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Al di là delle parole. Che cosa provano e pensano gli animali
Parliamo di "esseri umani e animali", come se tutti i viventi ricadessero in due sole categorie: noi e tutti gli animali. Eppure abbiamo addestrato gli elefanti a trascinare tronchi d'albero fuori dalla foresta; nei laboratori abbiamo fatto percorrere labirinti ai ratti, per studiare l'apprendimento; e i piccioni ci hanno insegnato i rudimenti della psicologia beccando i bersagli che gli mostravamo. Studiamo i moscerini per imparare come funziona il nostro DNA, e infettiamo le scimmie per mettere a punto cure da usare sugli esseri umani; nelle nostre case e nelle nostre città i cani proteggono e guidano persone che possono vedere solo grazie agli occhi dei loro compagni a quattro zampe. A dispetto di tutta questa intimità, conserviamo una tentennante insistenza sul fatto che gli "animali" non sono come noi - benché noi stessi siamo animali. Potrebbe mai una relazione basarsi su un fraintendimento più profondo?\r\nNegli ultimi decenni le scienze biologiche\r\nhanno ricostruito i tratti evolutivi che ci legano\r\nagli altri animali (dai pesci ai primati)\r\nsul piano morfologico e genetico. Un risultato\r\ngià stupefacente, se non fosse che\r\nora - grazie a studiosi della finezza e percettività\r\ndi Carl Safina - ci avviamo a un salto\r\nulteriore: verificare l'incidenza di...
Il pensiero cinese
Opera capitale e innovatrice, sia per la sostanza sia per il metodo, Il pensiero cinese è il libro della piena maturità di Marcel Granet, dove vengono a confluire e ad amplificarsi i risultati delle sue geniali ricerche. Il lettore non vi troverà soltanto una storia del pensiero cinese, ordinata per date e autori. Con questo libro un sinologo ha provato, con straordinaria felicità, a ricostruire una per una le categorie in cui il pensiero cinese si è manifestato.\r\n\r\n«Un uomo nel 1934 volle vincere le forze invisibili che così tenacemente difendono le segrete della mentalità cinese. Era sinologo provetto, era vissuto due anni in Cina, scriveva e pensava in francese con stile ... Si chiama Marcel Granet; tutta una vita conversò con i Maestri del quinto secolo prima di Cristo; divenne un loro contemporaneo, forse un loro adepto; in Paradiso avrà conosciuto - se ancora la ricordano - la loro dottrina vera, non deformata dalle glosse ... Le ombre parlanti di Lao Tse, di Kong Fu Tse (Confucio) , di Chuang-Tse, di Meng-Tse (Mencio) - nomi in cui il vocabolo "tse" sta a significare maestro o filosofo - intrecciano coralmente nel suo libro le...
Un vaso d'alabastro illuminato dall'interno. Diari
Un moto sussultorio accompagna il transito terreno di Byron: una furiosa galoppata che possiamo ripercorrere attraverso questi Diari, unici scampati al rogo delle sue memorie. Sono sei documenti di epoche cruciali: un diario londinese, all'apice del successo mondano e letterario; il diario di un viaggio nell'Oberland bernese; un diario ravennate ove s'intrecciano i conclamati amori con Teresa Guiccioli e i moti carbonari; un breve zibaldone; una raccolta di «pensieri slegati», che mostrano un Byron epigrammatico; e infine il diario della Grecia, interrotto dalla morte a Missolungi. Ne risulta un mosso ma preciso quadro della turbolenta traiettoria byroniana. Lo stile è secco, tagliente, vivace, corso da un brivido ancora settecentesco e un'elettricità tutta romantica. Le dolorose, feconde contraddizioni si fondono in un unicum che rivela la fascinosa, fatale sintonia tra l'autore-personaggio e la nuova generazione, motivo di una celebrità fino a lui impensabile; e poi il carisma, la natura camaleontica, il mistero e il magnetismo - ingredienti che, agitati come si conviene dalla sorte, vanno a comporre una miscela capace ancora di stordire.
EUR 11.90
Nietzsche. Nuova ediz.
«Come Nietzsche aveva riconosciuto in Wagner il suo unico antagonista esistente e con ciò gli aveva tributato il più grande onore, così Heidegger ha dedicato a Nietzsche il suo scritto più articolato che tratti di un pensatore moderno, anche se in questo caso cronicamente inattuale, dandogli il supremo onore di definirlo "l'ultimo metafisico dell'Occidente". E come Nietzsche si distacca in tutto dagli oppositori di Wagner, così Heidegger non ha molto a che fare con tutte le generazioni di critici e biasimatori di Nietzsche - è molto di più, è l'unico che risponda a Nietzsche.» (Roberto Galasso)
EUR 23.80
Il fiume della coscienza
Una raccolta di scritti che ci offre la sintesi di tutte le tensioni conoscitive di Sacks nell'ampio ventaglio di discipline che si intersecano con la neurologia.\r\n"Conoscere la mia unicità e la mia antichità biologica, sapere che sono biologicamente imparentato con tutte le altre forme di vita, mi riempie di gioia. Questa conoscenza mi radica, permette che io mi senta a casa nel mondo della natura, che io abbia una percezione del mio significato biologico - quale che sia il mio ruolo nel mondo degli esseri umani e della cultura. E benché la vita animale sia di gran lunga più complessa di quella vegetale, e la vita umana di gran lunga più complessa di quella degli altri animali, io riconduco questa percezione del significato biologico all'epifania di Darwin sul significato dei fiori, e agli indizi che io stesso ne colsi, in un giardino londinese, ormai quasi una vita fa."\r\nRimasta sulla scrivania di Oliver Sacks fino\r\na due settimane prima della morte, questa\r\nraccolta di scritti ci offre la sintesi di tutte le\r\nsue tensioni conoscitive nell'ampio ventaglio\r\ndi discipline che si intersecano con la\r\nneurologia: botanica e anatomia animale,\r\nchimica e storia della scienza, filosofia e psicologia\r\n- senza dimenticare la...
Moravagine
"E se invece ce la facessimo? Se la nostra opera fosse coronata dal successo?... In questo caso dovremmo demolire tutto; demolire... ah ah ah... demolire perfino la sinistra. E poi... E poi?... Alcuni proseguiranno la lotta altrove, alcuni si butteranno addirittura con entusiasmo in un'azione su scala internazionale, un'universale impresa di demolizione. Ma noi, i capi, non ne abbiamo forse abbastanza, non siamo stanchi, sfiniti? Allora dovremmo disertare, abbandonare il campo, lasciare la nostra opera ad altri, ai dissidenti, ai seguaci, agli epigoni che si impadroniscono di tutto e prendono tutto sul serio, sempre... e realizzano... decidono... comandano... nuove leggi... un nuovo ordine... ah ah ah!... No, dopo ciò che abbiamo fatto non possiamo più accettare nulla, neanche la distruzione, la ricostruzione postuma... Annientare... Bisogna riuscire a far saltare in aria il mondo intero..."\r\nBlaise Cendrars è stato definito «il grande avventuriero della letteratura moderna». Da quando scappò di casa, a sedici anni, «la sua vita non ha fatto che cambiare rapinosamente scenari». E molteplici, e rapinosi, sono anche gli scenari che attraversiamo in questo romanzo, una botte à surprises dalla quale vengono fuori, a ogni pagina, orrori e magnificenze. A farci da guida...
L' arte della matematica
Questo volume comprende otto lettere\r\ndi Simone Weil (tra le quali una minuta,\r\ndue abbozzi e un testo mai spedito) e\r\nquattro del fratello André, tutte scritte\r\ntra febbraio e aprile 1940.\r\n\r\n\r\n«... la matematica non è altro che un'arte;\r\nuna sorta di scultura in una materia\r\nestremamente dura e resistente (come\r\ncerti porfidi che a volte usano, credo,\r\ngli scultori)» - André Weil\r\n«Tu parli di arte e di materia dura; ma\r\nio non riesco a concepire in che cosa\r\nconsista questa materia. Le arti propriamente\r\ndette hanno una materia che esiste\r\nnel senso fisico della parola. La stessa\r\npoesia ha per materia il linguaggio visto\r\ncome un insieme di suoni. La materia\r\ndell'arte matematica è una metafora;\r\ne a che cosa corrisponde questa metafora» - \r\nSimone Weil
EUR 11.90
Camminare
In Camminare la prosa labirintica di Bernhard ha toccato una vetta di corrosiva perfezione. \r\n«È la prima uscita in lingua italiana di questo breve e acuminato romanzo del 1971. Una magistrale riflessione sulla follia del vivere cadenza un itinerario viennese nel quale si riversa la feroce amarezza esistenziale bernahardiana» - Robinson, La Repubblica\r\n«Mentre io, prima che Karrer impazzisse, camminavo con Oehler solo di mercoledì, ora, dopo che Karrer è impazzito, cammino con Oehler anche di lunedì ... ho salvato Oehler dall'orrore ... perché non c'è nulla di più orribile del dover camminare da soli di lunedì»: bastano poche frasi, ad apertura di pagina, a immergerci nel flusso ipnotico della scrittura di Thomas Bernhard. Ma perché, e quando, Karrer è impazzito? Forse, dice Oehler (che come molti personaggi di Bernhard è contagiato da una «micidiale tendenza al soliloquio» e al «meditare sino allo sfinimento su cose insolubili»), c'entra il suicidio dell'amico Hollensteiner - il chimico annientato dalla «bassezza» dello Stato austriaco, che «nulla odia più profondamente di chi è fuori dall'ordinario». O forse l'aver esercitato sino in fondo «l'arte di esistere contro i fatti» - di esistere, cioè, «contro ciò che è insopportabile e...
Un momento di guerra
"Eravamo una compagnia diseguale: grandi e piccoli, per lo più giovani, dalle guance incavate, cenciosi, pallidi, figli della depressa e inquieta Europa. Ma pur confusi com'eravamo durante la marcia, sembravamo avere negli occhi un fervore crescente. Cercavamo maldestramente di trovare un ordine che dimostrasse il nostro coraggio, e nel momento in cui ci mettemmo in riga e al passo insieme e sfilammo di nuovo davanti al comandante, alzando il pugno chiuso provammo un ardore in petto e un nodo alla gola che fecero di tutti noi degli eroi e dei guerrieri."\r\nLaurie Lee ha ventitré anni quando, un\r\ngiorno d'inverno del 1937, parte alla volta\r\ndella Spagna per combattere per la causa\r\nrepubblicana. Questo libro è il racconto\r\ndelle sue avventure durante quella tragica\r\npagina di storia, in una terra dove tutto\r\nciò che incontra è estremo: la natura asperrima\r\ndei luoghi, la durezza del clima,\r\nla scarsità di cibo. Ma lui non batte ciglio.\r\nCosì un episodio atroce come la guerra civile\r\nspagnola, trattato per una volta senza\r\nretorica, ci appare di colpo nuovo. Lorenzo\r\n- questo il suo nome di battaglia - si ritrova\r\nfra i tanti uomini di ogni tendenza\r\nideologica accorsi da tutto il mondo nelle\r\nbrigate internazionali: una congerie che\r\nsarebbe eufemistico de$nire sprovveduta.\r\nGià le...
La Repubblica delle Lettere
"Invenzione dello spirito consapevole di esserlo, la Repubblica delle Lettere è stata comunque per diversi secoli dominati da monarchie e da aristocrazie una democrazia di pari se non addirittura di uguali. Invenzione dello spirito, questa Repubblica è stata, in un mondo di corti e di intrighi, una grande città invisibile e salda il cui rapporto tra i cittadini era alimentato dall'amore per la verità, intransigente ma mitigato dall'amicizia, dal rispetto per il sapere e per il talento... Ripercorrere la storia di questa istituzione singolare e metamorfica significa non solo considerare l'Europa da una prospettiva insolita, né economica né militare, ma anche convincersi che quella istanza critica transnazionale è ancora più auspicabile nel secolo di Facebook di quanto lo fosse in quello dell'invenzione del libro."\r\nNel corso degli anni, Marc Fumaroli ha studiato e frequentato assiduamente «quella società ideale, e ciò nondimeno reale, che fino alla Rivoluzione francese oltrepassò la geografia politica e religiosa dell'Europa via via umanista, classica, barocca, neoclassica, avendo costantemente l'Antico come patrimonio e oggetto di riflessione», e che «si è essa stessa chiamata per quattro secoli e in tutte le lingue Repubblica delle Lettere». Questo volume raccoglie l'essenziale di quanto egli...
Il professore e il pazzo
«Lo sapevate? Uno degli autori dell'Oxford English Dictionary era un omicida rinchiuso in un manicomio criminale. Un libro straordinario racconta la storia del prestigioso dizionario inglese e di un pazzo geniale che ne diventa lessicografo» - Robinson, La Repubblica«Buon pomeriggio a voi, signore. Sono il professor James Murray della Philological Society di Londra, direttore editoriale dell'Oxford English Dictionary. È un vero onore e un vero piacere fare finalmente la vostra conoscenza, perché voi siete senza dubbio il mio più assiduo collaboratore, il dottor W.C. Minor, vero?». Ci fu una breve pausa, un'aria di momentaneo e reciproco imbarazzo. Un orologio ticchettava rumorosamente. Si udirono passi attutiti nell'ingresso. Un lontano sbattere di chiavi. E poi l'uomo dietro la scrivania si schiarì la voce e parlò: «Me ne rincresce, signore, ma non sono io. Non è affatto come pensate. In realtà io sono il direttore del manicomio criminale di Broadmoor. Il dottor Minor è qui, senza dubbio. ma è un detenuto. È ricoverato da più di vent'anni. È il nostro paziente di più antica data.»\r\nNel cuore di quella grande impresa dello\r\nspirito moderno che fu la redazione dell'Oxford\r\nEnglish Dictionary è nascosta da sempre\r\nuna storia straordinaria. Il primo...
Il buonuomo Lenin
"In tutto il corso della sua vita, Lenin non si è mai battuto per la libertà. Si è battuto per ben altro. Le illusioni umanitarie e le ideologie democratiche dei patrioti russi del diciannovesimo secolo, le romantiche aspirazioni liberali dei Decembristi, lo spirito di sacrificio dei nichilisti, non rientrano nella sua logica. Egli non si batte per la libertà, ma per il potere, rien que pour le pouvoir. La parola libertà, durante gli anni d'esilio, dalla prima "Iskra" al suo ritorno in Russia, gli suona male in bocca: è una di quelle parole che egli pronunzia sorridendo e stringendo gli occhi."\r\n«Spero di mostrare un Lenin del tutto diverso\r\nda come appare agli occhi dell'opinione\r\npubblica europea» confida Malaparte\r\nall'amico Halévy nel settembre del 1931.\r\nIl suo intento era, in realtà, ancora più audace:\r\nmostrare Lenin come appare agli occhi\r\ndei «Russi intelligenti». O, se vogliamo,\r\nanalizzare un fenomeno entro la sua stessa\r\nlogica, come già aveva fatto nell'Intelligenza\r\ndi Lenin per spiegare il bolscevismo.\r\nE il nuovo libro, uscito a Parigi nel 1932,\r\navrà l'effetto di una scossa elettrica. Perché\r\nin questo romanzo-ritratto Lenin non\r\nè affatto il Gengis Khan proletario sbucato\r\ndal fondo dell'Asia per conquistare l'Europa,\r\nraffigurazione ideale per chi voglia\r\nricacciarlo al di là dei confini...
Lo strano ordine delle cose. La vita, i sentimenti e la creazione della cultura
L'inconscio umano affonda le radici\r\npiù in profondità e più lontano di quanto\r\nFreud e Jung abbiano mai immaginato.\r\n"La ricerca strategica della felicità si basa sui sentimenti, proprio come una ricerca spontanea. Sono i mali della vita (e i loro piacevoli contrappesi) a spingerci verso di essa; senza i sentimenti non vi sarebbero motivazioni. L'esperienza del dolore e la chiara coscienza dei nostri desideri hanno portato i sentimenti, buoni o cattivi, a convergere sull'intelletto, gli hanno dato uno scopo, e l'hanno aiutato a creare nuove modalità di regolazione della vita. L'alleanza dei sentimenti e dell'intelletto ha formato una potente alchimia, che ha permesso agli esseri umani di tentare di raggiungere l'omeostasi con mezzi culturali, invece di rimanere prigionieri dei dispositivi biologici fondamentali." \r\nCome e perché sono sorte le culture? Come si spiega lo sviluppo di pratiche, strumenti e idee quali le arti, l'indagine filosofica, le regole morali e le fedi religiose, la giustizia, i sistemi di governo, l'economia, la tecnologia e la scienza? Perlopiù si risponde a questa domanda invocando una caratteristica peculiare della nostra specie, il linguaggio verbale, insieme ad altri tratti quali l'elevato grado di socialità e un intelletto superiore. Una spiegazione a...
Il fiuto del dottor Jean e altri racconti
"Fu mentre cercava gli spiccioli in tasca che scorse la ragazza in azzurro pallido, e si può dire che da quel momento non le staccò più gli occhi di dosso. Non era una ragazza, era la ragazza, nella piena accezione del termine, con la sua freschezza, la sua grazia ancora incerta, la pelle chiara e vellutata, gli occhioni da gazzella. Il dottore pensò proprio a una gazzella!\r\nImpegnato com'era a rimirarla, si scordò di puntare. Il sette uscì per la terza volta e lui la vide raccogliere con un gesto distratto i gettoni che il rastrello del croupier le aveva spinto davanti ...\r\nSe ne stava là, in piedi, sola in mezzo alla folla. Prendeva uno o due gettoni, li piazzava sul tappeto verde e poi guardava altrove. Più di una volta Dollent ebbe l'impressione che un lampo di angoscia le attraversasse lo sguardo, come la minaccia di temporale che a tratti balenava nel cielo."\r\nIl 1938 è per Simenon un anno fausto: pubblica, da Gallimard, dieci romanzi e due raccolte di novelle, nonché, nella collana «Police-Film», dieci nuove inchieste di Maigret (che pure, nel 1934, aveva deciso di mandare in pensione). Nel frattempo, mentre ristruttura...
Miti e simboli dell'India
«Primeggiò fra le due guerre un meraviglioso presentatore\r\ndi miti indù in un tedesco semplice e sottile, Heinrich Zimmer\r\n... Zimmer ripropone qui i miti indù per l'ultima volta e\r\nci incanta in modo supremo. Il motivo di tante seduzioni è la\r\nsua comprensione dei vari piani di lettura possibili, la coscienza\r\nche il mito risponde a qualsiasi momento della storia\r\ne infine la certezza che è sempre implicita nel linguaggio del\r\nmito una verità metafisica. È causa la presenza di queste premesse\r\nche l'esposizione diventa una melodia calma, convincente,\r\ngiocosa» Elémire Zolla
EUR 12.75
Satana a Goray
Alle soglie del 1666 si diffuse in Polonia\r\nla notizia che per gli ebrei la fine dell'Esilio\r\nera imminente: un uomo chiamato\r\nShabbatay Tzevi si era rivelato come il\r\nMessia, e presto una «nuvola sarebbe apparsa\r\ne li avrebbe portati tutti in Terra\r\nSanta». \r\n"Il Profano si celava chissà dove, in un punto remoto delle tenebre, profondo come una grotta. A volte parlava pianissimo, quasi senza voce. Nascosto e velato, era chiuso in un qualche bozzolo o ragnatela. Spesso mutava forma - a volte assumeva un aspetto umano, a volte quello di un ragno o di un pipistrello.In certi momenti tutto ciò che Rechele riusciva a vedere era una bocca spalancata, storta come quella di una rana. Il Profano era audace, diceva cose oscene. Allora la sua voce rimbombava dal pozzo, o dalla caverna, in cui si teneva nascosto. Maledicendo e bestemmiando, urlava i nomi degli angeli e dei santi: un fiume di sconcezze usciva dalle sue labbra; scherzava e celiava senza fine, inducendo Rechele al riso, benché lei sapesse che era peccato."\r\n\r\nI segni non erano mancati: nel decennio\r\nprecedente i cosacchi dell'atamano\r\nucraino Chmel'nitskij avevano massacrato\r\nquasi centomila ebrei, «scorticando\r\nvivi gli uomini, sgozzando i bambini, violando\r\nle donne per poi squarciarne i...
Giorni tranquilli a Clichy
All'uscita del libro, nel 1956, un critico scrisse che con "Giorni tranquilli a Clichy" la letteratura si era spinta in territorio nemico molto più oltre di quanto fino a quel momento avesse osato. E non solo, verrebbe da aggiungere: aveva scoperto come può essere attraente quel territorio. Lo sono i rapporti crudi fra i due protagonisti del libro, Carl e Joey, e le professioniste del quartiere, e fra Carl e Colette, la vagabonda quindicenne che lui invita a vivere con loro. Lo sono i continui sconfinamenti fra esperienza e finzione. Lo è, soprattutto, la forma stessa che il libro assunse, quando Miller decise di costruirlo intorno alle immagini scattate dal più grande conoscitore di quella notte calda, sporca e vertiginosa che un tempo chiamavano Parigi: Brassaï. Sono pagine, quelle di Miller, che forse davvero oggi nessuno oserebbe più scrivere: ma che, per fortuna, possiamo ancora leggere.
EUR 15.30
La mite. Racconto fantastico
«Immaginate un uomo la cui moglie, suicidatasi alcune\r\nore prima gettandosi dalla finestra, sia stesa\r\ndavanti a lui su un tavolo» scrive Dostoevskij nel\r\npresentare ai lettori questo racconto perfetto, che\r\ndi quell'uomo restituisce, con stenografica precisione,\r\nil soliloquio delirante e sconnesso, tutto esitazioni,\r\nripetizioni, contraddizioni, pause, balbettii,\r\nripensamenti. Di lui sentiamo i gemiti, e perfino l'eco dei passi che tornano in continuazione\r\nal cadavere steso sul tavolo. L'uomo, quarantuno\r\nanni, ex capitano cacciato da un illustre reggimento\r\ncon l'accusa di viltà e ora titolare di un banco\r\ndei pegni, non è un giusto, ma nemmeno un inveterato\r\ncriminale. È semmai parente stretto dell'Uomo\r\ndel sottosuolo, con cui ha in comune la\r\nrabbia dell'individuo rifiutato dalla società, l'istinto\r\ndell'animale braccato. Sragionando ad alta voce,\r\ncerca di capire e ricostruire le cause della catastrofe.\r\nHa amato la Mite, ma torturandola con le\r\nparole e ancor più con il silenzio, con il perverso\r\n«sistema» ideato per vendicarsi di un'antica offesa\r\ne ritrovare la dignità perduta. E ora continua a chiedersi:\r\n«Perché questa donna è morta».\r\nGenio guastatore, maestro nel far saltare i ponti dei\r\nlegami causali, Dostoevskij gli nega - e lo nega ai\r\nlettori - il sollievo di una spiegazione univoca, definitiva. E il monologo si sgretola in un dialogo con\r\nimmaginari interlocutori: giudici? avvocati d'ufficio? fantasmi?
EUR 9.35
Vedi Offerta Ombre giapponesi
Alla fine dell'Ottocento il Giappone, pur aperto ai commerci\r\ncon l'Occidente da mezzo secolo, rimaneva un\r\nmistero, e Lafcadio Hearn, «nomade civilizzato», si imbarca\r\nper scrivere un libro-reportage sul paese.\r\n\r\n«Darei non so che cosa per essere un Colombo letterario,\r\nper scoprire un'America Romantica in qualche regione\r\ndelle Indie Occidentali, del Nordafrica o dell'Oriente\r\ndove i comuni cristiani non amano andare!» scriveva\r\nLafcadio Hearn. Sin dall'inizio, del resto, la vita lo\r\naveva passo dopo passo indirizzato a questo scopo. Alla\r\nfine dell'Ottocento il Giappone, pur aperto ai commerci\r\ncon l'Occidente da mezzo secolo, rimaneva un\r\nmistero, e Lafcadio Hearn, «nomade civilizzato», si imbarca\r\nper scrivere un libro-reportage sul paese. Nato in\r\nGrecia, cresciuto in Irlanda, Francia e Inghilterra, vissuto\r\nin America un ventennio, celebre per i pezzi di cronaca\r\nnera e di squisita, insolita erudizione, è la persona\r\npiù adatta. Ha sapienza proteiforme e «partecipazione\r\nanimica», il segreto del grande interprete. Ed è il primo\r\na cogliere il volatile incanto del Paese degli Dei, dove resterà\r\nsino alla morte. Naturalizzato giapponese, sposa\r\nla figlia di un samurai e prende il nome di Koizumi Yakumo.\r\nFa di più: «pensa con i loro pensieri» e accede al\r\nkokoro, al cuore della gente. Miracolo d'innesto, assolve\r\nil delicato compito di catturare la bellezza dell'antico\r\nNippon nel momento cruciale che precede la...
A caso
Vincitore Premio Strega 1975Ogni racconto\r\ncela una sorpresa che ha su di noi lo stesso effetto di\r\n«un'unghia che stride contro un vetro, o d'una carezza\r\ncontropelo» (I. Calvino)\r\n\r\nNon è amabilmente consolatore, il mondo di Landolfi,\r\nné amichevole, né tantomeno compiacente.\r\nEstraneo, piuttosto, luminosamente torbido e degradato.\r\nE, come in questa raccolta di racconti del\r\n1975 - l'ultima sua -, più che mai urtante, percorso\r\ncom'è da un eros luttuoso e sogghignante, da orride\r\nagnizioni, da avvilenti confessioni, da personaggi\r\noltraggiati dalla vita, feriti dall'«invalicabile stridore» che li separa dagli altri, torturati da un'animale\r\ne irrimediabile tristezza. Sicché ogni racconto\r\ncela una sorpresa che ha su di noi lo stesso effetto di\r\n«un'unghia che stride contro un vetro, o d'una carezza\r\ncontropelo» (I. Calvino): ci fa rabbrividire, e\r\nsubito vorremmo scacciarla. Invano: incapsulata in\r\nuna lingua tanto inconsueta quanto secca, lucida\r\ned esatta, ogni immagine torna a riaffacciarsi, come\r\nuna piccola testa malevola. Il fatto è che per Landolfi,\r\nuccisa ogni speranza, dobbiamo accontentarci\r\n«di gioie ambigue, torte e per giunta fuggevoli».\r\nNon c'è altra via di scampo, se non, estremo rimedio,\r\nun «genosuicidio» capace di liberarci da una\r\n«abominosa storia».
EUR 11.90