Sfoglia il Catalogo La_Feltrinelli_2
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 2921-2940 di 115764 Articoli:
-
La Bibbia del Belli
Nell'opera del Belli, la cui cupezza nichilistica e insolubile ambiguità appaiono col tempo sempre più evidenti, i molti sonetti dedicati a temi delle Sacre Scritture formano una sorta di itinerario nascosto. Raccolti ora, per la prima volta, questi testi ci offrono l'occasione di ripercorrere, tappa per tappa, la storia sacra nella prospettiva strepitosamente comica e feroce del poeta. E ciò che certamente più colpirà il lettore di oggi sarà la sconcertante commistione fra uno straordinario acume teologico, che fa individuare al Belli con sicurezza tutti i punti più delicati della dottrina cristiana, e una furia distruttiva che non ha eguali nella poesia italiana dell'Ottocento, furia congiunta a quella inventività linguistica che permette al Belli di mettere alla temibile prova del suo romanesco i fatti più grandiosi della storia sacra senza affatto diminuirli, ma anzi quasi esaltandone la beffarda incommensurabilità con i fatti della cronaca umana. Questa raccolta, corredata, oltre che da un'introduzione anche dal saggio «La via dell'omo e il quaresimale del Belli», da note esplicative dei termini romaneschi e da un ampio commento, è stata curata da Pietro Gibellini.
EUR 9.75
-
Gli dei dei germani. Saggio sulla formazione della religione scandinava
Questo libro non ci offre soltanto un prezioso quadro di una delle mitologie più affascinanti e relativamente meno conosciute, pur essendo a noi vicina: la mitologia nordica. In esso il grande studioso francese ha dato una delle più convincenti applicazioni della sua famosa teoria della tripartizione funzionale, teoria che ha avuto un ruolo radicalmente innovatore nello studio delle antiche religioni indoeuropee, paragonabile a quello delle Strutture elementari della parentela di Lévi-Strauss in rapporto agli studi sulla parentela. Gli intricati conflitti fra gli Asi e i Vani, le due grandi famiglie divine che abitano il pantheon nordico, vengono così ricondotti a una necessità strutturale e l'ambiguo significato di molte divinità viene illuminato dal confronto con le divinità funzionalmente corrispondenti in altre religioni indoeuropee. Attraverso l'analisi delle varie forme di sovranità, quali si manifestano nelle figure divine, vediamo così delinearsi il profilo di una civiltà intera, e possiamo osservare da vicino l'origine e il fondamento di certe costanti - dal senso della fatalità a quello della fedeltà tribale, all'onore guerresco, alla magia nefasta -, che continueranno poi a riverberare nel corso di tutta la storia germanica.
EUR 11.90
-
La leggenda del santo bevitore. Racconto
La leggenda del santo bevitore fu pubblicato per la prima volta nel 1939, pochi mesi dopo la morte di Joseph Roth, esule a Parigi - e può essere considerato, per molti versi, il suo testamento, la parabola trasparente e misteriosa che racchiude la cifra del suo autore, oggi riscoperto come uno dei più straordinari narratori di questo secolo. Il clochard Andreas Kartak, originario come Roth delle province orientali dell'Impero absburgico, incontra una notte, sotto i ponti della Senna, un enigmatico sconosciuto che gli offre duecento franchi. Il clochard, che ha un senso inscalfibile dell'onore, in un primo momento non vuole accettare, perché sa che non potrà mai rendere quei soldi. Lo sconosciuto gli suggerisce di restituirli, quando potrà, alla «piccola santa Teresa» nella chiesa di Santa Maria di Batignolles. Da quel momento in poi la vita del clochard è tutta un avvicinarsi e un perdersi sulla strada di quella chiesa, per mantenere una impossibile parola. È come se il clochard volesse ormai una sola cosa nella sua vita - rendere quei soldi -, e al tempo stesso non aspettasse altro che di essere sviato da innumerevoli pernod, da donne che il caso gli...
Sull'avvenire delle nostre scuole
Queste conferenze, scritte dal ventisettenne Nietzsche nel 1872, quando era ancora professore a Basilea, contengono alcune delle affermazioni più radicali e rivoluzionarie contro il sistema della cultura moderna che mai siano state enunciate. Nel suo tentativo di «indovinare l'avvenire» fondandosi, «come un augure, sulle viscere del passato», Nietzsche è riuscito qui a individuare il nesso fra l'educazione scolastica, anche nelle sue zone più apparentemente disinteressate, e l'utilizzazione della forza-lavoro intellettuale da parte della società e ai fini della società stessa, che sono poi quelli di «allevarsi quanto prima è possibile utili impiegati, e assicurarsi della loro incondizionata arrendevolezza». Di fronte a tale brutale intervento, ogni cultura che non voglia identificarsi con l'ordine costituito dovrà agire contro di esso. Dietro la spinta verso una diffusione sempre maggiore della cultura, in cui riconosceva uno dei «dogmi preferiti dall'economia politica di questa nostra epoca», Nietzsche vide dunque un proposito di oppressione e di sfruttamento, insomma l'ombra stessa dell'«economia politica» nel suo senso più generale. Apparirà perciò giustificato leggere questo testo anche come una preveggente analisi dell'industria culturale - e lo storicismo, qui attaccato frontalmente come il maligno incanto che riesce a «paralizzare» ogni impulso a mettere...
Il fisiologo
Una intera, folta letteratura, quella dei 'bestiari' - il cui fascino oggi è ridiventato acutissimo, basti pensare alla Zoologia fantastica di Borges - risale a questo prezioso libretto, che ha avuto nella nostra civiltà un'influenza capillare, di cui ritroviamo le tracce nelle grandi opere dell'arte medioevale, in tante immagini poetiche tradizionali, infine nella selvaggia 'storia naturale' delle fiabe, dei proverbi e dei modi di dire. Scritto, secondo l'ipotesi più accreditata, in Alessandria, e in ambiente gnostico, fra il II e il V secolo dopo Cristo da un autore ignoto, Il Fisiologo si articola in capitoletti stupendamente concisi, che descrivono i «costumi» di vari animali, comuni o immaginari, e le proprietà di alcune pietre: incontriamo così la iena ermafrodita, il castoro che si strappa i testicoli, la pantera dalla voce profumata, l'unicorno allattato dalla vergine, la vipera dal volto di donna che strappa la testa al maschio dopo la copula - e tante altre meraviglie, presentate come fatti elementari e indiscutibili. Ma non questo soltanto ci dice il Fisiologo: ognuno dei caratteri di cui parla è infatti anche una cifra simbolica, che permette di passare a significati ulteriori, enigmi divini e infernali, oscuramente scritti...
Lo zen e il tiro con l'arco
Questo piccolo libro è un illuminante, lucido e utile resoconto, scritto da un occidentale, di come un occidentale possa avvicinarsi allo Zen. Un professore tedesco di filosofia, Eugen Herrigel, vuole essere introdotto allo Zen e gli viene consigliato di imparare una delle arti in cui lo Zen da secoli si applica: il tiro con l'arco. Comincia così un emozionante tirocinio, nel corso del quale Herrigel si troverà felicemente costretto a capovolgere le sue idee, e soprattutto il suo modo di vivere. All'inizio con grande pena e sconcerto. Dovrà infatti riconoscere prima di tutto che i suoi gesti sono sbagliati, poi che sono sbagliate le sue intenzioni, infine che proprio le cose su cui fa affidamento sono i più grandi ostacoli: la volontà, la chiara distinzione fra mezzo e fine, il desiderio di riuscire. Ma il tocco sapiente del Maestro aiuterà Herrigel a scrollarsi tutto di dosso, a restare "vuoto" per accogliere, quasi senza accorgersene, l'unico gesto giusto, che fa centro quello di cui gli arcieri Zen dicono: "Un colpo, una vita". In un tale colpo, arco, freccia, bersaglio e Io si intrecciano in modo che non è possibile separarli: la freccia scoccata mette...
Vite di Paolo, Ilarione e Malco
Quando, nella seconda metà del secolo IV, il dotto e iroso Girolamo si accinse a scrivere le vite dei tre monaci Paolo, Ilarione e Malco, da circa cento anni ormai i deserti dellEgitto e della Siria erano stati invasi da laceri abitatori, sparsi in grotte, montagne, buche, crepacci, esposti ai venti, ai demoni e alle belve, atleti di una nuova virtù e di una nuova regola di vita, che si opponevano radicalmente a quelle del morente mondo pagano. Girolamo apparteneva appunto a tutti e due quei mondi: da una parte vigorosissimo propugnatore della fede cristiana, dallaltra intellettuale intriso in ogni fibra della cultura classica, sicché per lui il peccato più temibile e più amato era quello di rimanere pur sempre «ciceroniano». Eppure, avvicinandosi a quel nuovo genere letterario, popolare e naïf, che era la vita dei santi, Girolamo seppe mettere tutte le sue astuzie e raffinatezze di scrittore al servizio di una verità che doveva invece presentarsi come unanonima favola, una leggenda ancora palpitante di storia. Con perfetta concisione, con grande senso del concreto, con ricca capacità evocativa del fantastico, Girolamo è riuscito a chiudere in poche pagine tre vicende diversamente esemplari e...
La nascita della filosofia
Quello che si incontra comunemente, negli studi odierni sulla filosofia greca, è il tentativo di restituire contenuti remotissimi da noi con gli strumenti più moderni, condizionati dalle formule e dai metodi odierni della ricerca storica, in breve con il linguaggio filologico. Qui invece Giorgio Colli prova a far riemergere il periodo culminante della Grecia - il settimo, il sesto, il quinto secolo a.C. -, il più lontano da noi e dalla nostra comprensione, senza suggerire approcci specialistici. L'accessibilità del suo modo di esporre è raggiunta mediante un'inversione di prospettiva: non sono gli occhi del presente a guardare quei secoli, rimpiccioliti dalla grande distanza, e neppure gli occhi del quarto secolo a.C., di Aristotele, ma al contrario si tenta di evocare uno sguardo «alle spalle» di quei secoli, uno sguardo gettato dagli dèi omerici e pre-omerici. In questo spingersi all'indietro, verso un'antichità dal profilo incerto, l'origine della filosofia greca, questo evento misterioso, non è ricacciata in un passato più lontano, ma viene riportata al contrario a un'epoca assai posteriore, è un prodotto mediato che si lega al nome di Platone. Prima c'è l'età dei sapienti. Quando nasce la filosofia, la parabola dell'eccellenza greca ha...
Il dottor Semmelweis
Prima di diventare Céline, cioè uno degli scrittori grandissimi del nostro secolo, Céline fu lo studente di medicina Louis-Ferdinand Destouches. Come tale dedicò la sua tesi, nel 1924, alla vita di uno degli eroi scientifici dell'Ottocento: Ignazio Filippo Semmelweis, il debellatore dell'infezione puerperale - che falciava allora migliaia e migliaia di vite - grazie a una scoperta enorme, eppure semplicissima: osservò che le puerpere venivano visitate dai medici che avevano appena sezionato cadaveri e non pensavano certo a lavarsi le mani. Imponendo la disinfezione, Semmelweis si rivelò l'unico non colpito dalla mostruosa cecità del suo secolo, che trattava morte e nascita come fossero la stessa cosa. Con lo slancio entusiastico di un giovane adepto della scienza, Céline traccia in questo testo la vita di un puro, trascinato dal destino alla sua scoperta e, insieme con essa, a un clamoroso susseguirsi di incomprensioni e persecuzioni, che lo spingeranno alla follia e a una morte atroce. Ma il materiale sembra trasformarsi nel corso del libro: al destino di Semmelweis si sovrappone quello, non ancora vissuto, di Céline stesso, il suo senso costante di persecuzione e di isolamento, la sua sete di colpa e di tortura;...
Note sul «Ramo d'oro» di Frazer
Queste Note sul “Ramo d'oro” di Frazer sono una fra le più singolari delle molte sorprese che ha offerto in questi anni, e continuerà a offrire, la pubblicazione degli inediti di Wittgenstein. In queste rapide e densissime pagine, che raccolgono una serie di postille alla grande opera di Frazer, attraverso la quale la cultura occidentale aveva preso ufficialmente atto del mondo religioso dei 'primitivi', Wittgenstein ha dato il suo unico contributo 'esplicito' all'antropologia - e anche in questo caso è riuscito a creare quel ribaltamento delle prospettive che il suo pensiero ha portato dovunque si sia mosso. Innanzitutto abbozzando una 'antropologia dell'antropologo' - fondata su questo assioma: «Frazer è molto più selvaggio della maggioranza dei suoi selvaggi» - davvero sbalorditiva, se si pensa che le prime di queste pagine sono del 1931, mentre le 'scienze umane' hanno cominciato a porsi quel problema, peraltro in modo piuttosto goffo, solo in questi ultimi anni. Inoltre, Wittgenstein ci propone qui certe letture di fatti religiosi 'primitivi' che non solo mostrano come Frazer spesso desse, di quegli stessi fatti, una banale razionalizzazione 'vittoriana', ma in certo modo li toccano al cuore, con quella capacità di percepire e...
Siddharta
Chi è Siddharta? È uno che cerca, e cerca soprattutto di vivere intera la propria vita. Passa di esperienza in esperienza, dal misticismo alla sensualità, dalla meditazione filosofica alla vita degli affari, e non si ferma presso nessun maestro, non considera definitiva nessuna acquisizione, perché ciò che va cercato è il tutto, il misterioso tutto che si veste di mille volti cangianti. E alla fine quel tutto, la ruota delle apparenze, rifluirà dietro il perfetto sorriso di Siddharta, che ripete il "costante, tranquillo, fine, impenetrabile, forse benigno, forse schernevole, saggio, multirugoso sorriso di Gotama, il Buddha, quale egli stesso l'aveva visto centinaia di volte con venerazione". Siddharta è senz'altro l'opera di Hesse più universalmente nota. Questo breve romanzo di ambiente indiano, pubblicato per la prima volta nel 1922, ha avuto infatti in questi ultimi anni una strepitosa fortuna. Prima in America, poi in ogni parte del mondo, i giovani lo hanno riscoperto come un loro testo, dove non trovavano solo un grande scrittore moderno ma un sottile e delicato saggio, capace di dare, attraverso questa parabola romanzesca, un insegnamento sulla vita che evidentemente i suoi lettori non incontravano altrove.
EUR 10.20
La psicologia del giocatore di scacchi
«Mi piace vederli dibattersi»: così confessò, a proposito dei suoi avversari, Bobby Fischer, prima di strappare a Spassky, nel 1972, il titolo di campione mondiale di scacchi. Al di là delle spiegazioni più immediate (denaro e fama), questo libro ricerca le motivazioni segrete che hanno indotto uomini dai talenti più diversi a dedicare al gioco uno smisurato spazio mentale e pratico. L'autore non offre soltanto una psicoanalisi degli scacchi, ma ripercorre la vita dei campioni del mondo e i loro conflitti: da Morphy, che si ritirò dal gioco all'età di ventidue anni per soccombere poi gradualmente a una nevrosi, a Steinitz, che in stati allucinatori giocava con Dio, concedendogli il vantaggio di un pedone e della prima mossa, da Alechin, «il sadico del mondo scacchistico», a Fischer, un genio dalle reazioni spesso incomprensibili. Il gioco degli scacchi, che incanala, e nello stesso tempo esaspera, un'aggressività implacabile, appare infatti destinato a sviluppare fantasie di onnipotenza. Non mancano però, nel libro di Fine, anche gli «anti-eroi», che cercano di resistervi: né stupisce la difficoltà della loro lotta, ove si pensi che la teoria del gioco coinvolge anche l'ideologia, tanto che si è parlato di stile...
Il principio maggioritario. Profilo storico
Molto si parla di democrazia, ma troppo poco si sa della sua storia. Questo acutissimo saggio, dovuto a uno dei maggiori storici del diritto, ripercorre le vicende di due nozioni capitali della democrazia: l'elezione a maggioranza e il dissenso. Partendo dalle formulazioni di Aristotele e del diritto romano, soffermandosi poi sulle soluzioni della Chiesa cristiana dei primi secoli e sull'apporto delle civiltà barbariche, per giungere infine ai diversi sistemi sperimentati negli Stati moderni, dall'Inghilterra alla Svizzera, dalla Polonia agli Stati Uniti, Ruffini ci mostra, in un'esposizione limpidissima e straordinariamente lucida, come il «principio maggioritario» e la valutazione del dissenso possano assumere cento volti dissimili a seconda della situazione storica in cui compaiono e come nelle loro trasformazioni si rispecchino i principali problemi teorici e pratici di ogni democrazia, problemi che anche per noi sono del tutto aperti. Pubblicato nel 1927 in pieno fascismo (e da uno dei pochissimi professori universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al regime), questo piccolo libro è un classico che deve ancora essere scoperto. Attuale oggi più che mai, aspetta dunque in certo modo di trovare i suoi lettori con questa edizione, riveduta dall'autore nella forma e arricchita di...
La sequestrata di Poitiers
Rinchiusa per venticinque anni in una camera buia, su un letto incrostato di escrementi e residui di cibo, ridotta a un fragile mucchio di ossa, circondata da insetti e da scritte deliranti incise sul muro, Mélanie Bastian fu liberata dalla polizia il 22 maggio del 1901 in conseguenza di una denuncia anonima. Il caso giudiziario che ne nacque, le accuse che furono mosse alla madre e al fratello, rispettabili borghesi di provincia, ebbero echi clamorosi per lungo tempo. André Gide, che era sempre stato attratto dalle vicende giudiziarie, e già nel 1912 aveva voluto fare il giurato alla Corte d'Assise, riaprì nel 1930 il caso della sequestrata di Poitiers con questo libretto, insieme lucida cronaca dei fatti e tentativo di interpretazione di un mistero che, come sempre accade, il tribunale era riuscito appena a sfiorare. Il primo problema che il caso pone è, di fatto, questo: fino a che punto si può dire che Mélanie fu sequestrata, per sordide ragioni, da sua madre e da suo fratello? Fino a che punto si può affermare che fra questi tre personaggi esisteva una sorta di inaudita complicità? Con magistrale penetrazione psicologica, Gide ci guida sul...
L' uomo difficile. Commedia
Come l'Andrea fra le sue opere in prosa, L'uomo difficile (1918) è la punta trasparente e acuminata dell'opera teatrale di Hofmannsthal. In questa sublime 'commedia mondana' Hofmannsthal ha racchiuso un autoritratto cifrato, indispensabile per capirlo. Maestro delle superfici e delle maschere, ha voluto celare il suo segreto nella cronaca svagata e briosa di una serata in società, dove il gioco serrato, e musicalmente scandito, delle entrate e delle uscite sembra a prima vista disegnare una tradizionale commedia degli equivoci amorosi, dove ogni persona corteggia la persona sbagliata. Ma qui il malinteso assume in certo modo una dimensione di assoluto, diventa il sigillo di ogni azione: ed è proprio il senso acutissimo di questo malinteso legato fatalmente a ogni gesto, a ogni parola pronunciata, a rendere così 'difficile' il protagonista della commedia: aristocratico viennese che esercita quasi senza volerlo un enorme fascino su chiunque lo incontri, incarnazione vivente di un'intera civiltà vicina a estinguersi, segnato a fondo da atroci ed eroiche esperienze di guerra, di cui mai parlerebbe, pronto a cancellarsi totalmente e a negare la propria felicità pur di non cedere all' 'indecenza' di esprimere la propria volontà. Intorno a questo straordinario personaggio...
Enten-Eller. Vol. 1: Un frammento di vita.
Enten-Eller - generalmente nota, almeno in Italia, col titolo Aut-Aut - è l'opera più lunga, più articolata e più celebre di Kierkegaard. Venne pubblicata nel 1843 sotto lo pseudonimo di Victor Eremita, e provocò subito molto sconcerto in Danimarca. E da allora, a mano a mano che quest'opera capitale è filtrata nella cultura europea, tale sconcerto è diventato quasi il contrassegno della reazione a tutta l'opera di Kierkegaard, costruzione proliferante e labirintica, dove la filosofia viene costretta a bagnarsi in tutte le acque della vita, dove ogni affermazione subisce la prova del paradosso, dell'ironia, degli pseudonimi. Insieme a Nietzsche, Kierkegaard ci appare oggi come il primo filosofo che ha fatto uscire la filosofia dall'area che si era tracciata negli ultimi secoli e perciò si pone sulla soglia di tutto il pensiero moderno, non certo soltanto dell'esistenzialismo, che pure da lui discende. La presente edizione, la prima completa che appaia in Italia, è divisa in cinque tomi. Condotta con rigore filologico da Alessandro Cortese, si propone una puntigliosa fedeltà al testo kierkegaardiano: l'abbandono del titolo Aut-Aut, che falsa la ricchezza di significati del titolo originale, viene giustificata con dovizia di argomenti nell'introduzione al presente...
Confessioni
Quando Paul Verlaine, nel 1894, si mise a scrivere le sue Confessioni, a dieci soldi per riga, era al tempo stesso il Principe dei Poeti, l'annunciatore glorioso della poesia maledetta, e una sorta di patetico barbone, che passava lunghe ore davanti all'assenzio nei caffè di Saint-Germain, fra un soggiorno e l'altro nelle desolate camere degli ospedali pubblici. Nei suoi cinquant'anni aveva conosciuto, e aveva cantato, le esperienze più opposte: l'ovattata infanzia borghese in provincia e il turbinoso sodalizio con Rimbaud, la vita dell'impiegato e la vita del vagabondo, la blasfemia e la conversione religiosa, Satana e la Vergine, amori delicatissimi e amori grandiosamente osceni, la prigione e la gloria incontestata. Ma con le sue Confessioni Verlaine non ha certo voluto introdurci pomposamente ai suoi segreti, che sapeva custodire tanto bene, proprio nella sua irriducibile svergognatezza: ha voluto darci soltanto delle «note della sua vita», fuggitive, tracciate con una matita nervosa e svelta, accennando e passando oltre. Il risultato è prezioso: attraverso le vicende tormentate, e talvolta grottesche, della sua educazione sentimentale e letteraria, percepiamo subito nettamente il suo inconfondibile tono, malinconico e leggero, torbido e innocente, un tono che, una volta percepito, conquista...
La mia vita. Scritti autobiografici 1856-1869
Fin dalla prima giovinezza, Nietzsche cominciò a raccontarsi a se stesso, quasi provando quello strumento che, all'apice della sua vita, avrebbe dato i prodigiosi accordi di Ecce homo. I primi testi in cui Nietzsche afferma l'intenzione di «tenere un diario a cui affidare alla memoria tutto ciò che di triste o di lieto colpisce il mio cuore» risalgono addirittura all'anno 1856, quando egli aveva dodici anni. Da allora fino al 1869, Nietzsche riprenderà e abbandonerà più volte progetti di memorie, spesso col titolo La mia vita, accumulando così una serie di testi che sono per noi, oggi, preziosi. L'infanzia a Naumburg, la morte del padre, la «costrizione quasi militaresca» della «veneranda» scuola di Pforta, i primi amici, le prime letture (dall'inevitabile Schiller all'allora poco noto Hölderlin), l'apparizione di Wagner, la scoperta della filologia, il formarsi di una sensibilità per così dire sotto i nostri occhi: tutto questo troviamo nel presente volume, che contiene testi finora mai tradotti in Italia. «Come pianta io nacqui all'ombra del cimitero, come uomo in una canonica»: un velo di gravità e di malinconia copre questi primi anni, studiosi e nobili di Nietzsche: ma più volte sentiamo già presente...
Al di là del bene e del male
L'opera è divisa in nove capitoli: "Dei pregiudizi dei filosofi", "Dello spirito libero", "Della mania religiosa", "Aforismi e interludi", "Per la storia naturale della morale", "Noi dotti", "Le nostre virtù", "Popoli e patrie", "Che cos'è aristocratico?", chiude l'opera un epodo "Dall'alto dei monti". Nell'opera N. afferma che il problema morale è più essenziale di quello teologico. Per eliminare il pregiudizio della morale è necessario un nuovo indirizzo di cultura e a tal fine si potranno impiegare gli "spiriti liberi", immuni da quel pregiudizio. Conclusione delle tendenze dell'Europa democratica sarà una schiavitù imposta da una forte razza e la futura aristocrazia dominatrice potrà nascere solo da una lunga disciplina.
EUR 11.05
La nascita della tragedia
Con La nascita della tragedia, sua prima opera, pubblicata nel 1876, Nietzsche appare subito nella sua unicità, ponendo al pensiero e alla vita nuove esigenze e nuovi criteri. In queste pagine si rivela, in una splendida orchestrazione musicale, dove il respiro wagneriano regola il flusso di una prosa inaudita nella lingua tedesca, quell'intuizione totale della civiltà greca - non accertamento storico, ma al contrario intenzionale riconquista di potenti categorie, quali l'apollineo e il dionisiaco, e, dietro a esse, della perduta saggezza tragica - che aveva guidato Nietzsche agli studi classici e resterà poi per sempre la sua stella polare: qui tale intuizione si presenta in una sorta di «iniziazione letteraria, dove il rituale misterico è sostituito dalla parola stampata». Forma di per sé azzardata e dissestante, sicché appare inevitabile che il libro provocasse grande scandalo nel mondo accademico; così avvenne, e fu un grande filologo, Wilamowitz, ad attaccare direttamente Nietzsche. Ma, anche per quanto riguarda la realtà storica, si può dire che il tempo ha agito in favore di Nietzsche: in questi cento anni, di fatto, il rigore filologico non può vantarsi di aver raggiunto grandi certezze sulle origini della tragedia greca -...