alla decomposizione». Non senza, però, aver anche irrevocabilmente mutato la vita del giovane medico e della sua compagna. Insieme al Ritorno di Casanova...
Enten-Eller. Vol. 2: Un frammento di vita.
Con la presente edizione di Enten-Eller si può dire che il lettore italiano viene messo in grado di leggere per la prima volta quell'opera geniale e indispensabile di Kierkegaard finora conosciuta sotto il titolo Aut-Aut. In questo volume molte saranno le sorprese, sia perché due dei quattro saggi qui contenuti (Silhouettes e la singolare, apparente divagazione su Les premières amours di Scribe) compaiono per la prima volta nella nostra lingua, sia perché gli altri testi (fra cui quello memorabile sul Tragico, che anticipa clamorosamente Nietzsche, Wagner e ciò che ne è seguìto) ritrovano finalmente il loro posto giusto nella sapiente e sconcertante architettura, piena di rispondenze e di enigmi, ideata da Kierkegaard. Solo così, per esempio, si potrà cogliere il senso globale di una straordinaria sequenza di figure femminili, da cui Kierkegaard prende 'occasione' (e l'occasione stessa diventa qui categoria filosofica) per presentarci le sue riflessioni: l'Antigone di Sofocle, la Marie Beaumarchais di Goethe, Donna Elvira della 'leggenda' di Don Giovanni, Margherita della 'leggenda' di Faust e infine Emmeline, la fatua protagonista della commedia di Scribe. E proprio con questo accorgimento di far parlare il pensiero attraverso personaggi teatrali, Kierkegaard ci introduce per...
La gaia scienza e idilli di Messina
Opera filosofica in prosa e versi scritta tra il 1881 e il 1887; le edizioni postume aggiunsero al volume poesie del periodo 1871-1888. Il titolo dell'opera si riferisce alla poesia dei trovatori provenzali chiamata "gaya scienza", "gai saber", come sintesi di canto, cavalleria e spirito libero. Scritta nelle pause di una dura infermità, quest'opera è pervasa dal sentimento della vittoria spirituale contro la tirannia del male, accettando la vita, senza rifiutare nemmeno il dolore. Il preludio in versi consta di 63 epigrammi simbolici. Seguono gli aforismi ordinati in cinque libri.
EUR 11.90
L' anticristo. Maledizione del cristianesimo
Le opere che, in sequenza incalzante, Nietzsche riuscì a scrivere in pochi mesi nel 1888, prima di sprofondare nella follia, si presentano innanzitutto come una sorta di fulminea chiusura dei conti: con Wagner e la musica (Il caso Wagner), con la filosofia (Crepuscolo degli idoli), con se stesso (Ecce homo). All'Anticristo, infine, spetta la funzione di chiudere i conti con il cristianesimo, oggetto sempre più ossessivo delle analisi e degli attacchi dell'ultimo Nietzsche. Il tono è ultimativo, da manifesto, preludio a un'«azione» che doveva essere un attacco radicale a tutta la nostra civiltà. Ma, al tempo stesso, Nietzsche si mostra qui ancora una volta di una sottigliezza psicologica (nel suo senso) prodigiosa, come dimostrano le parole bellissime, e profondamente amiche, sulla figura di Cristo. Mentre la condanna del cristianesimo e della morale convogliano in sé quella, più generale, contro tutte le forze nemiche della vita e capaci di camuffarsi dietro le potenze della religione e della cultura. Contro di esse Nietzsche scende definitivamente in guerra in queste pagine devastatrici, giungendo a siglare, alla fine, la sua «legge contro il cristianesimo» col nome terribile dell'Anticristo, in quanto «trasvalutatore di tutti i valori».
EUR 8.50
Vedi Offerta Saggio su Pan
Chi è Pan? E chi sono gli dèi della Grecia? Tutta la cultura moderna - basta pensare a Hölderlin e a Nietzsche - è stata traversata dal desiderio di un 'ritorno alla Grecia' di cui qui Hillman ci aiuta a riscoprire le motivazioni profonde e la tortuosa storia. L'immenso lavorio degli studi sull'antichità classica negli ultimi due secoli è andato di pari passo con l'erosione di quel modello monocentrico di cultura che ci ha trasmesso la tradizione giudeo-cristiana. Così la ricerca della Grecia si è collegata con la riscoperta di un modello policentrico, dove i nuclei sono i vari dèi. E quei nuclei vivono ancora in noi. Poggiando sulle tesi di Jung, ma spingendole alle loro conseguenze più radicali, Hillman ci mostra come l'immagine di Pan continua a manifestarsi nella nostra esperienza, dietro le maschere della psicopatologia. Il panico, lo stupro, la masturbazione, l'incubo, la malia delle ninfe, la sincronicità - sono tutti fatti oscuri che in qualche modo si rivelano governati dal potere di Pan, e grazie a esso possono acquistare senso, invece di continuare ad agire ciecamente. Ma perché il dio possa operare in noi, perché il dio che rende pazzi...
Giobbe. Romanzo di un uomo semplice
L'opera di Joseph Roth si dispone naturalmente su due versanti: da una parte l'epos del tramonto asburgico, dall'altra quello della dispersione dell'ebraismo orientale. Giobbe è il libro più celebre, più riccamente articolato e più potente che rappresenta questa 'altra parte' di Roth. Pubblicato nel 1930 e accolto subito da un successo internazionale, si può dire che questo romanzo equivalga, sul suo versante, alla Marcia di Radetzky, come felice tentativo di narrazione epica, dal respiro vasto e avvolgente, evocatrice dei più minuti particolari e insieme scandita sin dall'inizio come una favola. Il Giobbe di Roth si chiama Mendel Singer, è un «uomo semplice» che fa il 'maestro', cioè insegna la bibbia ai bambini di una cittadina della Volinia russa e ai propri figli: «migliaia e migliaia di ebrei prima di lui avevano vissuto e insegnato nello stesso modo». La sua vita scorre quietamente, «fra magre sponde», ma chiusa in un ordine intatto, fino alla nascita del quarto figlio, Menuchim, che è minorato. Da allora in poi, se «tutto ciò che è improvviso è male», come dice Mendel Singer, molti mali cominciano a sfrecciare sulla sua vita. Dovrà abbandonare la sua terra per andare a...
Sette storie gotiche
Con questo volume diamo inizio alla pubblicazione delle opere di Karen Blixen, una delle più grandi scrittrici del secolo, che oggi viene riscoperta con passione negli Stati Uniti, in Francia, in Germania. La Blixen, nota anche sotto il nome d'arte di Isak Dinesen, era un'aristocratica danese: negli anni Venti amministrò la sua vasta piantagione di caffè nel Kenya, e su quel periodo scrisse un celebre libro di memorie: La mia Africa. Ma la parte più importante della sua opera è quella narrativa che doveva rivelarsi nel 1934 con le Sette storie gotiche. In questo libro la Blixen, esordiente a quasi cinquant'anni, dispiega in un sontuoso ventaglio una visione giunta alla maturità perfetta. Le sue 'storie gotiche' sono racconti lunghi, che spesso si svolgono in un tempo sospeso tra la fine del Settecento e la metà dell'Ottocento, l'età aurea del Fantastico e del Nero, mentre i luoghi variano tra le spettrali marine del Nord e un'Italia carica di malie. E ovunque vi vediamo intrecciarsi le figure dell'Amore e della Morte, dell'Avventura, della Magia, delle Maschere, del Mito, della Passione, degli Enigmi. Ognuno ci offre, con l'arte che si dice abbiano i marinai nel raccontare...
La torre
Due opere necessariamente incompiute accompagnano la vita di Hofmannsthal e sembrano esserne il cuore: da una parte il romanzo Andrea, dall'altra La Torre, il dramma che riprende la vicenda della Vita è sogno di Calderón. Il magico viaggio veneziano fra le maschere - e l'implacabile, statico cerimoniale spagnolo: sono le due facce di quella 'Romània', di quello specchio latino utopico dell'Impero absburgico, che è un fantasma perennemente attivo in Hofmannsthal e quasi il «luogo del suo linguaggio», come osserva Massimo Cacciari nel lungo saggio che accompagna questa edizione: un saggio che, a partire da questo fantasma, riesce a illuminare nelle sue articolazioni più segrete e delicate tutta l'opera di Hofmannsthal. Dal 1901 fino alla morte, nel 1929, Hofmannsthal lavorò a più riprese intorno alla Torre (di cui qui pubblichiamo l'ultima versione, del 1927, con l'aggiunta in appendice degli ultimi due atti della versione del 1925) - e la storia di come quest'opera gli si trasformò fra le mani equivale a una confessione. Il significato della vicenda di Sigismund - il principe prigioniero nella Torre, come una bestia selvaggia, perché gli astri hanno indicato in lui chi rovescerà l'Ordine - viene avvicinato sempre di...
La cura
Una pausa di due settimane nella vita di un intellettuale che aspira alla saggezza lo spinge - attraverso piccoli fatti in apparenza irrilevanti - a dubitare con buone ragioni di sé: e quell'intellettuale è Hesse stesso, che ironizza stupendamente sulla propria persona. Questo conflitto silenzioso, involontariamente comico ma non perciò meno duro, si svolge entro la cornice antiquata di una stazione termale: su tale pretesto, Hesse ha costruito una delle sue più perfette parabole, La cura (1925), che segue di poco a Siddharta (1922) e in certo modo ne è «l'altra parte». Come lì si assisteva a un itinerario verso l'illuminazione, qui si 'smonta' un illuminato occidentale troppo sicuro di sé, che viene messo in crisi da piccoli incidenti quotidiani - e da ciò è condotto a rivedere certe sue convinzioni troppo tranquille. Ma il punto di arrivo è lo stesso: in quella «psicologia dell'occhio cosmico» che è il grande dono di Hesse e davanti alla quale «non c'è più nulla di piccolo, di sciocco, di brutto, di malvagio, ma tutto è santo e venerabile».
EUR 10.20
Il fattore della verità
Il testo che emblematicamente introduce non solo agli Scritti ma a tutta la psicoanalisi di Jacques Lacan è il celebre seminario sulla Lettera rubata, intessuto sul racconto di Poe dallo stesso titolo. Jacques Derrida sottopone in questo saggio il densissimo testo di Lacan alla stessa inesorabile analisi cui Lacan ha sottoposto il testo di Poe (qui riportato in appendice). E il risultato è che ne viene messa duramente in questione (e quasi colta in flagrante in certe sue segrete operazioni) tutta la struttura portante del pensiero di Lacan e, più in generale, la nozione stessa di analisi come luogo della «Verità». Con straordinaria lucidità, e non senza malizia, Derrida si lancia nell'impresa di 'analizzare l'analista', prendendo da essa occasione per riesaminare tutto lo statuto della psicoanalisi, sia in Freud sia in quella scuola che proclama la volontà di un ritorno al «vero» Freud. E ben presto si giungerà, seguendo il suo percorso, al punto cruciale: il sovrapporsi del luogo maestoso della Verità a quello - come noto assai temibile e 'scivoloso' per la psicoanalisi - della sessualità femminile.
EUR 12.75
Incontri con animali
I molti lettori di La mia famiglia e altri animali sanno bene quale straordinario dono abbia Gerald Durrell per parlare di animali. Le sue esperienze di scienziato e viaggiatore in ogni parte del mondo alla ricerca di animali rari da salvare sono vastissime: ma è soprattutto la percettività del suo occhio, la partecipazione appassionata ai fatti della vita che rendono i suoi libri irresistibilmente attraenti. Incontri con animali è una serie di rapide storie accadute a Durrell e di «ritratti di animali», dai più domestici ai più selvaggi, da lui incontrati nell'Africa Occidentale e in Sud America, per la maggior parte. Sono storie che si snodano come una conversazione tra vecchi amici - e alla fine avremo l'impressione di essere circondati da svariati personaggi, evocati spesso in poche parole: da un formichiere femmina neonato, che si nutre col biberon, ad alcune maestose tigri, osservate nei loro drammatici corteggiamenti. Come ha scritto il «Times Literary Supplement»: «Se animali, uccelli e insetti potessero parlare, Gerald Durrell sarebbe probabilmente uno dei primi a ricevere da loro il Premio Nobel. Durrell è l'opposto dei vecchi naturalisti che si portavano dietro zanne e pelli e campioni di animali...
Istruzioni alla servitù
Come e qualmente i Servitori possano e debbano disubbidire, confondere, ingannare, ridicolizzare, truffare, svergognare, umiliare i loro Padroni. Tale è l'oggetto a cui si dedica questo irresistibile trattatello, che accompagnò Swift per più di trent'anni e fu pubblicato infine nell'anno della sua morte, il 1745. Ad esso Swift confessò di dare grande importanza: e lo si può ben capire, non solo per l'incessante presenza, in queste pagine, del genio comico, ma per il loro valore in qualche modo di beffardo messaggio testamentario. Di fatto, nell'immemoriale guerra tra Servi e Padroni, questo trattatello, pur ostentando una sventata leggerezza, segna una data davvero storica e augusta. Qui Swift ha predisposto un vero manuale di sabotaggio, che ogni lettore accorto potrà facilmente trasporre dalla cucina a tutti gli altri possibili luoghi. Mostrandoci il Servitore che vessa il Padrone e lo sfrutta in ogni modo, egli ha leso l'aureola della Sovranità ben più gravemente che con un pamphlet di immediato tema politico. E insieme ha tracciato una Piccola Antropologia del Risentimento destinata ad avere molta fortuna. Ma bisognerà anche dire che Swift non sarebbe quell'immenso artista che è se per lui l'occasione, l'esempio non valessero anche e...
L' intelligencija e la rivoluzione
Quando Blok pubblicò il saggio Intelligencija e rivoluzione, nel gennaio 1918, nei giorni decisivi della rivoluzione russa, grande fu l'eco delle sue parole. Perché con esse uno dei più prestigiosi poeti e portavoce dell'intelligencija - questa categoria peculiarmente russa, che è venuta a inglobare in sé tutta la nostra concezione degli «intellettuali» - si schierava dalla parte dei bolscevichi, all'insegna del motto: «Rifare tutto». Ci fu chi gridò al tradimento, altri seguirono Blok con entusiasmo. Ma, se si percorrono i suoi saggi qui per la prima volta raccolti, in parte scritti in quei vent'anni prodigiosi per la Russia che precedettero lo scoppio della Rivoluzione, in parte reazione diretta a quell'evento incommensurabile, vediamo che la posizione di Blok non è tanto il frutto di un convincimento politico («politicamente sono un analfabeta» scrisse una volta), quanto l'annuncio di un rinnovamento globale, dove le ambizioni cosmiche del simbolismo si mescolano con la furia elementare di Bakunin e l'antica spinta messianico-visionaria della cultura russa. Queste potenze diverse, che poi sarebbero diventate nemiche o comunque separate, convivevano in Blok in un precario e stupefacente equilibrio. Ed è anche per questo che leggere oggi i saggi di Blok è...
Teatro. La morte di Danton-Leonce e Lena-Woyzeck
«L'autore drammatico non è altro, ai miei occhi, che uno storico, ma sta al di sopra di quest'ultimo, perché egli ricrea per noi la storia una seconda volta: invece di fornirci un racconto secco e spoglio, ci introduce immediatamente nella vita di un'epoca, ci dà caratteri invece di caratteristiche, personaggi anziché descrizioni». Così Büchner, autore drammatico, definisce il proprio compito in una lettera alla famiglia del 1835. Aveva appena terminato La morte di Danton, il suo primo lavoro letterario, e neanche venti mesi lo separavano dalla morte in esilio a Zurigo, a soli 24 anni, spesi quasi interamente nell'attività rivoluzionaria e negli studi scientifici. Delle altre due opere, Leonce e Lena e Woyzeck - pubblicate parecchi anni dopo la sua morte -, Büchner non parla, almeno nelle lettere di lui che ci sono rimaste. Tanto maggiore ci sembra il prodigio nel vedere come quel giovane abbia potuto precorrere - in queste opere che costituiscono forse il tentativo più audace di rinnovamento che la storia del teatro del XIX secolo conosca - motivi formali e ideologici la cui riscoperta ad opera del naturalismo, e soprattutto dell'espressionismo alla vigilia della prima guerra mondiale, sarebbe stata...
Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali
Aurora è l'opera con cui Nietzsche si avvia verso quella «guarigione», che viene a coincidere con la sua perfetta maturità, ed è anche l'opera in cui diventa centrale la «passione della conoscenza», a cui Nietzsche si abbandonerà fino all'ultimo. Lo stile aforistico raggiunge qui uno dei suoi apici: con le sue antenne ipersensibili Nietzsche si avvicina ai temi più vari: dal cristianesimo ai valori morali moderni, dalla décadence alla «cattiva coscienza», dalla civiltà greca al romanticismo tedesco. E ce li presenta col gesto più fermo e insieme delicato, in un libro dove - egli stesso ci consiglia - si può «metter la testa dentro e sempre di nuovo fuori, senza trovare intorno a sé nulla di consueto».
EUR 12.75
Indiani in tuta
Jaime de Angulo seppe scrivere i suoi mirabili Racconti indiani proprio perché agli indiani d'America dedicò tutta la sua vita, mimetizzandosi quasi tra loro e assumendo la loro sensibilità, «unico bianco che volesse sedersi a mangiare con loro». E così ha potuto osservare da un punto di vista privilegiato il fenomeno inverso: il necessario mescolarsi degli indiani, per sopravvivere, alla civiltà occidentale. Questi Indiani in tuta, che sono i protagonisti del breve e intenso frammento di memorie che qui presentiamo, sono personaggi di straordinaria finezza, in bilico fra due mondi che solo de Angulo è riuscito finora a raccontarci. Dopo Alce Nero parla questa è l'altra epica, più moderna e nascosta, degli indiani d'America in contatto ormai remissivo con la civiltà dei bianchi, passati dalle loro grandi case sotterranee a squallide capanne fatte di bidoni, «piene di spifferi e di buchi nel tetto». Ma sempre aperti a quel «senso del meraviglioso» che aveva attirato de Angulo a condividere la loro vita, guardato con sospetto da molti antropologi, per i quali somigliava troppo a uno di quegli «ubriaconi che vanno in giro a rotolarsi nei fossi con gli sciamani». Eppure, forse proprio per questo,...