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Ada o Ardore
«I romanzieri si lasciano spesso ispirare, o addirittura ossessionare, dal ricorso di un numero, al quale prestano un valore simbolico o con cui cercano di dare ordine al mondo visibile. Scrivendo Ada, si direbbe che Nabokov sia stato affascinato dall'ambiguo numero due ... Scritto tanto in prima che in terza persona, il romanzo fonde la mano che agisce, il cuore che soffre e l'occhio che guarda ed irride: è composto in un inglese intarsiato di russo; e abbonda di giochi verbali, dove due parole si combinano in una sola. Rifiutando il semplice uno e il dialettico tre, voci della verità umana e divina, Nabokov dichiara la propria preferenza per tutto ciò che è duplice, riflesso, specchiato, congiunto, contaminato, per tutto ciò che luccica, sotto l'effetto di luci diverse». - Pietro Citati
EUR 15.30
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Il mondo inquieto di Shakespeare
Un berretto di panno e una spada, un calice e una medaglia; il modellino di una nave e una forchetta dai rebbi appuntitissimi; l'occhio di un martire cattolico incastonato in un reliquiario d'argento e lo schizzo di una bandiera: ecco i protagonisti di una grande storia mai raccontata, dove si agitano immani conflitti e privati sommovimenti. Come in un sogno barocco, tutto succede a teatro. Non sul palcoscenico però, ma negli ultimi posti della platea. Siamo in Inghilterra, nel secondo Cinquecento, quando le commedie e le tragedie di Shakespeare appassionano un pubblico chiassoso e variopinto. Come in "La storia del mondo in 100 oggetti" Neil MacGregor guarda al passato attraverso la lente della vita, e racconta questa volta fatti e antefatti degli oggetti che gli spettatori di Shakespeare portavano con sé: aggeggi capaci di definire l'identità sociale dei loro possessori, manufatti curiosi che svelano via via il piccolo enigma che li accompagna, inattesi congegni che ritrovano un significato. Ogni cosa è una storia, e ogni storia cattura, per un attimo, la verità di esistenze comuni, forse lontane dal primo piano dei grandi eventi, ma testimoni e protagoniste della cultura materiale del loro tempo.
Vedi Offerta Elogio dell'ombra
Ogni suo nuovo libro di versi, insinua Borges nel Prologo con incantevole autoironia, è un appuntamento con temi che il «rassegnato lettore» prevede: specchi, spade, il tempo che è «la varia / trama di sogni avidi che siamo», il labirinto senza fine che ci serra, Buenos Aires che è la «milonga fischiettata che non riconosciamo e ci emoziona». E ancora il dialogo con gli autori in cui Borges si rispecchia - Ricardo Güiraldes, il «fratello della notte» De Quincey, il persiano che concepì le Rubaiyat, Hilario Ascasubi - o che, come Joyce, lo hanno riscattato con il loro ostinato rigore: le «segrete leggi eterne», del resto, dove altro sono se non nei libri? Nei libri letti, certo, perché la lettura è arte più raffinata della scrittura («Altri si vantino delle pagine che han scritto; / io vado fiero di quelle che ho letto»), ma anche nei libri semplicemente catalogati, perché ordinare una biblioteca «è esercitare, / umilmente e in silenzio, / l'arte della critica». Sono temi che il «rassegnato lettore» ritroverà qui, in realtà, con la intatta, particolare gioia «delle vecchie cose amate», scoprendo oltretutto che due nuovi, essenziali, se ne aggiungono (basti...
E cosi via. Testo inglese e russo a fronte. Ediz. multilingue
Apparso negli Stati Uniti nel 1996, questo libro raccoglie la sfida estrema di un grande poeta: testi stesi direttamente in inglese, altri autotradotti dal russo\r\nSpumeggianti cascatedi angeli, di abitida ballo, crollodi barricate inamidate,nozze di farfallecon nevi himalayane,vette alpine, a zonzoper il cielo - oh, nuvole,in quel cielodelicato del Balticoche a nessuno appartiene -lassù, in alto,nella vostra dimora, qualiappelli ascolterete?Chi è il vostro architetto?Chi il vosto Sisifo?\r\n\r\n\r\nApparso negli Stati Uniti nel 1996, questo libro raccoglie la sfida estrema di un grande poeta: testi stesi direttamente in inglese, altri autotradotti dal russo. Un trasloco del poetabile, la verifica di un intero arsenale verbale e musicale alla prova di un'altra grammatica, di un diverso «codice di coscienza». Libro conclusivo e postumo, E così via evoca col suo titolo uno stacco e insieme una promessa: interrompe, ma implica la possibilità di un seguito, suggerisce aperture imprecise, itinerari forse solo ipotetici. E proprio in quella sospensione, non lieta ma chiara, abitano i centauri e il vento, i passanti indifferenti e gli intonaci sbrecciati, protagonisti o comparse di una favola poetica. La città dell'anima, Pietroburgo, detta ancora la regola di versi architettonici, ma altri meno limpidi paesaggi incalzano, mentre...
Il giovane Max
Prima opera narrativa di Giuliani, "Il giovane Max" è anzitutto un viaggio nei deliri verbali della nostra società, negli universi linguistici della chiacchiera quotidiana, inesauribile nella sua ingordigia, che vuole tutto definire e digerire e che, anziché avvicinare il mondo reale, moltiplica quelli possibili. A questo farneticare l'autore applica una terapia omeopatica, fingendo di esasperarlo e sviluppandone così le variazioni più sorprendenti: dalle battute della mezzacultura ai volontari ed estranianti refusi tipografici, dalle scurrilità più stilizzate alle iperboli della oscenità plebea, dalle fantastiche etimologie nella linea che va da Dossi a Gadda alle invenzioni nevrasteniche di un Jarry. La seconda parte è costituita da un glossario, che spiega i neologismi della prima, una sorta di 'dizionario dei luoghi comuni' dove, con una scelta di tempo esemplare e facendo sfoggio di un funambolismo filologico efficacissimo, l'autore conduce un attacco a fondo all'onnipresente linguistica. Raramente l'esorcizzazione delle malattie del linguaggio è stata fatta con tanta salute, con un dosaggio così felice di umori che si condensano in calzanti e imprevedibili neologismi. L'ulteriore deformazione di gerghi già grotteschi approda a una satira che finisce per ignorare il bersaglio che voleva colpire, per vivere della propria energia....
Goldfinger
Seduto in fondo alla zona partenze dell'aeroporto di Miami con due bourbon doppi in corpo, James Bond pensava alla vita e alla morte.\r\n\r\n«Bond, per tutta la mia vita io sono stato innamorato. Dell'oro. Amo il suo colore, la sua brillantezza, la sua divina pesantezza. Amo la sua consistenza, la viscosità morbida che ho imparato a giudicare con tanta precisione da saper valutare al tatto la purezza di un lingotto con l'approssimazione di un carato. E ne amo il calore, quando lo fondo in sciroppo. Ma soprattutto amo il potere che solo l'oro conferisce a chi lo possiede... la magica virtù di controllare l'energia, imporre la fatica, soddisfare ogni nostro desiderio o vezzo; e, all'occorrenza, comprare i corpi, le menti, persino le anime.»\r\n\r\n\r\nPuò essere che Ian Fleming, come spesso gli accadeva, abbia usato Goldfinger per regolare qualche conto, o sublimare alcuni desiderata. Di fatto la sconfitta, nell'estate del 1957, ai campionati semiprofessionistici del Berkshire Golf Club non gli era andata giù, e ancora meno gli stavano piacendo i progetti di Ernõ Goldfinger, l'architetto che in tutta l'Inghilterra demoliva palazzi vittoriani, sostituendoli con discutibili edifici modernisti. Quanto alla sua attraente vicina di casa a Goldeneye,...
Lo scrittore e il mondo
Chi desidera sapere - nel senso innanzitutto di vedere - come è fatto il mondo, oggi e l'altro ieri, non ha che da aprire questi reportage di Naipaul, che coprono quattro decenni e abbracciano quattro continenti, soffermandosi anche in luoghi-crocevia come la «sua» Trinidad. \r\n\r\nEmpatico e spietato al tempo stesso, Naipaul vede in molti degli scenari che attraversa un'irrisolta concentrazione di modernità e decadenza, esito di una continuità deviante tra il periodo coloniale e i governi-regimi successivi. Così è in un'India disseminata di villaggi anonimi semi o sottosviluppati e di stazioni ferroviarie che la notte rende «indistinguibili l'una dall'altra». O in un Congo-Zaire - quello della dittatura di Mobutu, «cittadino, capo, re, rivoluzionario» - che si riverbera, al di là dell'Oceano, in tanti frammenti dell'«Africa della diaspora». O, ancora, in un'Argentina velleitaria e impoverita, predata e predatoria, archetipo di tutte le dittature latino-americane che hanno imparato «a sfruttare l'effetto drammatico del silenzio» come parte della «strategia del terrore». L'effetto finale, anche grazie a una prosa capace di alternare lunghi indugi descrittivi e improvvise sintesi aforistiche, è una contemporanea compressione e dilatazione del mondo. «In seguito mi sono reso conto - credo di averne...
Pan
Pubblicato per la prima volta nel 1894, Pan divenne ben presto uno dei libri di Hamsun più amati. Perché è uno dei rari romanzi moderni in cui la natura parla, nella lingua sommessa e sognante della breve estate nordica, del suo chiarore diffuso e fosforico. Ed è, insieme, l'epos di un amore impossibile che si carica sempre più di esaltazione e struggimento. Il tenente Glahn, che nelle carte trovate dopo la sua morte racconta la sfortunata passione per la giovanissima Edvarda, diventa la voce stessa di quella passione, con le sue maree incontrastabili che invadono la natura tutta e creano un amalgama dove alla fine è arduo distinguere ciò che è paesaggio e ciò che è psiche.
EUR 11.05
Amore a prima vista. Testo polacco a fronte
"Con uno sguardo mi ha reso più bella, e io questa bellezza l'ho fatta mia. Felice, ho inghiottito una stella"\r\n\r\nSi parla molto di amore nelle poesie di Wislawa Szymborska: ma se ne parla con una così impavida sicurezza di tocco e tonalità così sorprendenti che anche un tema sin troppo frequentato ci appare miracolosamente nuovo. «Sentite come ridono - è un insulto» scrive di due amanti felici. «È difficile immaginare dove si finirebbe / se il loro esempio fosse imitabile» - e ad ogni modo «Il tatto e la ragione impongono di tacerne / come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita». Anche parlando d'amore la voce della Szymborska sa dunque essere irresistibilmente ironica: non a caso Adam Zagajewski diceva di lei che «sembrava appena uscita da uno dei salotti parigini del Settecento». Ma sa anche essere, dietro lo schermo della colloquiale naturalezza e dell'ingannevole semplicità, grave e trafiggente, come quando affida a un panorama divenuto ormai intollerabile il compito di proclamare l'assenza («Non mi fa soffrire / che gli isolotti di ontani sull'acqua / abbiano di nuovo con che stormire») o all'amore a prima vista quello, ancor più temerario, di smascherare il...
Il fondo della bottiglia
«In fondo P.M. non conosceva per niente il\r\nfratello. A parte qualche vago ricordo d'infanzia,\r\nlo conosceva meno di un estraneo\r\nappena incontrato. A Emily Donald chiedeva\r\nregolarmente soldi, no Nelle sue tasche\r\ndovevano essere finiti tutti i risparmi\r\ndella sorella. Di sicuro la impietosiva con\r\nqualche frase ben congegnata, le parlava di\r\nMildred, dei bambini. Probabilmente aveva\r\nprovato a batter cassa anche dal padre.\r\n«Quelli come lui, che parlano con compiacimento\r\ndella propria sfortuna e della propria\r\nonestà, credono che tutto gli sia dovuto».\r\n\r\nAccade molto di rado che Simenon segnali\r\nche i personaggi e gli eventi da lui narrati\r\nsono «puramente immaginari e privi di\r\nqualsiasi riferimento a persone viventi o\r\ndefunte». Per capire come mai in questo\r\ncaso ne abbia sentito il bisogno occorre\r\ntornare al 1945, quando al fratello Christian,\r\ncondannato a morte in contumacia\r\nper aver coadiuvato le SS in una spedizione\r\npunitiva che aveva fatto ventisette vittime,\r\nGeorges aveva consigliato di arruolarsi\r\nnella Legione straniera: un modo per\r\nscomparire, certo, e per riscattarsi - ma anche,\r\ncambiando cognome, per non compromettere\r\nlo scrittore ormai celebre con\r\nuna parentela imbarazzante. «È colpa tua!\r\nLo hai ucciso tu!» si sentì rinfacciare dalla\r\nmadre allorché, ai primi di gennaio del\r\n1948, lo stesso Georges le comunicò la morte,\r\nnel Tonchino, del figlio preferito. Nei\r\nmesi immediatamente successivi, quasi volesse\r\nespellere i propri fantasmi, Simenon\r\nscrisse...
Aua
Una guida alle potenze dell'invisibile.\r\n\r\nKnud Rasmussen è stato l'etnografo ed esploratore a cui dobbiamo i materiali più preziosi sugli Inuit e altre popolazioni dell'estremo Nord. Durante la V Spedizione Thule, fra il 1921 e il 1924, Rasmussen conobbe lo sciamano Aua e stabilì con lui un contatto che gli permise di raccogliere la sua testimonianza. Come Alce Nero per Neihardt, come Ogotemmeli per Griaule, Aua è diventato la voce di una remota sapienza, qui esposta con straordinaria immediatezza attraverso episodi della sua vita. Chi incontri Aua lo ricorderà per sempre come una guida alle potenze dell'invisibile.
EUR 15.30
La dittatura del calcolo
Perché la scienza non ha potuto prescindere dagli algoritmi, e da quanto tempo il calcolo è entrato prepotentemente in ogni settore della nostra vita? Che cosa può e che cosa non può essere automatizzato? La matematica possiede sempre e comunque le qualità che le sono generalmente attribuite, come l'utilità, l'armonia o l'efficacia in ogni sua applicazione? Questo libro offre una risposta penetrante e articolata a domande che appaiono oggi ineludibili. Zellini le affronta con un rigore e con una misura che fanno emergere con evidenza tutto l'interesse scientifico del pensiero algoritmico, come pure il carattere virtualmente apocalittico di ciò che appare ormai un dominio incontrastato del calcolo digitale. Se non si vogliono ignorare i princìpi di libertà e di responsabilità, non si può rimanere estranei o indifferenti alla diffusione di una scienza che si ispira a un criterio di effettività e di efficienza meccanica, ultimo fondamento e pietra angolare del calcolo, ma anche causa di inevitabili pregiudizi e travisamenti.
EUR 10.20
Le metamorfosi
Nel mito greco era plausibile che uomini e donne potessero trasformarsi in animali, piante e rocce. Era l'ultima propaggine del regno della metamorfosi. E l'ultimo cantore di quelle storie fu Ovidio. Prima di lui e accanto a lui era fiorita su quei temi una intera letteratura, che il tempo ha sommerso. Ma almeno un prezioso relitto si è salvato: queste Metamorfosi di Antonino Liberale, che per alcune vicende sono una fonte unica e indispensabile e vanno poste accanto agli scritti di Apollodoro e di Igino come testimonianza di ciò che fu l'antica mitografia.
EUR 15.30
Il metodo di Maigret e altri scritti sul giallo
Diverso da tutti gli altri investigatori è il commissario Jules Maigret, della polizia giudiziaria parigina. In primo luogo, perché non è un poliziotto privato (ma questa preferenza per il poliziotto ufficiale è forse una caratteristica comune a molti scrittori francesi di "gialli":segno di un diverso rapporto tra il cittadino e le istituzioni). Poi, perché è un personaggio e non un tipo. Un personaggio che ha avuto un infanzia, che ha dei ricordi, che si è sposato, che ha il cruccio di non avere figli, che ha fatto carriera, che va in pensione. Dal 1930, anno in cui Maigret compare nel romanzo Pietro il lettone, ad oggi, l'abbiamo visto diventare sempre più vivo, più umano, più reale. Tanto reale che ad un certo punto è arrivato a sdoppiarsi, ad assumere una duplice esistenza: personaggio reale e personaggio fantastico, come quelli di Unamuno e di Pirandello; e il personaggio reale che polemizza con l'autore del personaggio fantastico, affermando la propria realtà e i propri diritti in quanto personaggio reale.\r\n\r\n"Nel 1961, quando ancora Simenon era confinato fra gli scrittori di serie B, Sciascia, dopo aver dichiarato che i suoi romanzi valevano ben più di quelli dell'école...
Lo spirito della fantascienza
In questo libro - che è in sé stesso un rito di iniziazione, e un ritratto dell'autore da giovane - la scrittura di un Bolaño non ancora trentenne è letteralmente sfrenata: un fuoco d'artificio di effetti speciali, apparizioni, visioni, allucinazioni, sogni psichedelici e scene surreali - quasi una scrittura «in acido».\r\n\r\nI lettori di Bolaño l'hanno capito da tempo: l'universo narrativo di questo autore (oggetto di un culto fervido quanto ormai diffusissimo) è simile a una ragnatela, a un labirinto, alla mappa di un'isola misteriosa, a una galleria degli specchi come quella della Signora di Shanghai, a una scacchiera, a un campo gravitazionale - o a un complesso organismo vivente. In ogni suo libro, infatti, quasi in ogni sua pagina, vi sono tracce, indizi, sintomi che rimandano ad altro, a qualcosa che era già - o che sarebbe poi stato - presente in altri libri. Qui, sullo sfondo di una Città del Messico concretissima e fantasmatica al tempo stesso, assistiamo all'iniziazione alla vita e all'amore di «un goffo poeta di ventun anni», «un nuovo arrivato piuttosto pretenzioso», il quale divide una stanza sul tetto con un giovanissimo scrittore che non esce mai di casa,...
Tokyo Express
Con questo noir dal fascino ossessivo, tutto incentrato su orari e nomi di treni - un congegno perfetto che ruota intorno a una manciata di minuti -, Matsumoto ha firmato un'indagine impossibile, ma anche un libro allusivo, che sa con sottigliezza far parlare il Giappone.\r\n«Libro cult, uscito negli anni '70, caduto nell'oblio e finalmente riscoperto. L'indagine sulla morte di due amanti ruota attorno agli orari dei treni e alla gestione del tempo di una mente diabolica. Un noir ossessivo e dagli ingranaggi perfetti» - Robinson, La Repubblica\r\n Si era appena fatto giorno. Il mare era avvolto in una foschia lattiginosa. Shikanoshima, l'isola dei cervi, si vedeva a malapena, così come il sentiero del mare. Tirava una brezza fredda e salmastra. L'operaio, col bavero alzato e il capo chino, procedeva a passo svelto. Attraversava quella spiaggia rocciosa per arrivare prima in fabbrica, come era sua abitudine. Ma qualcosa di totalmente inatteso attirò il suo sguardo, sempre rivolto al suolo. Due corpi adagiati su una lastra di roccia scura stonavano incredibilmente con quel paesaggio a lui così familiare.\r\n\r\nIn una cala rocciosa della baia di Hakata, i corpi di un uomo e di una donna vengono...
Marie aspetta Marie
Chi ha letto La donna di Gilles sa che non c'è un'altra scrittrice capace come Madeleine Bourdouxhe di raccontare gli sbigottimenti e le lusinghe dell'amore: senza sbavature né svenevolezze, ma con un'intensità e un'evidenza che hanno qualcosa di lancinante. \r\n\r\nIn questo secondo romanzo della Bourdouxhe (che Jonathan Coe ha definito «una delle più belle scoperte letterarie degli ultimi anni») non siamo più nella grigia e fuligginosa periferia di Liegi, bensì nella douceur de vivre della Parigi della fine degli anni Trenta; e se Élisa, la struggente protagonista della Donna di Gilles, viveva nell'attesa, nel dono di sé, nella devozione assoluta per un marito di cui tutto sapeva accogliere e perdonare, Marie (che pure ama profondamente il suo, di marito) scopre la violenza della passione quando, su una spiaggia della Costa Azzurra, incrocia lo sguardo di un ragazzo di vent'anni dalle spalle sottili, i fianchi stretti e le lunghe gambe abbronzate. Un pomeriggio si incontrano, come per caso, su un sentiero che costeggia il mare e, su un pezzetto di carta che lei non getterà, lui scrive un numero di telefono. Che Marie chiamerà, tornata a Parigi, dalla cabina telefonica di un caffè. In...
Il viandante musicale
Per oltre cinquant'anni, a partire da Chopin\r\no del timbro, Mario Bortolotto è stato la guida\r\nindispensabile per chiunque volesse avventurarsi\r\nin quel territorio sconfinato e\r\nirto di pericoli che è la musica moderna\r\n(dal Lied romantico all'Ottocento russo e\r\nfrancese, all'Opera, passando per Wagner\r\ne Strauss, fino alla Nuova Musica). \r\n\r\nE lo è\r\nstato per una ragione ben precisa: la sua\r\nineguagliata capacità - unita a una conoscenza\r\ndella materia pressoché sterminata\r\n- di far parlare la musica. Qualcosa di\r\nparagonabile forse soltanto a quello che\r\nseppe fare Roberto Longhi con la pittura\r\nitaliana.\r\nAll'attività di storico e musicologo Bortolotto\r\nha affiancato per tutta la vita quella\r\ndi critico, beffardo e infallibile, che ha\r\nesercitato instancabilmente in giro per il\r\nmondo. Ma questa nuova scelta di suoi\r\nscritti mostra ancora una volta, come sempre\r\nin tutte le direzioni (da Beethoven a\r\nStrawinsky, da Schubert a Stockhausen),\r\nquale fosse la sua vera e più segreta vocazione:\r\nessere un viandante - fedele soltanto\r\na quell'arte obliqua che amava attribuire\r\na Brahms, ma di cui lui stesso fu maestro\r\ninsuperato: «l'incomparabile dono del dire\r\nle cose a metà, del dirle e non dirle, in\r\nmodo da alludere o indicare sempre orizzonti\r\nche all'inizio non erano in gioco,\r\nnon erano annunciati».
EUR 27.20
Brutti incontri al chiaro di luna. Il rapimento del generale Kreipe
Un resoconto asciutto e dettagliato dei fatti, annotati in forma di diario mentre stavano accadendo, che ancora oggi non ha perso nulla della sua forza romanzesca.\r\n\r\n\r\n«Elias è appena tornato dal suo osservatorio sulla strada e dice che Kreipe ha lasciato la villa alla solita ora, diretto al quartier generale. Ha smesso di piovere e i cacciatori di lumache se ne sono andati. Abbiamo un paio d'ore a disposizione per indossare le uniformi tedesche, mangiare qualcosa e percorrere, in una ventina di minuti, il tratto da qui al luogo dell'operazione. E così, a Dio piacendo, si va... e al diavolo chi resta indietro!»\r\n\r\nCreta, 26 aprile 1944. Due ufficiali inglesi travestiti da tedeschi e tre partigiani cretesi rapiscono il generale Kreipe nei pressi di Villa Ariadne, la sua residenza ufficiale, e a bordo della sua automobile, come in un sogno, riescono a superare ventidue posti di blocco e a raggiungere le pendici del Monte Ida. Là si scatenerà una delle più epiche e rocambolesche cacce all'uomo di tutta la seconda guerra mondiale: venti giorni in fuga, braccati da migliaia di soldati, al termine dei quali, grazie all'aiuto della resistenza cretese, il commando lascerà miracolosamente l'isola...
Danze e leggende dell'antica Cina
«Tutte le dinastie iniziano con un sacrificio» scrive Granet in un passo cruciale di questo libro, dove, forzando le «segrete della mentalità cinese» (Wilcock), fa rivivere la struttura sociale, la mitologia, la religione della Cina arcaica. \r\n\r\nGuidandoci attraverso un mondo popolato di animali fantastici e scandito da feste primaverili, offerte al fiume, danze sciamaniche che propiziano il contatto con gli antenati, Granet ci schiude il mito di Yu il Grande, fondatore della dinastia Hia (III millennio a.C.), e per restituirne l'epopea ricorre a ogni genere di fonti: canti, proverbi, leggende, ma anche esili tracce celate nel canone della letteratura classica. Se «l'Ordine del Mondo dipende dalla Virtù Regale», la storia di Yu il Grande coincide con una nuova disposizione e organizzazione cosmica, un nuovo ordinamento dello spazio e del tempo - decisivo spartiacque fra due epoche. Questo libro, il più audace di Granet, si distanzia da tutte le opere maestre della sinologia (incluse quelle dello stesso Granet) perché non è una esposizione analitica, ma una messa in scena delle primordiali immagini del mondo cinese, come se le vedessimo incidersi sul guscio di una tartaruga, alla maniera degli esagrammi dello I Ching - come...