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Lizzie
«Quella giovane donna, anonima e ottusa, che ogni mattina si reca in ufficio per vidimare le lettere in arrivo al museo dove lavora, neanche ci pensa a entrare in contatto con la propria vita interiore. In compenso, avverte un persistente mal di schiena, continue emicranie e vertigini, oltre a soffrire d'insonnia: i primi sintomi di quel vero e proprio abisso mentale in cui sta per precipitare ... Shirley Jackson è abilissima a mettere in scena questo terrificante teatro dell'anima, con le diverse personalità che entrano ed escono di scena, prendendo via via il controllo del corpo». (Franco Marcoaldi)
EUR 10.20
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Un uomo solo
«Uno dei romanzi che più ho amato in vita mia ... Pubblicandolo nel 1964, anche l'autore avvertì di avere scritto il proprio capolavoro - e aveva alle spalle una meraviglia come "Addio a Berlino" (da cui "Cabaret"). In effetti, si tratta di un testo il cui equilibrio narrativo è praticamente perfetto: perfettamente in bilico tra commozione e distacco - un racconto dove non c'è una virgola di troppo, non una di meno.» - Mario Fortunato\r\n\r\nGià negli anni Trenta, quando scrisse «Addio a Berlino», Christopher Isherwood sosteneva di voler trasformare il suo occhio di romanziere nell'obiettivo di una macchina fotografica. Ma per lungo tempo - attraverso libri molto diversi fra loro, e spesso segnati dai personaggi fittizi o reali che raccontavano - l'intenzione rimase una di quelle fantasticherie stilistiche che spesso gli scrittori inseguono per tutta la vita senza realizzarle mai. E invece nel suo ultimo romanzo - questo - Isherwood trasforma una giornata nella vita di George, un professore inglese non più giovane che vive in California, in un'asciutta, e proprio per questo struggente, sequenza di scatti. Non è una giornata particolare per George: solo altre ventiquattr'ore senza Jim, il suo compagno morto...
La vedova Couderc
«La parte centrale del romanzo è sorretta dalla tensione fortissima che scaturisce dal complesso rapporto tra i personaggi e che, per fare un paragone, ricorda quella, quasi insostenibile, del romanzo Misery di Stephen King (lo scrittore prigioniero della sua ammiratrice pazza). Una situazione senza vie d'uscita». (Corrado Augias)
EUR 10.20
Il libro degli esseri a malapena immaginabili
Un bestiario degli animali più strani e dimenticati al punto che non sembrano neanche appartenere al nostro mondo\r\n«La prima volta che si vede un axolotl - o assolotto - è difficile distogliere lo sguardo. Gli occhi a capocchia di spillo privi di palpebre, le branchie che si diramano dal collo come morbidi coralli, il corpo da lucertola provvista di braccine e gambette esili con le loro dita, e infine una coda da girino lo fanno sembrare una creatura aliena»\r\n\r\nDa tempi molto lontani i bestiari autentici e quelli immaginari concorrono in parti quasi uguali al disegno della zoologia cosi come la conosciamo, o crediamo di conoscerla. Si sono a lungo specchiati, imitati a vicenda, guardati a seconda dei casi con rispetto e con sospetto, i due generi: finché qui, per la prima volta, non si ritrovano fusi in qualcosa di nuovo. Sì, Caspar Henderson è andato a trovare dove nemmeno li si cercherebbe - nelle profondità degli oceani, negli angoli più inospitali di deserti roventi - intere famiglie di viventi di cui tutto ignoravamo, a cominciare dall'aspetto; oppure ha raccontato particolarità di animali tanto vicini a noi da risultarci, ormai, quasi invisibili. E li...
Degas parla
Daniel Halévy ha saputo cogliere il suono della «sua bella voce», soprattutto quando era «intima e sofferta» - quando lasciava affiorare l'ombra tormentosa di quella «catastrofe inconfessata» che aveva segnato la sua esistenza.\r\n\r\n«Daniel Halévy, amico di Proust, era un ragazzo quando, a fine Ottocento, Edgar Degas frequentava la sua casa a Parigi. Dell'artista delle ballerine registrò su un diario parole, battute e sofferenze. Per chi ama studiare anche il retro della tela» - Robinson, La Repubblica\r\n«Vengo a sapere che Dagas è malato, come sempre ai bronchi. Ha cambiato casa adesso abita in boulevard de Clichy. Ci vado. È la mia prima visita. Una delle nipoti, venuta ad assisterlo, mi apre e mi accompagna in camera da lui: una camera nuda, nuova, senza passato. Degas è a letto, immobile. Mi riceve con un paio di parole gentili. Mi accomodo su una sedia. Conversazione inesistente»\r\n\r\nEdgar Degas era schivo, taciturno, intransigente. E molto solo, perché solo, e isolato (soprattutto dagli artisti suoi contemporanei) voleva essere. Frequentava pochissimi amici, andava in pochissime case. Una di queste fu, per vent'anni, quella degli Halévy: tra il 1877 e il 1897 rari erano i giorni in cui non pranzasse o...
Sull'Iliade
Nell'"Iliade", come nella Bibbia, «la vita è essenzialmente ciò che non si lascia valutare, misurare, condannare o giustificare dal vivente». Traduzione di Simona Mambrini. Con una Nota di Jean Wahl.\r\n«Ancora una volta, la bellezza fa splendere sulla sofferenza la possibilità di salvezza. Di nuovo i suoi raggi trapassano la nube e scavano nella tormenta il sentiero della pace.(...) Troviamo così già espressa in Omero, con una pienezza mai eguagliata dai filosofi, quell'intuizione dell'identità di bellezza e verità che impregna il pensiero greco»\r\n\r\nRachel Bespaloff non incontrò mai Simone Weil. Eppure le affinità e le coincidenze biografiche sono tali che si è parlato, a giusto titolo, di «vite parallele»: filosofe entrambe, entrambe ebree di lingua francese, entrambe costrette, nel 1942, a cercare rifugio negli Stati Uniti. E, circostanza ancora più impressionante, nello stesso periodo in cui Simone Weil si concentrava sullo studio dell'"Iliade" - ne sarebbe nato un saggio fondamentale - Rachel Bespaloff dedicava all'"Iliade" pagine altrettanto fondamentali, fra le più dense e ispirate che siano mai state scritte. Anche per lei, come per la Weil, nell'"Iliade" la «forza» appare come «la suprema realtà e insieme la suprema illusione dell'esistenza». Nel poema non ci sono...
Gli inconvenienti della vita
Solo Peter Cameron sembra avere ancora il coraggio, e la forza stilistica, di trasformare storie simili in opere di varia lunghezza, fatte di dettagli che riconosciamo, e del vuoto spesso atroce che li separa.\r\n«E da sette anni stava scrivendo un libro, il suo secondo romanzo, ma l'incidente aveva cambiato anche questo. Il suo lavoro procedeva lento, molto lento, le parole e le pagine si accumulavano in modo quasi invisibile, come un'incerta nevicata di ottobre quando il terreno è ancora troppo caldo per preservare la neve.»\r\nQueste storie raccontano due diverse e molto singolari forme di inquietudine: il malessere sottile che si allarga come una crepa nella vita in comune di due uomini, e la lunga guerra «misteriosa e mai dichiarata» in cui può trasformarsi un matrimonio di vecchia data. Le due coppie non potrebbero essere più distanti: lo scrittore in crisi creativa che divide un appartamento a Tribeca con un avvocato in carriera, e i due pensionati di una spenta cittadina di provincia, dove gli unici eventi degni di nota sono le periodiche inondazioni del fiume e gli appuntamenti della chiesa metodista. Casi da cui emana la sensazione di «un vivere fasullo, rabberciato, sempre...
Ai lati opposti delle barricate. Corrispondenza e scritti (1948-1987)
Come testimonia questo libro, che raccoglie tutti i materiali nati da quel confronto, il risultato è sorprendente: più che di nazismo, i due discutono di «teologia politica», di Thomas Hobbes, di san Paolo, di Walter Benjamin, di 'katechon' e messianismo, con il lucido intento di interrogarsi sui presupposti più profondi delle rispettive posizioni. \r\n«La mia non vuole essere una critica pedante, ma la domanda meditabonda di un giovane che, nonostante l'ampia letteratura sull'argomento, fatica a immaginare gli anni Venti. Per uno che volesse salvare la sostanza metafisica, le strade verso sinistra o verso destra erano ugualmente aperte?»\r\nNessuno sa che cosa si dissero Jacob Taubes e Carl Schmitt le poche volte che, a coronamento di un fitto scambio epistolare, si incontrarono di persona in casa di Schmitt a Plettenberg, sul finire degli anni Settanta. Quel che è certo è che quei dialoghi, ricordati dal primo come «veementi» e dal secondo come gli unici ormai in grado di agire in lui con la forza dirompente di un esplosivo, rappresentarono il delicatissimo punto di tangenza tra due visioni del mondo che la storia aveva messo «ai lati opposti delle barricate»: da una parte quella del rabbino...
La cucina di notte
Robinson. Ediz. a colori
Dal buio della sua cameretta, il piccolo Peter intraprende un viaggio immaginario sulle orme di Robinson fino al paesaggio incantato di un'isola remota. Dove, come tanti bambini prima e dopo di lui, troverà il coraggio e la fiducia che servono ad affrontare il mondo. Età di lettura: da 6 anni.
EUR 18.70
Il latte dei sogni
Una delle stanze di casa Carrington, in Messico, era coperta di disegni di Leonora, che facevano paurissima ai bambini. Per tranquillizzarli, allora, la mamma cominciò a raccontare (e a illustrare) storie molto fantastiche e molto buffe, via via raccolte in un quadernetto privato. Che ora, tanti anni dopo, è diventato un libro diverso da tutti. Età di lettura: da 6 anni.
EUR 12.75
La vita e le avventure di Robinson Crusoe
«Noi sappiamo: non soccomberà sotto l'aggressione delle magnifiche, impersonali ondate; non perirà nell'isola, preda di belve e selvaggi; conosciamo il mistero dell'orma nella sabbia; eppure sempre la storia smuove in noi intatte emozioni. Dunque sono, questi, terrori, tremori, speranze, ringraziamenti più fondi di quel che può suggerire l'identificazione passionale col personaggio; la solitudine di Robinson mima una storia più grave ed oscura che, a nostra protezione, resta in noi per solito inarticolata. Il Robinson è un mito: e ci domina non dilettandoci con una mera narrazione di eventi, ma guidandoci a taluni nodi di privilegiato sgomento e rivelazione». (Giorgio Manganelli)
EUR 9.35
Emicrania
«Qualsiasi profano interessato in qualche modo alla relazione fra corpo e mente, anche se non lo capirà in ogni dettaglio, troverà questo libro affascinante come lo ho trovato io ... In tutti i casi di disturbi funzionali, è di primaria importanza il rapporto personale fra medico e paziente. "Ogni malattia è un problema musicale," diceva Novalis "e ogni guarigione è una soluzione musicale". Ciò significa, come scrive il dottor Sacks, che a prescindere dal metodo che il medico sceglie, o è costretto a scegliere, vige soltanto una regola fondamentale: "... bisogna sempre ascoltare il paziente. Perché se qualcosa affligge i pazienti emicranici, oltre all'emicrania, è il fatto di non essere ascoltati dai medici: osservati, analizzati, imbottiti di farmaci, spremuti, ma non ascoltati".» (W.H. Auden)
EUR 12.75
Le altissime torri. Come al-Qaeda giunse all'11 settembre
Questa storia parla di un saudita non poi così ricco, né così carismatico, né così brillante, che l'incontro con un medico egiziano ha trasformato nell'immagine stessa del terrore globale; di una vicenda ormai molto lunga (e qui ricostruita in modo scrupoloso, con una quantità di particolari inediti), nata alla lettera dalle pagine roventi che il padre fondatore del "jihad" moderno, Sayyid Qutb, scrisse negli anni Quaranta durante il suo lungo soggiorno americano; di un progetto vagheggiato fra i campi di Al Qaeda in Sudan e le montagne afghane, e a lungo ritenuto irrealizzabile; di come il complicato reticolo di mosse destinato a realizzarlo avesse destato i sospetti dell'investigatore più anarchico, inaffidabile e tenace dell'FBI, John O'Neill; della frenetica corsa contro il tempo di O'Neill per impedire un attentato che poteva essere impedito; della sua sconfitta, e della sua morte proprio nel crollo delle Twin Towers. Di tutto questo, e di innumerevoli altre vicende e figure, è intessuta la ricostruzione di Wright su come sia nata e si sia sviluppata al Qaeda.
EUR 12.75
Il sospettato
Un romanzo à bout de souffle, uno dei\r\npochi di Simenon, ha scritto André Gide,\r\nin cui il protagonista agisce dall'inizio alla\r\nfine «spinto da una volontà ferrea»\r\n\r\nQuando Pierre Chave, in una notte di pioggia scrosciante, attraversa illegalmente la frontiera tra il Belgio e la Francia (dov'è ricercato per diserzione), non ignora che la sua sarà una corsa contro il tempo: per impedire che una bomba scoppi in una fabbrica di aerei, nella periferia di Parigi, facendo decine di vittime innocenti, deve a ogni costo riuscire a trovare Robert, il «ragazzino» infelice e bisognoso di affetto che, dopo averlo venerato come un maestro, si è sottratto alla sua influenza lasciandosi indurre a compiere un attentato. Pierre deve salvare gli operai della fabbrica - e deve salvare lo stesso Robert dal macchiarsi di una colpa orrenda. Perché, pur avendo strenuamente creduto nell'ideale anarchico, aborre la violenza e sa che il terrorismo come metodo di lotta politica è una strada senza uscita. Ma la sua è una missione quasi disperata: perché su di lui pesano non solo i sospetti della polizia, ma anche quelli dei suoi stessi compagni, convinti che sia stato lui a tradirli.
EUR 15.30
Il cuore vero
Sylvia Townsend Warner ci fa vivere una delle più enigmatiche ed emozionanti storie d'amore che sia dato leggere, ispirata ad Amore e Psiche.«Armato di ritmo, musicalità e inventiva, Il cuore vero richiama Thomas Hardy nel sortilegio della natura che rispecchia gli umani destini, e "hardiana" è anche la protagonista, l'orfana sedicenne Sukey, simile a Tess dei d'Urbervilles nella purezza, nell'onirico isolamento, nell'affetto per le mucche e nel candido slancio con cui si perde nell'amore» - Leonetta Bentivoglio, Robinson\r\n\r\n«Faceva un caldo soffocante, eppure lei aveva avuto una sensazione di freddo, di realtà; era raggelata dalla fame, dai tormenti dell'ansia e dall'emozione. I fiori anneriti dei tigli spandevano nell'aria la loro dolcezza di morte, le colombe volavano da un ramo alla colombaia, dalla colombaia a un ramo con un frullo d'ali repentino e leggero, e lei era rimasta lì, immobile, distratta, mentre le sgorgava dentro, schietto, malinconico, un amore appassionato per Mrs Seaborn, una fiducia appassionata, una ubbidienza e una mitezza appassionate, l'adorazione, schietta, malinconica, per la mortale creta di una creatura di luce.»\r\n\r\nNell'Inghilterra vittoriana sukey Bond, appena uscita dall'orfanotrofio, viene mandata a servizio in una fattoria dell'Essex. Nulla di meno fiabesco, verrebbe da pensare....
Viaggio a Norimberga
Nel 1925 Hermann Hesse decide di lasciare l'eremo in cui si è ritirato in Svizzera e di accogliere l'invito a tenere una serie di pubbliche letture in Germania: proprio lui che riconosce di essere «restio ai viaggi e alle frequentazioni umane», lui che trova la prospettiva di esibirsi in pubblico «talvolta spaventosa». Ne nasce così un viaggio, «in sé insignificante e fortuito», che nell'arco di due mesi lo porterà dal Canton Ticino alla Baviera. E non sarà, come ci si potrebbe aspettare, il tradizionale itinerario illuminante e foriero di saggezza, bensì quello tortuoso e spesso accidentato, intrinsecamente comico, del più idiosincratico dei viaggiatori, tra reminiscenze infantili ma anche ansie tormentose, tra momenti di trasognata contemplazione ma anche di rabbiosa insofferenza (per i telefoni nelle stanze d'albergo, per le auto nelle strade di Norimberga, ma soprattutto per i riti della società letteraria). E da questa peculiare combinazione di elementi Hesse, con suprema autoironia, è riuscito a trarre, come nel caso della "Cura", uno squarcio esilarante della vita dello scrittore quando incontra il suo pubblico.
EUR 10.20
La rivoluzione sconosciuta. Una scelta di testi
«Tutti i mali del secolo sono stati fatti esclusivamente da errori della mente. I più testardi sono stati i più scellerati.»\r\n\r\nNel presentare «ai cittadini e agli amici» la mostra-spettacolo su quel «mistero della Storia» che fu il 1789 e sulle sue «propaggini materiali e occulte», Guido Ceronetti, insieme agli attori del Teatro dei Sensibili, decise di porre in epigrafe alla sua scelta di testi una frase di Céline: «Tutto quel che è interessante avviene nell'ombra, decisamente. Nulla si sa dell'autentica storia degli uomini». Quelli che seguono non potranno essere quindi che «pensieri in libertà», erratici e spesso contraddittori. Eppure, se (come in certi giochi enigmistici) si uniscono i puntini di questo percorso, si scopre un disegno nascosto, che spalanca altri percorsi, indica altre vie, e invita a fermarsi e a riflettere su ciascuna di queste pagine. Da Hölderlin («Furono cinque estati in cui fu grande, / Corruscando, la vita...») a Blake («Tigre, tigre, oh bagliore / Nella notte...»), da Massignon (che vede la Regina martire salire al patibolo «con gesti virili, di Walchiria, di amazzone») al Tao-tê-ching («Il mondo, vaso spirituale, non si lascia plasmare»), passando per Bataille, Bloy, Leopardi, Calasso e molti...
Molto difficile da dire
«Comunisti, africani e barcamenosi», «La ceramica delle tenebre», «I container impassibili», «Per ritardato arrivo dell'aeromobile», «Il rituale per fare una casa sumera». Per raccontare il mondo di Ettore Sottsass, a volte basterebbero i titoli che sceglieva per i suoi - diversissimi - testi. E se di qualsiasi altro autore sarebbe naturale dire che gli scritti apparsi dopo i trent'anni segnano il passaggio alla maturità, nel suo caso la frase finisce inevitabilmente per suonare vuota. Vero, dai primi anni Sessanta Sottsass comincia a pensare, e a scrivere, come il grande architetto e designer che sta diventando, sui suoi amori, canonici e no, dal Bauhaus al Teatro Nō, sul suo mestiere, sul mondo irrequieto in cui si trova a esercitarlo. Ma intanto viaggia - in Grecia, in India, in Egitto -, progetta, sperimenta, fotografa, ogni volta muovendosi, come fosse la prima, in una direzione irresistibilmente eccentrica. Per i numerosi cultori dell'ovvio e del programmatico viaggiare con lui può non essere facile: per tutti gli altri, è un'esperienza che non si dimentica.
EUR 11.25
La gamba sinistra
«La regola di vita di Mew il Fattore era di accaparrarsi tutto. Vivere per lui significava prendere, o meglio acquisire potere su tutto ciò che desiderava sino a farlo completamente suo.»\r\n\r\nFra i cantori del Male, di ogni epoca e lingua, un posto spetterebbe di diritto a T.F. Powys. Nessuno scrittore del Novecento è infatti riuscito a mostrare con la stessa infernale precisione dove il Male si annidi, per quali vie insospettabili agisca e quale effetto possa avere sugli uomini, così spesso ignari di porlo in atto. Come sempre Powys non ha bisogno di nominare il diavolo per farci avvertire la sua presenza: gli basta un dialogo smozzicato, un boccale di birra, l'odore del fieno. Ma forse mai come in questo breve romanzo la sua arte di narratore ha sfiorato la perfezione - con le sue accelerazioni improvvise, con i suoi giganteschi understatement e il suo humour di pece; con la sua capacità di muovere implacabilmente, e senza mai cedere al pathos, una ragnatela di personaggi nello spazio chiuso di un piccolo villaggio fuori dal tempo. E ancora oggi nella terribile concretezza di queste storie riconosciamo uno dei rari scrittori metafisici del Novecento.
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