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Conversazioni
In queste intense conversazioni radiofoniche del 1948, l'allora quarantenne Maurice Merleau-Ponty traccia, per un grande pubblico, le linee direttrici di gran parte del suo lavoro successivo: il mondo della percezione, l'arte, la politica, l'animalità, l'uomo, la follia. Con un linguaggio limpido e immediato viene qui tratteggiata l'esigenza indemandabile di un pensiero che ritorni alle cose stesse, a quel mondo accessibile ai sensi che in ogni istante incontriamo. Inizia così a delinearsi un modo di far filosofia che influenzerà profondamente il pensiero contemporaneo. Merleau-Ponty, con lucidità e forza, e al di là di ogni pensiero nostalgico, ci pone di fronte alla necessità di restituire al nostro tempo una verità adeguata e, per questo, ancora e per sempre da scoprire. Poiché, come egli scrive, «la verità è che il nostro problema consiste nel fare nel nostro tempo, e attraverso la nostra esperienza, quel che i classici hanno fatto nel loro».
EUR 12.35
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Il romitaggio della dimora illusoria
«Gli haikai sono fastidiosi, come erbe sul sentiero della vita» confidò Bash? a Inen. Sembra inoltre che talvolta si lasciasse sfuggire con i discepoli parole dileggianti gli haikai. Parole del tutto logiche in un uomo che aveva abbandonato il mondo e che considerava la vita un sogno incessante. Ma non v'è dubbio che nessuno si appassionò con altrettanto fervore a simili «erbe sul sentiero». Perciò potrebbe essere lecito domandarsi se tale affermazione non sia che un vezzo. Toh? racconta: «Il vecchio affermò che v'è sempre qualcosa da imparare. "Quando compongo non v'è spazio, neppure per un capello, tra me e il tavolino, e i pensieri fluiscono rapidi, non ho più dubbi. Ma quando mi allontano dal tavolino, non sono altro che cartacce" ammonì poi con severità. Proseguì dicendo che talvolta comporre era come tagliare un grosso albero. Bisognava essere capaci di colpire al limite dell'elsa con un fendente, come quando si spacca in due un melone. Come quando si affondano i denti in una pera». Con tale impeto si espresse Bash?, quasi stesse insegnando l'arte della spada. Non sono certamente, le sue, parole di un uomo che ha abbandonato il mondo e che...
Il giocatore di scacchi di Maelzel. Testo inglese a fronte
"Pubblicato per la prima volta nell'aprile del 1836 sul «Southern Literary Messenger», Il 'Giocatore di Scacchi di Maelzel' - in apparenza un nadir saggistico rispetto al Poe più genialmente visionario - si colloca in realtà nel cuore della riflessione estetica dello scrittore americano. [...] È l'acume per i dettagli, che consente a Poe di costruire perfette macchine narrative e di smontare insidiosi meccanismi come il Turco scacchista. Solo chi sa felicemente barare con le parole non può tollerare che vengano truccati i fatti, gli accadimenti materiali. Con logica stringente, Poe dimostra che l'automa ospita al proprio interno un essere umano in carne e ossa; l'incubo cibernetico di un campione artificiale della scacchiera (oggi nuovamente reale grazie ai prodigi computerizzati) viene provvisoriamente allontanato." (Dallo scritto di Roberto Barbolini)
EUR 12.35
La disumanizzazione dell'arte
«Isis Mirionima, cioè Iside dai diecimila nomi: così gli egiziani chiamavano la loro dea. Ogni realtà, in un certo senso, è come Iside. I suoi elementi, i suoi aspetti sono innumerevoli. Non è segno di audacia pretendere di definire una cosa, anche la più umile, con un certo numero di denominazioni? Sarebbe eccezionale se, fra gli infiniti discorsi che si fanno sull'arte, le cose dette da noi risultassero effettivamente osservazioni decisive. L'improbabilità aumenta quando si tratta di una realtà nascente, che inizia ora la sua traiettoria nel mondo. È assai probabile, quindi, che questo tentativo di descrivere l'arte nuova non contenga altro che errori».
EUR 12.35
Il concetto dell'angoscia
Il concetto dell'angoscia (1844), insieme a La malattia mortale, Aut-aut e Timore e tremore, è una delle opere capitali di Søren Kierkegaard (1813-1855). Come tutte le sue opere maggiori, anche questa viene pubblicata con uno pseudonimo: Vigilius Haufniensis; ossia "colui che vigila ad Haufnia", l'antico nome di Copenaghen. Per Kierkegaard nell'esistenza umana nulla è necessario: tutto è possibile. Ma proprio l'infinità e l'indeterminatezza delle possibilità fanno sentire all'uomo la sua impotenza. Si manifesta così l'angoscia, in cui l'esistenza si rivela come possibilità, come rischio dello scacco, del fallimento, dell'insignificanza totale, del nulla. L'angoscia accompagna costantemente l'esistenza dell'uomo, vi è essenzialmente connessa, ed è la prima tappa nel lungo e drammatico cammino verso la scelta religiosa, come incertezza angosciosa e sublime vissuta nel rapporto decisivo del singolo con Dio.
EUR 19.95
Alcesti-Il Ciclope. Testo greco a fronte
Nel presentare questi due capolavori, da lui magistralmente tradotti, del terzo sommo tragico greco, Camillo Sbarbaro scrive: «Con Euripide si verifica nella tragedia greca una violenta frattura. L'intreccio, quasi assente in Eschilo e lineare in Sofocle, si complica in Euripide da far nascere la necessità d'un prologo che illumini il pubblico sull'antefatto e si aggroviglia al punto da richiedere, per sbrogliarlo, l'intervento della divinità. Dell'unità, monolitica nei primi due, prende il posto la varietà; per tener desta l'attenzione, al sublime e all'eroico Euripide alterna abilmente il plebeo; al patetico, il comico. A turbare definitivamente la severa linea classica, fa la sua comparsa un acceso romanticismo e la cavillosa discussione sofistica; e s'inaugura l'uso e l'abuso di tutti gli espedienti teatrali (colpi di scena, riconoscimenti eccetera) che passeranno poi in eredità alla commedia nuova».
EUR 18.05
La felicità domestica
Questo breve romanzo, scritto nel 1859 da Lev Tolstoj (1828-1910), uno dei più grandi narratori di tutti i tempi, è forse quello in cui l'autore si svela con maggiore sincerità, con maggior abbandono. Tema de "La felicità domestica" è la ricerca dell'amore. Tutto, persino il paesaggio, esprime questo anelito, questa tensione insopprimibile, quest'ansia che è al tempo stesso ricerca di felicità e desiderio di assoluto, di ricongiungimento con il tutto e con Dio. «Questa immagine dell'amore che si cerca» scrive il traduttore Clemente Rebora «ha riverberi d'esperienza attuale, e balena insieme di anticipazioni perenni». Con uno scritto di Boris Ejchenbaum.
EUR 19.00
Il pensiero del fuori
"Il pensiero del fuori è il controcanto di Le parole e le cose. Se nel secondo di questi libri, infatti, Foucault analizzava, in modo mirabile, le strutture che permisero l'instaurarsi di un mondo tendente a definire, catalogare, ordinare, stabilire limiti, confini, mappature, nella più snella, ma non meno pregnante, riflessione/confronto con la scrittura di Maurice Blanchot, egli cerca di cogliere come le pratiche del discorso siano mutate e come le parole e le cose abbiano assunto un nuovo senso. Ciò che è mutato è il rapporto alla libertà. [...] Si tratta dunque di scrivere la libertà, di far sì che nella scrittura sia la libertà stessa a scrivere o, detto in altri termini, che la scrittura sia un atto di libertà e di liberazione. E Foucault, parlando dell'esperienza del fuori, indica esattamente una possibilità di svolta per il soggetto e per la sua liberazione." (Dallo scritto di Federico Ferrari)
EUR 11.88
Racconti
Offrire al pubblico una nuova edizione dei Racconti di Kafka potrebbe apparire superfluo, se non fosse curata, come quella che presentiamo, da un traduttore di eccezione: Giorgio Zampa. Che dire dei racconti di Kafka che non sia già stato detto nella sterminata bibliografia che li riguarda? I personaggi di Kafka, colpiti improvvisamente dalla rivelazione di una colpa apparentemente sconosciuta, subiscono il giudizio e la condanna di potenze oscure e invincibili, che li escludono per sempre da un'esistenza libera e felice. Molteplici e contrastanti sono state le interpretazioni dell'opera di Kafka, ma in ogni caso essa va considerata come una delle più profonde espressioni artistiche della situazione esistenziale dell'uomo.
EUR 15.75
La duplice fiamma. Amore ed erotismo
Simile a uno stemma araldico, la duplice fiamma rossa e azzurra nel cui segno questo libro è stato concepito e scritto è quella dell'erotismo e dell'amore. L'ambizioso progetto di questo grande poeta, sensuale e visionario, raggiunge nella Duplice fiamma esiti felicissimi: un testo non meno capitale de L'amore e l'Occidente di Denis de Rougemont, con cui Paz dialoga a distanza e rispettosamente polemizza. Con straordinaria capacità di analisi e di sintesi, l'autore ripercorre tutta la tradizione occidentale, dai greci fino ai nostri giorni, seguendo le evoluzioni e le metamorfosi dei concetti di amore e di erotismo quali sono stati espressi dalla nostra cultura e, soprattutto, dalla nostra letteratura - non senza raffrontarli, tuttavia, al pensiero orientale. Mistici e libertini, Catullo e Saffo, Dante e Sade, Proust e i trovatori, Stendhal e Breton non sono che alcuni degli innumerevoli personaggi che attraversano la scena di questo immenso teatro dell'eros. D'altronde, come osserva giustamente Paz, «una delle funzioni della letteratura è quella di rappresentare le passioni; la presenza costante del tema amoroso nella nostra storia letteraria dimostra che l'amore è sempre stato una passione centrale in Occidente».
EUR 20.90
I grandi cimiteri sotto la luna
«La tragedia spagnola è un carnaio. Tutti gli errori di cui l'Europa sta mortalmente soffrendo, e che si sforza di vomitare tra spaventose convulsioni, vengono a raccogliersi e a imputridire qui. Impossibile allungare la mano senza rischio di setticemia. Di volta in volta, si vedono affiorare alla superficie del pus ribollente visi un tempo, ahimè, familiari, ora quasi irriconoscibili, che, appena uno cerca di fissarli, si dileguano e si sciolgono come ceri. Sinceramente, non ritengo utile tirar fuori di là nessuno di questi cadaveri. Per disinfettare una simile cloaca - immagine di quel che sarà domani il mondo - occorrerebbe prima agire sulle cause della fermentazione. [...] La guerra di Spagna è un carnaio. È il carnaio dei princìpi veri e falsi, delle buone e delle cattive intenzioni. Però, una volta cotti tutti insieme nel sangue e nel fango, vedrete che cosa saranno diventati, vedrete che zuppa fradicia. Se c'è uno spettacolo compassionevole, è quello dei tanti disgraziati, accovacciati da mesi intorno al calderone della strega, che assaggiano con la forchetta, ognuno vantando il proprio pezzo: repubblicani, democratici, fascisti o antifascisti, clericali e anticlericali, povera gente, poveri diavoli. Alla vostra salute!». Con una...
Le foreste del Maine. Chesuncook
«Anticamente i re inglesi consideravano le foreste indispensabili per i loro svaghi e per la caccia, e talvolta distruggevano i villaggi per accrescere l'estensione di quelle esistenti o per crearne di nuove; io penso che fossero animati da un autentico istinto vitale. Perché non dovrebbe esser così anche per noi, che abbiamo rinunciato all'autorità del re, che abbiamo le nostre risorse nazionali, dove non è necessario distruggere villaggi, dove possono sopravvivere l'orso e la pantera e persino qualche esemplare della razza dei cacciatori, senza essere "civilmente" cancellati dalla faccia della terra? Perché allora non difendiamo le nostre foreste, non solo per far divertire il re, ma per salvare, lui, il re, il signore della creazione, - non per lo svago o per il cibo, ma per lo spirito e per la sua autentica rigenerazione? O vogliamo, da stolti, dissodarle tutte distruggendo il nostro stesso territorio?».
EUR 13.30
La vagabonda
Colette, pseudonimo di Sidonie-Gabrielle Colette (1873-1954), è stata una scrittrice e attrice teatrale francese e una delle grandi protagoniste della sua epoca. La sua vita e la sua opera letteraria danno testimonianza del suo essere una donna libera, anticonformista ed emancipata. Fu una vita, la sua, scrive Anna Banti, l'eccezionale traduttrice de "La vagabonda" «ricchissima di esperienze che, mentre confermavano nei critici suoi contemporanei una fama di esibizionistica spregiudicatezza, favorirono una sua ascesa non solo letteraria e poetica, ma saggiamente, lucidamente morale». E Colette sembra rispecchiarsi in Renée Neré, la protagonista de "La vagabonda", «gioiello di romanzo breve, che più che un romanzo d'amore è la celebrazione della rinunzia all'uomo», al matrimonio, alla sicurezza, al calore di un focolare domestico, in nome di una libertà insopprimibile. La scelta di Renée, certo, è dolorosa e la sua virtù è crudele, «oserei dire una virtù giansenista».
EUR 20.90
Oracolo manuale e arte di prudenza
«La stoltezza ha ormai invaso il mondo, e se è rimasta un po' di saggezza, anch'essa è stoltezza, paragonata alla sapienza celeste. Ma più sciocco di tutti è colui che non ritiene d'esserlo e che considera sciocchi tutti gli altri. Il vero sapiente è colui che sa di non sapere; e cieco è colui che non s'accorge che anche gli altri vedono. Ma pur essendo il mondo popolato di sciocchi, non c'è nessuno che si creda tale o abbia almeno il sospetto di esserlo».
EUR 19.00
De profundis
Oscar Wilde (1854-1900) è uno degli scrittori più amati e discussi dell'Ottocento. La sua prosa spregiudicata ha dato alla luce capolavori come "Il ritratto di Dorian Gray" e "L'importanza di chiamarsi Ernesto". Il "De Profundis" (1897) è fra le ultime opere del grande autore irlandese. Composta in parte durante la detenzione nel carcere di Reading - dove era rinchiuso per essersi «macchiato» del reato di sodomia - si presenta in forma di lettera indirizzata al giovane amante Alfred Douglas. Wilde vi appare affascinante ribelle, spirito eccentrico e contraddittorio, come sempre fu, ma ormai fiaccato nell'animo e sofferente per la sua condizione di uomo condannato dalla società puritana e di artista incompreso e isolato dal resto del mondo.
EUR 20.90
Trattato sull'emendazione dell'intelletto
«Dopo che l'esperienza mi ebbe insegnato» così Spinoza apre il Trattato sull'emendazione dell'intelletto «che tutto ciò che spesso ci si presenta nella vita comune è vano e futile - e vedendo come tutto ciò che temevo direttamente o indirettamente non aveva in sé niente di buono né di cattivo se non in quanto l'animo ne veniva commosso, decisi infine di ricercare se ci fosse qualcosa di veramente buono e capace di comunicarsi e da cui solo, respinti tutti gli altri falsi beni, l'animo potesse venire affetto; meglio ancora, se ci fosse qualcosa tale che, trovatolo ed acquisitolo, potessi godere in eterno di continua e grandissima felicità». I tre scritti che qui presentiamo sono le prime tappe di questa grandiosa ricerca di Spinoza, ispirata dall'«amore per una cosa eterna e infinita che nutre l'animo di sola letizia, priva di ogni tristezza». Due di essi furono editi dallo stesso Spinoza: i Princìpi della filosofia cartesiana vennero infatti pubblicati ad Amsterdam nel 1663, in un volume del quale facevano parte anche i Pensieri metafisici, presentati come appendice dello scritto precedente. Fu questa l'unica pubblicazione che uscì sotto il nome di Spinoza durante la vita dell'autore. L'altra...
L' eroe
«Quanto illustre ti voglio! M'accingo a formare con un libro nano un uomo gigante, e con brevi periodi immortali imprese. Creare un uomo superiore è miracolosa perfezione; e poiché costui non sarà sovrano per natura ma per le sue doti, questo è un pregio. [...] Avrai qui non una ragione politica né una ragione economica, ma una ragion di stato di te medesimo, una bussola per navigare verso l'eccellenza, un'arte di essere illustre con poche regole di saggezza».
EUR 12.35
Feste galanti-La buona canzone
Il segreto delle "Feste galanti", che Paul Verlaine pubblicò venticinquenne nel 1869, prima che nascesse la travolgente amicizia con Rimbaud, risiede nel sapiente equilibrio tra spontaneità e artificio, tra libero gioco e incantesimo, tra naturalezza elegante e ricerca di effetti sorprendenti. «È forse questo il libro maggiore di Verlaine, certamente quello che più degli altri apre il Moderno» scrive il poeta Cesare Viviani, che ha curato e magistralmente tradotto questa edizione. «La costruzione del gioco d'amore, il compimento del rituale - l'immersione nei particolari (trucco, vestiti, oggetti), nelle mosse, nelle tappe del percorso allusivo, il risalto vivido della scena, il montaggio trasparente e serrato dei dialoghi, dove ogni battuta scandisce una manovra necessaria del corteggiamento - ogni cosa propone quell'attenzione, settecentesca, alla composizione, al rispetto del dato e del reperto, dove il codificato moltiplica vertiginosamente le sue valenze». E, nella "Buona Canzone", l'incanto sospeso delle "Feste" cede all'accensione e ai turbamenti dell'amore, al «dolce male che si patisce amando».
EUR 18.05
L' agonia del cristianesimo
"Scrissi questo libro a Parigi, trovandomi esiliato, rifugiato in tale città, sul finire del 1924, in piena dittatura pretoriana e cesariana spagnola e in un singolare stato d'animo, preda di una vera febbre spirituale e di un'angosciosa attesa. Qualcuno potrà dire che quest'opera manca di rigore compositivo propriamente detto. Di architettura, forse; di vita nella composizione, credo di no. La scrissi, dicevo, quasi febbrilmente, versando in essa, oltre ai pensieri e ai sentimenti che da anni - e tanti! - venivano arandomi l'anima, quelli che mi tormentavano a causa delle disgrazie della mia patria e quelli che nascevano dalle mie occasionali letture del momento. 'L'agonia del cristianesimo' riproduce in forma più concreta, e, per quanto improvvisata, più densa e più passionale, molto di ciò che avevo esposto in 'Del sentimento tragico della vita'. E ancora mi rimane il desiderio di tornarci sopra e di sviluppare ulteriormente il mio pensiero. È ciò che dissero facesse san Lorenzo via via che si andava abbrustolendo sulla graticola del suo martirio." (Dal prologo all'edizione spagnola del 1931)
EUR 18.05
Céline e l'attualità letteraria 1932-1957
«Sono chiuso dentro una macchina, io, senza che nessuno mi abbia detto dove va. Ma lei è fuori. La vede guizzare, la macchina. È informato meglio di me sulla direzione che prende, posto che ci sia una direzione». Così si esprimeva Céline, durante un'intervista rilasciata nell'ottobre del 1933. Appena un anno era trascorso dall'apparizione, emozionante e minacciosa, di 'Viaggio al termine della notte', e Céline era ormai un personaggio pubblico, il misterioso dottore dagli occhi bellissimi e azzurri, dal passato avventuroso e inquietante, che aveva lanciato, come scrisse il critico letterario del «Berliner Tageblatt», «una bomba contro l'intero edificio della nostra umanità». Le pagine qui riunite, nate dalla sollecitazione degli eventi contemporanei, consentono di seguire il movimento dei pensieri, dei sentimenti, dei furori di Céline fra gli anni dell'esordio e la fine dei Cinquanta, con in mezzo la terribile esperienza della guerra, della prigionia e dell'esilio: non solo interviste, ma anche interventi polemici, lettere, presentazioni, conferenze che illuminano, in un sorprendente confronto, le opere maggiori, dai bellissimi romanzi agli spregiudicati e ossessivi pamphlets, di uno dei più significativi e più discussi scrittori del nostro secolo. Testi riuniti da Jean-Pierre Dauphin E Henri Godard.
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