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Napoli. Dove trovare l'arte romana, il Rinascimento, Tiziano, Caravaggio, Battistello, Ribera
Il viaggiatore è guidato nell'incontro con magnifici esempi di antichità romane e con artisti come Tiziano, Caravaggio, De Ribera, Battistello. Gli itinerari sono corredati dalle notizie biografiche degli artisti, da un ricco corredo fotografico e da pagine tematiche in cui sono approfonditi alcuni aspetti degni di particolare interesse storico ed artistico.
EUR 9.50
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Ode al vino e altre odi elementari. Testo spagnolo a fronte
Quella delle "Odi elementari" è una poesia all'insegna delle cose che circondano l'uomo, cose anche minuscole, ma sempre essenziali al punto che, vivendo con esse, il nostro sguardo sembra non rendersi conto del loro insostituibile valore. In questa selezione compaiono alcuni inseparabili compagni della nostra cucina: il pane, la patata, il pomodoro, la cipolla, il carciofo, la castagna, il miele, l'olio, il limone, la mela, la prugna, il cocomero. Di ciascuno di essi il poeta esalta l'unicità e la bellezza e li fa rivivivere alla luce malinconica della propria infanzia e adolescenza, dal primo indimenticabile incontro con le cose.
EUR 11.40
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Viaggio in Albania
Viaggio in Albania, qui per la prima volta tradotto in italiano nella sua interezza, raccoglie l'insieme dei reportages che il grande narratore scrisse in occasione del suo viaggio in Albania nel 1927 in veste di corrispondente della "Frankfurter Zeitung". Scritti con l'humour e la sensibilità ben noti ai suoi lettori, gli articoli sono penetranti descrizioni di quei luoghi: la terra e la natura aspra; il popolo albanese con le sue peculiarità e tradizioni, i suoi cerimoniali nazionali e lo stile di vita; le antiche città dalle suggestioni bibliche e quelle più moderne protese faticosamente al raggiungimento di una qualche forma di progresso: il tutto senza rinunciare mai alla notazione pittoresca, né ad un'attenta analisi storico-politica. L'autore è colpito soprattutto dagli elementi ancora arcaici che caratterizzano il popolo e i costumi albanesi in quei primi decenni del Novecento; a paragone del grande e ormai smembrato impero da cui Roth proveniva, questa ex provincia dell'impero ottomano non poteva non apparirgli ben distante dalla 'civilizzata realtà che aveva conosciuto, sebbene con la consueta ironia Roth non risparmi nemmeno gli stessi 'europei', osservando che molto spesso tradizioni e costumi occidentali non risultavano poi così differenti, e a...
La pedina sulla scacchiera
Tutto incentrato sulla figura del protagonista, Christophe Bohun, attorno alla quale ruotano i due personaggi femminili e quello del padre, un tycoon dell'acciaio, il romanzo "La pedina sulla scacchiera" (1934) è il racconto di una crisi: crisi economica e finanziaria, certo, ma ancor più crisi di un'intera visione del mondo. Christophe ne è tanto il prodotto quanto una delle innumerevoli vittime. La rovina economica del padre, con l'azienda di famiglia in cui si trova a lavorare da modesto impiegato alle dipendenze del detestato socio che l'ha rilevata, è l'impalcatura che lo sorregge economicamente e lo annienta moralmente. Christophe sente di non avere nulla da spartire con questo impero che il padre ha costruito e disperso, lottando senza scrupoli contro tutto e tutti, persino tramando e corrompendo per incentivare le spese belliche. Ma in lui non c'è traccia di rivendicazione ideale o morale, e tanto meno politica; c'è soltanto una pena infinita, un'inettitudine completa, l'assoluta incapacità di reagire e di amare. Christophe non è certo l'unica "pedina sulla scacchiera"; anzi, egli stesso utilizza le sue due donne - la moglie e l'amante - come proprie pedine, da usare o gettare a seconda del suo...
La solitudine del fuoco
Con "La solitudine del fuoco" Daniele Cavicchia chiude la trilogia iniziata con "Dal libro di Micol" e proseguita con "La signora dell'acqua", una trilogia che aprendosi con la domanda "Dove trovare le parole giuste / per ricomporre la sua immagine, / quelle che scrivendo di lei / non periranno nella pagina?", approda nella nuova raccolta ad un'altra non meno incalzante domanda: "Quale parola mi appartiene?". Ma come sempre, nella poesia di Cavicchia, le domande non possono esaurirsi nelle risposte, dalle risposte invece assumono nuove forme, sempre più dilatandosi. Così, tra le due estremità vitali e simboliche dell'acqua e del fuoco, che si dipartono da un'assenza più forte di qualsiasi presenza (Micol), Cavicchia continua a perseguire la "parola giusta", quella che sa dire ma che sa per prima cosa ascoltare "il miracolo del silenzio"; una parola in cui vorremmo riconoscerci, ma che non potrà mai davvero appartenerci, perché solo nell'altro, in quello che non sappiamo, ha la sua ragione di essere. Prefazione di Dacia Maraini.
EUR 5.00
Dono dell'ebbrezza. Testo spagnolo a fronte
"... 'Dono dell'ebbrezza' è la prima emanazione di una poesia che nel suo insieme sentiamo - osserva Antonio Gamoneda - come 'un essere vivente', coerente, necessario, prima ancora che una fictio letteraria, un essere mosso dall'urgenza di conoscersi e di comprendersi. Siamo di fronte dunque a un'esperienza poetica che ha come obiettivo principale la conoscenza dell'unione vitale tra le cose, e di fronte a un processo creativo che si mette a nudo, che si interroga e ci interroga sul vero significato e sulla vera funzione di quella irrazionalità così tante volte segnalata dai critici. L'irrazionalità affiora, in verità, come espressione rituale dell'io del giovane poeta a celebrare la totalità del creato, i legami profondi tra uomo e natura, tra la chiarità dell'ebbrezza intuitiva e l'oscurità del corpo umano e della materia. L'irrazionalità è dunque uno strumento per accostarsi al mistero dell'esistenza, al mistero della parola che aspira a dirlo, ma senza mai sottrarsi allo sforzo interpretativo, all'ansia di decifrare il senso più vero e ultimo della realtà..." (dalla prefazione di Pietro Taravacci)
EUR 11.88
Fuoco fatuo
Agli inizi di novembre del 1929, a poco più di trent'anni, si suicidava Jacques Rigaut. Lo scrittore stava ancora tentando di disintossicarsi dall'alcool e dagli stupefacenti, ma il suo suicidio era un destino cui pareva impossibile sottrarsi. In altri tempi aveva ancora potuto scrivere: "Non ci sono ragioni per vivere, ma neppure per morire. La sola maniera che ci resta per testimoniare il nostro sdegno verso la vita è accettarla". Ma il tempo per lui era ormai venuto, e il suo suicidio venne eseguito con estrema cura, dalla scelta dei vestiti, alla cravatta intonata e ben annodata, allo scrupolo di non commettere errori prendendo le misure con un righello per essere sicuro che la pallottola centrasse il cuore. Drieu La Rochelle era amico di Rigaut e quella morte fu per lui un colpo molto profondo. Rigaut era già entrato nelle opere di Drieu quando ancora era vivo, nel racconto "La valigia vuota" del 1921; dopo la sua morte, divenne il protagonista dell'abbozzo narrativo "Adieu à Gonzague", ma, soprattutto, costituì il modello del romanzo "Fuoco fatuo" (1931), che resta probabilmente il suo capolavoro. Rigaut torna qui nei panni di Alain, drogato, scrittore fallito, dandy...
Nel cielo nero dell'Italia. Poesie e prose
Aleksandr Blok viaggiò in Italia insieme alla moglie Ljuba nel 1909. Era un anno difficile per la Russia, ancora sconvolta dalla rivolta del 1905 repressa nel sangue, e dove lo scollamento con il regime dello zar diveniva sempre più vistoso e irreparabile. Echi di quella tempestosa situazione compaiono anche in queste pagine, che riuniscono per la prima volta tutti gli scritti di Blok dedicati all'Italia, in primo luogo le bellissime poesie (qui proposte con il testo originale a fronte), ma anche le prose di Lampi d'arte - un'opera mai conclusa, iniziata nell'autunno di quello stesso anno - delle Lettere e dei Taccuini. Blok e Ljuba visitano buona parte delle più belle città del centro e nord Italia: da Venezia a Firenze, da Ravenna a Perugia, da Milano ad Assisi, in un 'grand tour' concitato, che a tratti assume quasi l'aspetto di un vero 'tour de force': ma la sensibilità e gli occhi del poeta sono sempre attentissimi, scrupolosi nel decifrare i dettagli di ciò che vede, e in particolare nel seguire le tracce di un passato di bellezza tanto storico quanto ideale, nel quale trovare un agognato rifugio, ricongiungendosi a quel mondo dell'arte...
Le sorelle in aria
«... La protagonista di questo poemetto, in mezzo al teatro naturale scrutato e sorpreso con grande forza poetica, si fa donna volpe, donna albero, donna collina nel tentativo di comprendere cosa significhi in quel momento o torno di vita, decisivo, ferito, doloroso, essere completamente donna. Guardando le tracce e i movimenti, specie di lei, la volpe, che diviene specchio, sorella, anima quasi. Non è certo la prima volta che in poesia questo tentato rispecchiamento tra momento morale e natura si dispiega con tale forza e sorprendente densità. Ma qui si è come portati all'interno di questo movimento. La de Filippis ha una speciale genialità nel tenerci attoniti e immersi. Riesce a farci vivere quel confronto, dolce ma anche spietato, tra natura umana e natura dall'interno, in movimenti cangianti e vivissimi. Ha versi che ti si piantano nelle costole e pensi: che brava...» (Dalla prefazione di Davide Rondoni)
EUR 9.50
Paradigma di esse
"Quando, pochi anni fa, Evaristo Seghetta Andreoli mi chiese di scrivere sulla sua poesia, mi si presentò come un autore nuovo, che mi invitasse ad avventurarmi in un bosco di parole che fino ad allora l'aveva abitato e chiedeva di essere espresso. E in effetti ogni poeta che vuole essere tale deve dare voce a un suo lucus o nemus. E così mi avventurai, con la perplessità che destano gli autori nuovi perché, come scrisse Henry David Thoreau: 'Sono allarmato quando capita che ho camminato un paio di chilometri nei boschi solo con il corpo, senza arrivarci anche con lo spirito'. Ma qui, il bosco inteso come 'primordiale sede dell'uomo', urgeva per 'fare anima', nell'essere, appunto anemos, vento che traversa la vita, che è vita e chiamava al dialogo lo spirito del lettore. E ogni volta che leggo una sua poesia sento vibrare il mistero del suo bosco perché, come scrisse San Bernardino di Chiaravalle: 'Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà'. E qui, per noi, il riferimento è chiaramente al lucus di cui sopra. Ora Seghetta Andreoli ha scaltrito...
Case di campagna inglesi. Ediz. a colori
Henry James, profondo conoscitore del mondo inglese e della vita nelle sue case di campagna, ha affermato: « Di tutte le grandi cose che gli inglesi hanno inventato e reso parte del carattere nazionale, la più perfetta, la più caratteristica, la sola di cui si sono impadroniti completamente in ogni dettaglio al punto di averla fatta divenire un esempio sintetico del loro spirito sociale e delle loro abitudini è... la casa di campagna». Anche se nel corso dei secoli la casa di campagna ha conosciuto, in tutti i paesi, una profonda trasformazione nelle proprie funzioni, la casa di campagna inglese, pur nella grande diversità della sua tipologia, resta il simbolo ideale di tutta una civiltà. In questa opera inconsueta di una grande e raffinata scrittrice, non solo si presentano gli esempi migliori dello stile abitativo inglese, ma si delinea il rapporto profondo che intercorre tra società inglese e campagna, un amore che ha creato tutto uno stile di vita, un sistema di dominio economico e sociale che in parte almeno è sopravvissuto all'avvento dell'industrializzazione. Quale che sia il modello di casa di campagna cui si fa riferimento - la maestosa dimora delle grandi...
Viaggio incolume
Tomaso Pieragnolo ci conduce attraverso una fitta trama di cammini, di esperienze e di ricordi, in un dialogo materico e al contempo immaginifico con la compagna di tutta la sua vita\r\n\r\nAllora lei comprende come tuttonel cogito esiste in una stessa dimensione,un essere del tutto comprensivo e comecontrovento l'aspra notte stia dicendo "vedila vita non lontano sta figliando, c'èil suo aroma sulla costa e dentro l'aria, c'èil suo azzardo con scintilla quasi umana, c'èquel lezzo del melmoso alligatore che in ispidigiorni sta ingoiando la sua preda e tuttoesiste in uno stesso movimento, in questoinane inamidato spaziotempo\r\n\r\nPuò il viaggio della vita essere incolume? Nel suo libro forse più intimo, suggerendo questa continua domanda nel fraseggio denso e incalzante caratteristico del suo stile, Tomaso Pieragnolo ci conduce attraverso una fitta trama di cammini, di esperienze e di ricordi, in un dialogo materico e al contempo immaginifico con la compagna di tutta la sua vita. Una conversazione ininterrotta, che raccoglie quotidianità e universalità con leggerezza fuorviante; intuizioni, attese, disinganni e ripartenze, maturati nella pluralità di esperienze tra popoli e paesi che l'autore ha incontrato e conosciuto a fondo. Leggendo questo poema ci si trova coinvolti nelle tematiche...
Due Camere un Parlamento. Per far funzionare il bicameralismo
Il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 è andato com'è andato. Ma i problemi principali sono rimasti. Tra questi (oltre alla ripartizione dei poteri e ai rapporti fra Stato e Regioni), quello di razionalizzare il nostro faticoso bicameralismo. Un referendum fallito non preclude nuovi tentativi di ammodernare il nostro sistema istituzionale anche attraverso modifiche del testo costituzionale. Ma intanto occorre far funzionare meglio le istituzioni che abbiamo, con la Costituzione che abbiamo. Questo libro propone, da un lato, rimedi contro le inutili duplicazioni, i tempi morti, l'ostruzionismo degli «interessi», le differenze irragionevoli tra Camera e Senato. Rispetta però, dall'altro lato, il vincolo costituzionale di fondo: la possibilità, offerta dal bicameralismo paritario, del «ripensamento» e del miglioramento delle decisioni politiche, sottoposte, tutte, alla valutazione e all'approvazione di due diverse assemblee. Questo duplice binario si percorre riscoprendo l'originario cardine della Costituzione: quello di un Parlamento «unitario», anche se articolato in due rami. Due Camere dunque, ma un solo Parlamento. Riscoprendo questa chiave, è possibile la semplificazione delle procedure parlamentari: quasi un «uso monocamerale» del bicameralismo.
EUR 18.52
Lo zio Peter
"Lo zio Peter", pubblicato per la prima volta sul «Fraser's Magazine» nel 1853, è costruito intorno a una vicenda d'amore che mette a dura prova i due giovani innamorati: quando infatti il borghese benestante Charles Merton decide di sposare l'aristocratica Lady Helen, va incontro alla fiera opposizione dello zio - al quale Charles deve tutto - che è fermamente convinto che il matrimonio tra un borghese e un'aristocratica possa portare solo problemi e dispiaceri. Come sempre nella scrittura della Gaskell, la storia di questo amore contrastato si contraddistingue per la grande finezza nella trattazione dei personaggi, primo fra tutti proprio lo zio Peter del titolo, in preda ai propri conflitti interiori, tra ferrei pregiudizi e paura della solitudine. Ma oltre alla viva realtà di questi personaggi, il racconto delinea con grande efficacia il conflitto, nell'Inghilterra di metà Ottocento, tra aristocrazia e borghesia, nella fase dell'ascesa e affermazione di questa nuova classe di imprenditori e commercianti.
EUR 7.60
Bilenchi e compagni
I compagni di Romano Bilenchi di cui si parla nella seconda parte di questa raccolta di studi non sono militanti politici o scrittori a lui coevi, magari campioni di un certo engagement postbellico, ma dei veri artisti figurativi: sono i pittori che l'autore del "Conservatorio di Santa Teresa" ha più amato e frequentato in vita, a partire da Mino Maccari, il 'mitico' fondatore del «Selvaggio» e poi Rosai e quindi i più giovani, Nino Tirinnanzi, Venturino Venturi e fino a Enzo Faraoni, scomparso solo di recente; insomma una cerchia di sodali ricordati in alcune memorabili pagine del suo magnifico "I silenzi di Rosai", il brano centrale di uno dei suoi libri più fortunati, "Amici". Ma è alla narrativa e alla prosa dello stesso Bilenchi che il libro dedica nella sua prima parte una serie di saggi, e vuol esser questo il suo titolo di maggior merito, anche perché ne sono oggetto le opere più significative dello scrittore di Colle Val d'Elsa e cosi, oltre al romanzo maggiore, il Conservatorio appunto, i suoi celebri racconti, fra i quali spiccano "Anna e Bruno" nonché la trilogia della "Siccità", della "Miseria" e del "Gelo", ormai da...
Febo cane metafisico
«L'incontro fra un uomo e un cane è sempre l'incontro fra due spiriti liberi, fra due forme di dignità, fra due morali disinteressate»: così scriveva Curzio Malaparte, ricordando il suo primo incontro con Febo, l'«amico Febo», il cane levriero da lui incontrato quando si trovava in esilio a Lipari e da allora suo compagno inseparabile. Al cane Febo, che compare anche nel suo capolavoro narrativo "La pelle", Malaparte ha dedicato diverse pagine; in particolare, due racconti, più un altro abbozzo di racconto, che troviamo qui riuniti, "Febo cane metafisico", "Cane come me" e "Caneluna", a testimonianza di un rapporto sentimentale che chiunque abbia avuto un cane può facilmente comprendere. Febo per Malaparte non è semplicemente un amico, è anche una sorta di proiezione di sé, di un suo 'alter ego': «Se non fossi uomo», scrive ancora lo scrittore, «e non fossi quell'uomo che io sono, vorrei essere cane. Non già, come un Cecco Angiolieri, per abbaiare e mordere, ma per assomigliare a Febo». Del resto, già il suo biografo Giordano Bruno Guerri ricordava che lo scrittore amava i cani «con un trasporto e una dedizione che non mostrò per gli uomini. E non...
Un piccolo eroe
"Un piccolo eroe" (1857) descrive l'amore impossibile e cavalleresco di un bambino per una giovane donna e la complicità che con lei si viene lentamente a creare. Ma il racconto è molto più dell'eterno tema del messaggero d'amore: è lo studio finissimo di due caratteri, e di quella sottile 'linea d'ombra' che separa l'infanzia dagli anni a seguire. La casuale intromissione del bambino nella vicenda sentimentale della donna da lui segretamente amata, la scoperta del suo tradimento e la nuova, amara eppure tenera, solidarietà tra i due, porterà il ragazzo ad attraversare quel confine labile che per tutti noi è il superamento dell'infanzia.
EUR 7.12
Ode alla rosa e altre odi elementari. Testo spagnolo a fronte
Se la rosa è il fiore per eccellenza della poesia, l'ode rappresenta per Pablo Neruda il momento forse più disteso della sua ispirazione, dove il poeta pare a prima vista lontano dal suo impegno sociale e morale, che invece rende concreto celebrando la natura, le cose, gli animali, le persone e la loro opera nel mondo in una lingua piana che ricerca una semplicità comunicativa. Da qui anche la fortuna popolare delle sue raccolte di odi, alle quali il poeta aggiunge l'aggettivo determinante di "elementari". Elementari, dunque, ma in tutta la pienezza espressiva del loro snodarsi in versi brevi e sinuosi, tali da esaltare al massimo le parole che li compongono. La rosa, il fiore e il fiore azzurro, non potevano perciò mancare in questa nostra nuova selezione tematica; e con i fiori la terra e le sue meraviglie, i suoi odori e colori, e l'occhio che li guarda. Come scrive Giovanni Battista De Cesare nella prefazione, «con le Odi elementari Neruda approda a un nuovo stile e a una nuova stagione poetica, ora aperta al mondo e alla vita di tutti. Neruda non rinnega la sua poesia dei decenni passati, e sperimenta...
Vita aneddotica di Verdi
Arthur Pougin (1834-1921), precisava che il suo intento non era quello di scrivere una biografia di Giuseppe Verdi, ma di raccogliere in maniera organica "un gran numero di particolari e di informazioni degni di interesse sul maestro italiano", in modo da poter fornire ai lettori, e ai futuri biografi, tutta una messe di dati e storie che altrimenti, con il passare degli anni, sarebbero potute andare smarriti. Infatti, quando Pougin scriveva questo suo libro (che qui diamo nella celebre versione che ne fece Folchetto per l'editore Ricordi nel 1881), Verdi era ancora in vita, cominciava proprio allora a comporre l'Otello e la sua fama era ormai al culmine.
EUR 13.78
La valigetta dell'accordatore. La ricerca del suono perduto
Angelo Fabbrini si racconta in questo libro intrecciando emozioni e ricordi legati alla sua vita professionale e privata, ripercorrendo oltre sessant'anni di attività nel mondo dei pianoforti. Un continuo peregrinare tra paesi, teatri, salotti e laboratori, lavorando a fianco di grandi artisti e mettendosi sempre alla prova, perché in quel mondo tutto è perfettibile. E un mondo a volte magico, e un filo di magia si coglie quando l'autore confessa che da ragazzo aveva ascoltato un pianoforte il cui suono «evocava cori femminili e sezioni di archi». Fabbrini, come descrive nel capitolo "La ricerca del piano perduto", ha inutilmente rincorso per anni quel pianoforte senza mai venirne in possesso. Nel mondo della musica, e in particolare del grande pianismo internazionale, Angelo Fabbrini è insomma un vero mito. Molti dei più grandi virtuosi del pianoforte suonano solo sui gran coda da lui accordati, e spesso lo vogliono al loro fianco nelle loro tournées in tutti i paesi del mondo. E suo rapporto con i grandi artisti, talora di vera e propria amicizia, lo rende così la principale fonte di conoscenza non solo del mondo del grande pianismo internazionale, ma anche di alcuni dei suoi...