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La testa senza il corpo. Il viso e l'invisibile nell'immaginario dell'Occidente
Teste decapitate: dai crani degli Indios sudamericani alle statue della Grecia classica, da Dùrer a Rodin, da Paul Klee a Picasso, da Cezanne a Max Ernst, da Delacroix a Francis Bacon. Teste di donne e uomini, di santi e profeti, di regnanti e figure mitologiche, a cavallo dei secoli e degli stili. Di questo originalissimo argomento tratta il nuovo libro dell'intellettuale francese, che sostiene con forza «la necessità dello sguardo, la necessità di guardare alla raffigurazione in sé, ma anche la necessità di vedere ciò che non viene raffigurato, per esempio la violenza della morte, la depressione, la castrazione e i tanti altri aspetti correlati alla mutilazione». Con una prosa a metà tra il letterario e il filosofico, e un ricchissimo apparato iconografico, il libro ripercorre una storia per immagini del visibile in Occidente, e diventa l'occasione per un ripensamento di alcune sue specificità, come l'importanza delle icone, che per i bizantini equivalevano non solo a una forma d'arte visuale ma anche a una forma di scrittura. Quel che infatti vediamo in un'icona è l'economia di ciò che non vediamo; essa è uno stimolo tanto a vedere quanto a pensare ciò che non...
Mala femmena. La canzone di Totò
Chi fosse la vera musa ispiratrice della canzone "Malafemmena" si è saputo solo di recente grazie alle dichiarazioni di Liliana de Curtis, figlia del principe Antonio de Curtis, in arte Totò. Fu infatti lui nel 1951 a comporre la canzone, scrivendone parole e musica, senza peraltro essere né musicista, né paroliere. Eppure, Totò non la incise mai, né mai la cantò in pubblico, limitandosi a seguirne il successo da lontano. Il primo a inciderla su un 78 giri fu infatti Giacomo Rondinella, e il lancio ufficiale avvenne ad opera di Mario Abbate in occasione del Festival di Piedigrotta. Da allora la canzone conobbe un'ondata montante di popolarità, tanto in Italia che all'estero, e ben presto si guadagnò l'aurea di un classico. Ancora oggi è al centro del repertorio di grandi nomi della musica italiana, uno fra tutti Renzo Arbore, che la porta in giro per il mondo con la sua Orchestra Italiana, come simbolo di una lunga tradizione. Il testo in napoletano non ha impedito alla canzone di parlare un linguaggio universale, espresso da una melodia di particolare forza e qualità. Solo un grande amore - e burrascoso - come quello tra Antonio...
Più lavoro, più talenti. Giovani, donne, Sud. Le risposte alla crisi
Negli ultimi anni si è affermato con forza il "teorema sul Mezzogiorno": tante risorse, tutte sprecate; classi dirigenti inadeguate; carenza di "capitale sociale". Da qui, una convinzione: meno risorse arrivano al Mezzogiorno, meglio è. E da questa convinzione trac origine un'azione del governo Berlusconi che, per la prima volta nella storia repubblicana, ha operato un colossale taglio dei trasferimenti al Sud, eliminando qualsiasi politica di sviluppo. Ma la cancellazione della questione meridionale è la cartina di tornasole dell'incapacità della politica italiana di pensare al futuro dell'intero paese, di valorizzare il lavoro e i talenti di tanti giovani e di tante donne che sono fuori dal mercato del lavoro. Sull'altro fronte, il centrosinistra non sembra avere una strategia alternativa. Eppure, proprio a partire dalle aree del paese più in difficoltà, la sinistra potrebbe provare a ripensare se stessa e a darsi obiettivi ben più ambiziosi.
EUR 15.20
Il ricordo dopo l'oblio. Sant'Anna di Stazzema, la strage, la memoria
Il silenzio sulla strage nazista di Sant'Anna di Stazzema - primo "massacro eliminazionista" compiuto in Italia dai nazisti nell'estate del 1944 - ha tenuto lontano il paese dalla cultura nazionale del ricordo per cinquant'anni. Poi all'improvviso, nel 1994, il boom commemorativo esploso con il ritrovamento di 695 fascicoli "provvisoriamente archiviati" a Palazzo Cesi, sede degli Uffici di Vertice della Magistratura militare. Da allora, l'interessamento di media, politici, giudici e storici ha traghettato il ricordo delle vittime dalla dimensione locale a quella nazionale e internazionale. Per analizzare le nuove forme del ricordo, interpretarne i significati e descriverne le modalità di trasmissione, Caterina Di Pasquale ha condotto una ricerca sul campo durata quasi dieci anni. Ha ascoltato i sopravvissuti, i familiari delle vittime, i personaggi istituzionali coinvolti nella politica locale del ricordo. Ha raccolto le testimonianze scritte dei superstiti deceduti, le pubblicazioni locali. Ha fotografato e censito gli oggetti e i luoghi della memoria. Pezzo dopo pezzo, attraverso le fonti più eterogenee, ha ricostruito la storia culturale della memoria pubblica e privata della piccola comunità: una storia esemplare per riflettere criticamente sui conflitti interpretativi destati dall'uso e dall'abuso pubblico della memoria di guerra.
EUR 24.70
Vedi Offerta Architettura e Novecento. Diritti, conflitti, valori
Si è abituati a interpretare l'architettura come espressione artistica o come immagine di un regime. Ancor più nel Novecento queste due chiavi di lettura hanno condizionato architetti e storici, e persino l'opinione pubblica. Eppure, forse non è un caso, l'architettura e la città raramente rientrano tra i parametri di riferimento quando si tenta di trarre un bilancio di questo straordinario secolo, cercando di individuarne caratteri, scansioni, inizio e fine. Ribaltando la prospettiva, Carlo Olmo, una delle voci più autorevoli in materia, propone al lettore di seguire in queste pagine il significato assunto dall'architettura nel definire i contorni, fisici e giuridici, del mondo in cui viviamo, i diritti che lo costruiscono, il limite, davvero mobile, tra pubblico e privato. Ma propone anche di interrogarsi su una professione che nel Novecento ha goduto di una singolare parabola tecnica e artistica, che ha costruito e difeso un'idea di modernità quanto mai elitaria e insieme dichiaratamente etica, e che ha avuto con l'autorità un rapporto del tutto specifico, ben al di là delle retoriche sui regimi.
EUR 23.75
Sud. Un sogno possibile
"I centocinquanta anni di Unità d'Italia sono anche centocinquanta anni di 'questione meridionale'. Ci rassegneremo a tenercela per sempre, questa questione, considerandola una specie di caratteristica nazionale ineliminabile? Oppure vogliamo provare finalmente a invertire la rotta?". Renato Brunetta - economista e ministro - analizza i motivi delle difficoltà e dei fallimenti antichi e recenti, e prova a stilare un'agenda per il Sud: alzare il tasso di certezze ed efficienze, di legalità e fiducia; far funzionare finalmente lo Stato, per i compiti che gli sono davvero propri, in modo da garantire la competizione e il mercato; coniugare il federalismo con una vera ed efficace regia nazionale; aprire il Mezzogiorno agli scenari di una nuova prospettiva europea. L'Europa, soprattutto nell'attuale situazione di crisi mondiale, è interessata a un processo strategico di integrazione di un'area mediterranea "allargata" che abbracci i paesi mediterranei in senso stretto, quelli del Mar Nero, fino al Golfo Persico. In un quadro di equilibri europei riassestati a favore dell'area economica in espansione del Mediterraneo e non sbilanciati verso il Baltico, il Mezzogiorno assumerebbe un ruolo cruciale di cerniera, calamitando interessi, risorse e investimenti. È in questo quadro che la questione meridionale si...
Beirut, I love you
Tutto comincia in quei 34 giorni della guerra del 2006. Zena el Khalil, una giovane artista libanese, decide di raccontare al mondo in tempo reale quello che sta accadendo a Beirut. Apre così un blog che immediatamente suscita un tam-tam mediático: a partire dal "The Guardian", alcuni dei più importanti quotidiani internazionali iniziano a pubblicare il diario di Zena, finché un agente letterario inglese decide di incoraggiarla a scrivere un libro... "Beirut, I love you" è la storia di una donna e la storia di una città, intrecciate nella fitta trama di un dialogo che si snoda lungo percorsi temporali diversi. Il passato di Zena - l'infanzia, gli anni all'università, le sue vite precedenti - si sovrappone a quello di Beirut, al susseguirsi di guerre e ricostruzioni, viscerali speranze di cambiamento e tremende delusioni. Tutto vissuto in maniera estrema e portato all'eccesso. Al centro c'è sempre la guerra, anche quando pare non esserci. E Zena riesce a farci percepire quasi fisicamente questo stato permanente di tensione e insieme un attaccamento forte alla vita, in tutte le sue espressioni. Nelle strade di Beirut le milizie armate delimitano il proprio territorio, mentre la città cerca...
Le statistiche. Come e perché. A cosa servono, come si usano
Ogni giorno veniamo subissati da centinaia di dati statistici. Quotidiani, telegiornali, talk-show si rimpallano l'informazione statistica curiosa, quella al margine, di cui si servono per esporre punti di vista qualche volta arbitrari, anziché assumerla nella sua completezza a sostegno di tesi o ipotesi. Su internet, d'altra parte, vengono continuamente rielaborati e aggiornati milioni di dati e vi transitano come fossero ugualmente credibili, ma non è così. Come orientarsi? Come distinguere le buone dalle cattive statistiche, quelle prodotte da istituzioni competenti rispetto a quelle tratte dai sondaggi d'opinione? Come imparare a usare i dati per fare le proprie valutazioni e scelte? Fin da piccoli impariamo a classificare, a prendere decisioni in base alle esperienze passate e all'informazione che ne deriva. Assumiamo, quindi, senza accorgercene, un atteggiamento statistico. Ma di fronte all'indice del costo della vita, all'andamento del Pil, a quello della disoccupazione, arretriamo e ci rifiutiamo di capire, oppure accettiamo i dati in modo acritico, senza pensare che essi ci offrono elementi di valutazione sulle azioni dei governi, ci aiutano nelle decisioni personali, ci consentono di fronteggiare incertezza e rischio. Il libro di Alberto Zuliani si propone come uno strumento per imparare a orientarsi,...
Vive voci. L'intervista come fonte di documentazione
L'intervista è roba da artigiani... Artigiani che con i loro attrezzi microfoni, cuffie, registratori, videocamere - creano racconti e storie. Artigiani di storia orale, di giornalismo, di antropologia, di sociologia, che hanno riconosciuto nell'intervista una fonte di documentazione da privilegiare per la propria attività professionale e le proprie ricerche. Fonti orali che ancora faticano a essere accreditate pienamente al pari di quelle "classiche" presenti negli archivi e nelle biblioteche. Ma questo pregiudizio per fortuna sta scomparendo, grazie anche alla consapevolezza da parte di quegli stessi artigiani che le fonti da loro prodotte debbano poi essere rese in qualche modo fruibili da altri. Per consultarle, riutilizzarle, o anche confutarle. Si tratta di una documentazione "parlante" la cui consultazione richiede alcune accortezze: prima fra tutte, il rispetto della sfera privata delle persone che l'hanno resa possibile. Da questo punto di vista è cruciale la funzione degli archivi: custodi di quelle arti che sono in gioco nel mestiere di chi intervista, ovvero l'ascolto e la conservazione. Questo volume, che prende spunto da un convegno promosso dall'Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi, cui hanno partecipato importanti studiosi e giornalisti, mostra come l'intervista sia diventata ormai...
Desiderio e lontananza. Un punto di vista contemporaneo sulla letteratura anglo-americana
I paesaggi letterari possono essere descritti, studiati, scomposti e ricomposti. Un'analisi minuziosa e lucida spiega il succedersi di personaggi, correnti e opere. Per parlare di letteratura, tuttavia, esiste anche un altro modo, altrettanto efficace, ma più completo. I paesaggi letterari possono essere vissuti in prima persona, attraversati, amati, con sguardo appassionato e permeabile: in una parola, sentiti. La scrittura e la vita diventano allora gli estremi di una stessa, unica azione. La scrittura è vita. È sotto la spinta di questa forte asserzione che si muove la penna di Barbara Lanati e, di conseguenza, quella degli scrittori e dei personaggi accolti in questo libro: un denominatore comune che avvicina l'urgenza della scrittura alla spontaneità e all'ineluttabilità del percorso vitale. Il volume raccoglie articoli, saggi, interviste che cadenzano la vita dell'autrice: dagli scritti degli anni settanta alle testimonianze più recenti, prende corpo una folta, inusuale e spesso poco conosciuta galleria di personaggi e paesaggi letterari tutta da ascoltare, come se di ogni personalità o luogo o movimento si facesse una piccola storia, un racconto a sé.
EUR 22.80
Dentro lo zibaldone. Il tempo circolare della scrittura di Leopardi
Scrittura labirintica, magmatica, intrinsecamente aliena da ogni proposito di trattazione organica. Così, per più di un secolo - da quando Carducci, nel 1898, ne fissò il canone postumo nella prima edizione a stampa - sono state presentate e recepite le pagine dello Zibaldone di Giacomo Leopardi: una sorta di monumento al pensiero fluido, alla erraticità. Ecco però riemergere, tra le carte leopardiane custodite presso la Biblioteca nazionale di Napoli, una serie di foglietti zeppi di numeri allineati con meticolosa progressione; indici tematici, rigorosamente vergati dalla mano del recanatese, che propongono alcuni precisi percorsi di assemblaggio del fiume impetuoso degli appunti. Se non un altro Zibaldone, uno Zibaldone allo specchio, che ha consentito a Fabiana Cacciapuoti - dopo un lunghissimo e accurato lavoro ricostruttivo - di dare alla luce l'edizione tematica dello Zibaldone, pubblicata da Donzelli qualche anno fa. Alla luce del suo imprescindibile lavoro sul testo, Fabiana Cacciapuoti torna a rileggere le pagine dello Zibaldone proponendone un'analisi originale: quella di Leopardi è una scrittura multipla, progettuale, volta alla composizione di più opere, implicite in essa; derivazione genetica e circolarità sono le sue caratteristiche. Il risultato è un testo modernissimo, scomponibile in altri testi...
Democrazia rappresentativa. Sovranità e controllo dei poteri
È vero che la democrazia rappresentativa è un ossimoro? Che democrazia significa governo diretto? Nadia Urbinati sostiene di no: la democrazia rappresentativa non è un ripiego rispetto al modello ideale di democrazia diretta, bensì una forma originale di governo democratico che è peculiare della società moderna e nella quale forme di partecipazione diretta e forme di politica rappresentata si integrano in maniera articolata e ricca. La rappresentanza è, dunque, una forma complessa di partecipazione, un processo politico che genera e si sostiene su un continuo flusso di influenza, controllo e comunicazione tra cittadini e rappresentanti. In un percorso che risale alla genesi della democrazia dei moderni, il libro passa in rassegna le discussioni che nella Francia rivoluzionaria coinvolsero critici, scettici e sostenitori del governo rappresentativo, da Rousseau a Sieyès e Kant, da Paine a Condorcet. L'obiettivo è dimostrare come, proprio perché il nostro è un ordine politico che si regge su una sovranità democratica indiretta, si rendono necessarie nuove o rinnovate strategie di contenimento dei rischi di dispotismo indiretto degli eletti, ma anche nuove regole che garantiscano le condizioni di pluralismo dell'informazione per rendere possibile una libera ed efficace articolazione del giudizio politico...
Saper fare. Il modello artigiano e le radici dello stile italiano
All'inizio del terzo millennio, l'economia è in declino e il dilemma è uno solo: quale via per lo sviluppo? Il dibattito è interamente schiacciato sul presente, ma la nostra storia può spiegarci tutto. Già la civiltà romana aveva avviato un ciclo di espansione economica basato sul diritto, sulle regole del commercio e delle relazioni umane, sulle vocazioni produttive, su una prima idea di programmazione economica. Poi tutto crollò: fine di una civiltà, fine di un'economia. Di nuovo, nei primi secoli del secondo millennio, sempre dall'Italia riparte un'espansione economica che contaminerà l'Europa per altri cinque secoli, basata sulla centralità della persona, sulle comunità locali, sull'importanza del sapere pratico, sui liberi cittadini. L'artigiano e il mercante diventano portatori di un modello economico che tiene insieme ricchezza materiale e culturale, attenzione sociale, giustizia e affermazione del merito. L'Italia, insomma, inventa il benessere: capitale economico, culturale, sociale tenuti insieme dall'etica. Finché l'artigiano viene sostituito dal cortigiano e si riavvia la decadenza. Da qui, oggi, bisogna ripartire per capire come il made in Italy e il made in Europe non derivino dalle rendite del furbo cortigiano del potere, ma dai saperi pratici, dalle comunità produttive, dalle regole condivise,...
Antropologia dell'acqua. Riflessioni sulla natura liquida del linguaggio
"La voce più originale della letteratura in lingua inglese oggi", così Michael Ondaatje - l'autore del Paziente inglese - ha definito Anne Carson. A scorrere le pagine di questo piccolo capolavoro della celebratissima autrice canadese, non si fa certo fatica a comprendere le ragioni di una simile ammirazione: Anne Carson rompe qualsiasi schema e ha il dono raro di risvegliare nei suoi lettori energie emozionali e intellettuali assolutamente nuove. La lettura di questi testi non potrà che affascinare chi non crede nei "generi". Antropologia dell'acqua è infatti felicemente inclassificabile: possiede il ritmo della poesia e la concretezza della prosa, la logica della matematica e il respiro del pensiero. Saggi, diari, appunti di viaggio, racconti: i diversi materiali che compongono il volume sono in primo luogo una riflessione sulla natura liquida del linguaggio, sul suo stagnare, scorrere, dissolversi. Le pagine sono mappe su cui seguire la relazione tra le creature e l'acqua, tra l'amore e l'acqua, tra la morte e l'acqua. È un libro di viaggio che spalanca la descrizione per riflettere davvero sull'enigma del visibile, è una coraggiosa meditazione sul dissolvimento dei nostri legami e sulla nostra impotenza a trattenere chi amiamo, proprio...
Nove dimissioni e mezzo. Le guerre quotidiane di una giornalista ribelle
"Il Mondo", "Paese Sera", "Il Giorno", "La Stampa", "Il Messaggero", "L'espresso", "L'Europeo", "l'Unità": una carriera cominciata nel 1956, con le cosiddette colonnine di costume, e non ancora finita. E quelle colonnine qualche volta Pannunzio gliele faceva firmare con uno pseudonimo maschile: Leone Paganini. Un leone per il coraggio - o piuttosto l'incoscienza - che l'aveva spinta da Reggio Calabria a Roma, lei esile brunetta dagli occhi verdi, col pallino del giornalismo, in un'Italia che non conosceva ancora il femminismo, né la contestazione giovanile. Quanto al cognome, Paganini... "Mario Pannunzio sviolinava nell'aria con le sue mani bianche, curatissime, ed era detto tutto! Tempi favolosi, vivevo nel miracolo". Parte da lì il lungo flashback di una donna che ha attraversato la storia degli ultimi cinquant'anni del giornalismo italiano, passando da una dimissione all'altra, talvolta cercata, talvolta subita. Una vita trascorsa a rincorrere e intervistare i grandi della cultura e del jetset - da Sartre a Soraya, da Grace Kelly a Pasolini, che la volle in tre dei suoi film. Il racconto di una vita al servizio della scrittura e dell'"adrenalina della notizia", un rutilante susseguirsi di fatti, aneddoti e retroscena di un paese alle prese...
L' albero dei desideri
Questa fiaba che venne scritta da William Faulkner alla fine degli anni venti come regalo di compleanno per la figliastra Victoria. Nel racconto si possono rintracciare molti dei temi consueti del grande autore americano che ottenne il premio Nobel per la letteratura nel 1950. Illustrazioni dell'artista brasiliano Eloar Guazzelli. Età di lettura: da 8 anni.
EUR 12.82
La libertà solidale. Scritti 1942-1945
Mai come in tempi di crisi ci si interroga sulle origini, le finalità e 1 valori fondanti delle democrazie moderne. Da qui la straordinaria attualità del pensiero di Beveridge, che da liberale "anomalo" gettò le basi del welfare contemporaneo. Chiamato nel 1941, in piena guerra, da Churchill a elaborare una riforma delle assicurazioni sociali, Beveridge andò ben oltre: analizzando i nodi scoperti del rapporto tra gli individui, le loro condizioni materiali, le loro aspettative e le istituzioni, mise mano a un cantiere che ha innovato alla radice le forme e i metodi dell'intervento statale nell'economia e nella società. Il suo progetto venne divulgato a livello internazionale già nell'autunno del 1942, e a partire dalla Gran Bretagna la riorganizzazione in senso moderno dello Stato sociale è diventata una parola d'ordine in tutto il mondo: coniugare democrazia liberale e protezione sociale si può e si deve. Per questo, lo Stato ha il compito di garantire a ogni cittadino una completa tutela sociale, che lo possa accompagnare per tutta la vita, affrontando i rischi e le congiunture meno favorevoli. Soltanto in questo modo potranno svilupparsi quel senso di responsabilità e quella serenità pubblica e privata senza...
Né uniti né divisi. Le due anime del federalismo all'italiana
Siamo entrati nel terzo millennio ma restiamo il paese dei mille campanili. I comuni erano 8382 nel 1871 e oggi se ne contano più di ottomila, mentre le province sono quasi raddoppiate. Negli anni settanta sono arrivate le regioni, seguite da centinaia di comunità montane e da migliaia di organismi minori. Troppo Stato, troppi costi della politica. Sfuggiremo mai alla trappola del localismo in cui a suo tempo cadde anche il processo unitario? Non è detto. L'attuazione del Titolo V sta moltiplicando le ragioni di conflitto tra i diversi poteri locali, oltre che tra autonomie e Stato. Un intreccio del genere non esiste nel federalismo europeo, che ovunque subordina il localismo ai governi regionali. Si ritrova invece in Brasile o in Messico, dove i comuni sono costituzionalmente garantiti. Quale direzione prenderà da noi il cambiamento? Prevarrà il centralismo di Tremonti tipico del federalismo tedesco e austriaco, oppure il municipalismo di Bossi presente nel modello latino-americano? Per ora queste due prospettive politiche si sono rafforzate reciprocamente, ma la partita più importante è ancora in corso, perché la riforma non entrerà a regime prima del 2016. Benvenuti, dunque, nel nuovo decennio, incerto e inevitabilmente conflittuale....
Shelter
Il ritorno dell'economia politica. Saggi in ricordo di Fernando Vianello
La profonda crisi che stanno attraversando le economie occidentali ha rimesso in discussione la teoria economica che ha dominato negli ultimi decenni. La ricerca di spiegazioni e risposte adeguate alla drammaticità del momento ha riproposto un paradigma teorico che era stato messo a tacere dal prevalere dell'ideologia liberista. Ne deriva la sollecitazione a ritornare a un metodo di fare economia - quello dell'«economia politica » adottato dagli economisti classici e da Keynes - in cui la riflessione teorica ha il compito di orientare l'osservazione empirica e di organizzarne e rielaborarne i risultati, senza mai sostituirsi a essa. Come ha scritto Fernando Vianello, questo metodo, «diversamente da quello della scuola neoclassica, non promette risultati sicuri, quali possono ottenersi procedendo per via deduttiva da pochi generalissimi postulati, ma si avventura in territori incogniti, isolando gli aspetti della realtà su cui appare fruttuoso concentrare l'attenzione e tentando di offrirne una spiegazione sulla base di ipotesi soggette a una continua revisione». I saggi contenuti nel presente volume intendono riproporre tale metodo di analisi dei problemi economici nonché ricordare uno studioso che ad esso si è mantenuto fedele, nella sua attività scientifica così come nell'impegno sociale. Elemento unificante...